In questo articolo esploreremo nel dettaglio la vita e l'opera di Virginio Puecher, un personaggio che ha lasciato un segno indelebile nella storia. Dai suoi primi anni di vita ai suoi successi più importanti, approfondiremo la sua carriera per comprendere il suo impatto in vari ambiti. Attraverso interviste, analisi e testimonianze scopriremo gli aspetti più rilevanti di Virginio Puecher e come la sua eredità continui ad essere attuale oggi. Inoltre, esamineremo l'influenza di Virginio Puecher sulla società contemporanea e la sua rilevanza per le generazioni future.
Secondogenito del notaio Giorgio e di Annamaria Gianelli. Il padre, nativo di Como, era di famiglia nobile trentina. Suo fratello maggiore era Giancarlo Puecher, partigiano, arrestato e fucilato a fine 1943 dai miliziani della Repubblica di Salò. A seguito della condanna a morte del fratello Giancarlo, Virginio interruppe gli studi liceali e si rifugiò in Svizzera, mentre il padre venne arrestato e internato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morì il 7 aprile 1945.
Nell’immediato dopoguerra riprese gli studi e si laureò in Filosofia. Nel 1947 sostenne l’esame di ammissione all’Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma. Sebbene non accettato, Orazio Costa lo presentò a Giorgio Strehler, che gli consentì di iniziare l’apprendistato teatrale presso l’appena costituito Piccolo Teatro di Milano. Dalla stagione 1947-1948 partecipò a vari allestimenti del Piccolo Teatro: come comparsa, come assistente di palcoscenico e anche come assistente alla regia sia di Giorgio Strehler che di registi ospiti (Orazio Costa, Renato Simoni).
Nel 1951 Virginio Puecher si trasferì a Roma per un impiego presso la Rai come redattore delle trasmissioni culturali della radio e di critico teatrale per il Radiocorriere TV.
Nel 1954 curò, con Barbara Perfilief, una nuova traduzione de Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, che andò in scena, per la regia di Giorgio Strehler, al Piccolo Teatro di Milano a partire dal 13 gennaio 1955. Dalla successiva stagione 1955-1956 tornò al Piccolo Teatro con la qualifica di assistente alla regia di Giorgio Strehler. La prima produzione a cui Puecher collaborò fu El nost Milan di Carlo Bertolazzi, in scena dal 3 dicembre 1955.
L'8 febbraio 1957 debuttò come regista con I vincitori di Pompeo Bettini, tradotto in milanese da Ettore Albini con il titolo La guèra. Lo spettacolo proseguiva il discorso di recupero del teatro dialettale milanese voluto da Giorgio Strehler.[1] Per la stessa tematica Puecher allestì nel 1960, per la compagnia Stabile del Teatro Milanese, Il focolare domestico di Carlo Bertolazzi e, per il Piccolo Teatro, L’ereditaa del Felis di Luigi Illica, premio Internazionale Luigi Illica 1963.
Nel 1964 Puecher presentò L’annaspo di Raffaele Orlando, un omaggio all’amico drammaturgo morto a soli 33 anni.[4]
Il 30 novembre 1964, al Piccolo Teatro di Milano, andò in scena la prima di Sul caso J. Robert Oppenheimer, prima esperienza in Italia di regia collettiva: «dialoghi (…) adattati per il teatro da Heinar Kipphardt; traduzione e riduzione di Gigi Lunari; scene filmate di Cioni Carpi; dispositivo scenico di Luciano Damiani; musiche di Fiorenzo Carpi; regia di Virginio Puecher e Fulvio Tolusso; supervisione di Giorgio Strehler.»[5] Interpreti principali: Renato De Carmine, Luciano Alberici, Ottavio Fanfani, Franco Graziosi, Ugo Bologna, Mario Mariani, Corrado Nardi, Antonio Meschini. Si trattava dell’adattamento scenico dell'inchiesta nei confronti di Robert Oppenheimer, considerato il padre della bomba atomica, nell’era del maccartismo e che, come Vita di Galileo di Bertolt Brecht messo in scena da Strehler nell'aprile 1963 (infatti vennero utilizzate le stesse scene[6]), ha per tema «il dilemma della scienza combattuta tra il desiderio di sapere e lo scrupolo morale di acconsentire o di non opporsi all’uso indiscriminato delle sue scoperte.» (dal Programma di sala).
Nel 1965 curò, ancora per il Piccolo Teatro, la regia de La lanzichenecca di Vincenzo Di Mattia, premio IDI 1964, con Arnoldo Foà e Ilaria Occhini.[7]
Patria artificiale. Ricerca drammatica su Carlo Cattaneo, condotta da Virginio Puecher, Pier Aldo Rovatti e Roberto Pallavicini, 10 e 14 novembre 1969.[10]