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Visnù[1][2] (è usato anche l'adattamento parziale Visnu[3]; devanagari: विष्णु, Viṣṇu; adattato con grafia inglese in Vishnu) è una divinità maschile vedica che, nei secoli appena precedenti la nostra era, assorbì altre figure divine come Puruṣa, Prajāpati, Nārāyaṇa e Kṛṣṇa, acquisendo, nella tradizione epica del Mahābhārata, la figura divina protettrice del mondo e del Dharma e, nella letteratura religiosa post-epica, la volontà di intervenire per proteggere i suoi devoti. Assorbendo l'antico culto di Vasudeva divenne uno dei culti principali dell'induismo conosciuto come visnuismo[4] (o vaisnavismo[5], dall'aggettivo sanscrito vaiṣṇava, "devoto a Visnù").
Visnù è un deva poco menzionato nel più antico dei Veda, il Ṛgveda, ciononostante fu considerato fin dall'inizio più importante di quanto non apparisse[6].
Nel Ṛgveda Visnù è il deva che compie i tre passi per delimitare l'intero universo dove si collocano tutti gli esseri:
Tale caratteristica risiede anche nel suo nome, Visnù, che indica la "pervasività". Il passo più alto di Visnù è nel cielo, luogo non comprensibile da ciò che è mortale. La sua natura celestiale, e quindi non mondana, è resa dal caratteristico colore della pelle azzurro intenso con cui, successivamente, questa divinità verrà raffigurata e che indica lo spazio etereo[7].
Nei Brāhmaṇa con Visnù si indica lo stesso sacrificio e nel Śatapatha Brāhmaṇa viene descritto il rito del viṣṇukramá ("Il passo di Visnù").
Tre passi deve fare infatti l'adhvaryu tra lo spazio della vedi e lo āhavanīya per compiere lo yajña vedico, così come fece Visnù quando generò lo "spazio" cosmico.
Visnù è quindi localizzato nello stesso palo collocato al centro dello spazio sacrificale come asse cosmico che unisce il cielo dei Deva con la terra degli uomini consentendo loro di comunicare: i primi elargendo beatitudini, i secondi inviando doni e suppliche[8].
Nelle rappresentazioni artistiche e devozionali dell'induismo Visnù indossa spesso una corona (kirīṭa mukuṭa, corona regale che lo individua come Cakravartin, "Signore dei mondi"); con le quattro braccia regge i suoi attributi: il disco o ruota (chakra) nel duplice significato di "ruota" solare o del carro celeste che trasporta la divinità solare e di "disco" inteso come arma da lancio (chakram) e quindi con il significato di potere e protezione, esso ha il nome di Sudarśana ("Bello da vedere"); la mazza (gadā) che ha il nome di Kaumodakī, l'arma con cui Visnù uccise il demone Gadaa, essa simboleggia anche il potere del tempo che tutto distrugge; la conchiglia (śaṅka, il tritone lucido) è anch'essa un'arma in quanto soffiandoci dentro procura un suono che atterrisce i demoni e li fa fuggire, il nome della śaṅka di Visnù è Pāñcajanya dal demone a cui la strappò Pāñcajana ("Cinque elementi"); il fiore di loto (padma) simbolo della divinità solare.
Come altre divinità indù, Visnù conserva diversi altri nomi e appellativi tradizionalmente elencati nel Viṣṇusahasranāma ("I mille nomi di Visnù"), contenuto all'interno del Mahābhārata. In questo elenco Visnù è celebrato come il Dio Supremo.
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