In questo articolo affronteremo il tema Elymus, argomento di grande attualità e interesse oggi. Elymus ha catturato l'attenzione degli esperti e del grande pubblico per il suo impatto su vari ambiti della società. In questa direzione verranno esaminati diversi aspetti legati a Elymus, dalla sua origine ed evoluzione, alle sue implicazioni nel mondo contemporaneo. Verranno inoltre analizzate le opinioni e le posizioni degli specialisti in materia, nonché le possibili soluzioni o misure da adottare in merito a tale questione. Senza dubbio Elymus è un argomento che non lascia indifferente nessuno, per questo è fondamentale approfondirne lo studio e la comprensione per ottenere una visione più completa e chiarificatrice.
Elymus L., 1753 è un genere di piante angiosperme monocotiledoni appartenente alla famiglia delle Poacee (o Gramineae, nom. cons.).[1][2]
Il nome del genere deriva da un antico nome greco (elymos o élumos) per un cereale non identificato.[3][4]
Il nome scientifico è stato definito da Linneo (1707 – 1778), biologo svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum" (Sp. Pl. 1: 83 - 1753)[5] del 1753.[2]
Queste piante arrivano ad una altezza di 150 cm. La forma biologica di queste piante è geofita rizomatosa (G rhiz), ossia sono piante perenni erbacee di breve durata che portano le gemme in posizione sotterranea; durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei come bulbi, tuberi e rizomi, fusti sotterranei dai quali, ogni anno, si dipartono radici e fusti aerei. Un'altra forma biologica è emicriptofita cespitosa (H caesp). Sono presenti anche specie stolonifere.[6][7][8][9][10][11][12]
Le radici quasi sempre sono fascicolate di tipo avventizio.
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, di tipo racemoso terminale (un racemo per infiorescenza), hanno la forma di una spiga eretta, densa e grossa formata da alcune spighette (da 1 a 5 per nodo). Le spighette sono sessili e in genere disposte di lato al rachide (il racemo bilaterale). Gli internodi del rachide sono più brevi delle spighette. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli (o a due ranghi[13]), anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale.
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente con forme da ellittiche a oblunghe, sottese da due brattee distiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da una decina (fino a 12) di fiori fertili disposti in modo opposto. Possono essere presenti dei fiori sterili o ridotti; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto ogni fiore fertile; oppure può cadere l'intera spighetta.
I fiori fertili sono attinomorfi formati da 3 verticilli: perianzio ridotto, androceo e gineceo.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme da ovate a oblunghe, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è lungo 1/3 della lunghezza del frutto ed è provvisto di epiblasto; ha inoltre un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. L'endosperma è farinoso.
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.
La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[14]
La distribuzione delle specie del genere è relativa alle regioni temperate soprattutto settentrionali di tutto il mondo.
Delle specie spontanee della flora italiana solo 2 vivono sull'arco alpino. La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione delle specie alpine[15].
Specie | Comunità vegetali |
Piani vegetazionali |
Substrato | pH | Livello trofico | H2O | Ambiente | Zona alpina |
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Elymus caninus | 14 | subalpino montano collinare |
Ca - Si | basico | alto | umido | B3 B5 B6 G5 I2 | tutto l'arco alpino |
Elymus repens | 5 | montano collinare |
Ca - Si | neutro | alto | medio | B1 B2 B5 F3 | tutto l'arco alpino |
Substrato: con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili). |
La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[9][16]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Elymus fa parte della sottofamiglia Pooideae, tribù Hordeeae.[6][7]
Il genere comprende circa 170 specie.[1]
Per meglio comprendere ed individuare le varie specie del genere (solamente per le specie spontanee della flora italiana) l’elenco seguente utilizza in parte il sistema delle chiavi analitiche (vengono cioè indicate solamente quelle caratteristiche utili a distingue una specie dall'altra). Nella "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti tutte queste specie sono descritte nel genere Agropyron.[8].
Il genere Elymus fa parte della tribù Hordeeae (supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982). La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Bromeae e Hordeeae. All'interno della supertribù, la tribù Hordeeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Bromeae.[17]
Il genere Elymus comprende solamente piante poliploidi con i genomi designati "H, Ns, P, S, St, StY, Y, e Xm". Inoltre Elymus è stato soggetto ad una "evoluzione reticolata"[18] per fenomeni di ibridazione, o per il trasferimento orizzontale di geni ma anche per l’endosimbiosi.[6]
La posizione tassonomica delle specie di questo gruppo non si presenta omogenea rispetto ai vari botanici; questo a causa della poliploidia delle sue specie. Alcune specie di Elymus sono descritte all'interno del genere Agropyron.[8] Altre checklist dividono le specie tra Elymus e il genere Elytrigia Desv.. Altri generi collegati più o meno a Elymus sono Roegneria K.Koch, Pseudoroegneria (Nevski) Á.Löve e Pascopyrum Á.Löve (si veda anche il paragrafo "Sinonimi").[6][12]
I numeri cromosomici delle specie di questo gruppo sono: 2n = 28, 42 e 56.[6]
Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[11]
Controllo di autorità | J9U (EN, HE) 987007530052105171 |
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