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Renato Pozzetto (a destra) con il suo storico compagno artistico Cochi Ponzoni nel 2020
Annoverato tra i capiscuola del cabaret lombardo, la sua particolare forma di umorismo, caratterizzata da una vena surreale, lo ha reso uno dei protagonisti più noti e apprezzati della comicità italiana.[2]
Biografia
Renato Pozzetto nasce il 14 luglio 1940 a Milano,[1] da Armando Pozzetto, padovano, e Clementina Prospero, svizzera di Malvaglia, nel Canton Ticino.[3] Terzo di quattro figli, trascorre inizialmente l'infanzia a Gemonio. Durante la sua permanenza a Gemonio avrà modo di conoscere e frequentare quella che poi sarà la sua spalla comica, Aurelio Ponzoni detto Cochi, anch'egli sfollato a Gemonio. In seguito la famiglia si trasferisce a Milano, dove Pozzetto, dopo aver studiato all'istituto tecnico per geometri "Carlo Cattaneo", matura le sue prime importanti esperienze nell'ambiente del cabaret.[4]
Anni sessanta e settanta
Nel 1964 forma il duo comico Cochi e Renato con Aurelio Ponzoni, che esordisce all'osteria dell'Oca a Milano. Si esibiscono al "Cab 64", che apre nel 1964, costituendosi con Enzo Jannacci, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo ne "Il Gruppo Motore", per poi approdare al Derby di Milano. Da quel momento il duo è conosciuto col nome di "Cochi e Renato".
Nello stesso periodo incidono diverse canzoni di successo, grazie alla collaborazione con Enzo Jannacci, in particolare La gallina, Canzone intelligente e soprattutto E la vita, la vita. A partire dalla metà degli anni settanta, Renato Pozzetto prosegue la carriera da solo, esordendo nel cinema in Per amare Ofelia (1974): già questa pellicola gli permette di esprimere la sua recitazione straniante, basata sulla mimica, che gli assicura una grande popolarità; i personaggi delle sceneggiature cinematografiche successive coniugano il suo umorismo surreale e originale con situazioni e ambientazioni tipiche della commedia all'italiana. Pilota automobilistico dilettante, coglie la vittoria di classe al Giro automobilistico d'Italia del 1978, alternandosi al volante di una Fiat Ritmo con Riccardo Patrese,[5] classificandosi al quinto posto tra i camion alla Parigi-Dakar del 1987.
Anni ottanta e novanta
Il picco della carriera cinematografica dell'attore milanese si ottiene negli anni ottanta, nel cui periodo interpreta numerosi film (cinque dei quali anche diretti) lavorando insieme a molti attori del panorama italiano, tra i quali Adriano Celentano, Ornella Muti, Massimo Boldi, Carlo Verdone, Diego Abatantuono e Paolo Villaggio. Il successo prosegue costantemente fino alla metà degli anni novanta, in cui lo stesso Renato si ferma a causa di un calo di popolarità.
Anni duemila-duemilaventi
Dal 2000 è tornato a esibirsi in coppia con Cochi Ponzoni in vari spettacoli teatrali e televisivi, mentre nel biennio 2009-2010 è protagonista della campagna radiotelevisiva del Governo contro il fumo, dal titolo: "Il fumo uccide: difenditi!".[6] Nel 2013 torna ad avere un ruolo da protagonista nella fiction Casa e bottega. Pozzetto, nel 2016, porta in teatro un cine cabaret, dove è un one man show nello spettacolo, senza Cochi, Siccome l'altro è impegnato.[7] Ha partecipato in qualità di ospite, seppur non annunciato, alla serata finale del Festival di Sanremo 2019 con il gruppo Lo Stato Sociale, cantando a cappella il brano E la vita, la vita appena fuori dall'entrata dell'Ariston.[8] Nel 2021 interpreta Giuseppe Sgarbi in Lei mi parla ancora di Pupi Avati, ricevendo la candidatura per il David di Donatello.[9]
Vita privata
Sposato dal 1967 con Brunella Gubler, di cui è rimasto vedovo il 21 dicembre 2009,[10] da lei ha avuto i figli Giacomo e Francesca.
«Con Cochi vi siete conosciuti da piccoli
«Siamo nati tutti e due a Milano nello stesso quartiere e tutti e due, fatalmente, siamo stati sfollati durante la guerra a Gemonio. Nel 1942 una bomba ha beccato in pieno il palazzo dove abitavo e sono rimasto senza casa. A Cochi sua mamma aveva comperato una chitarra, suonavamo le canzoni che sentivamo alla radio».»