In questo articolo esploreremo l'impatto di Siria su vari aspetti della società odierna. Dalla sua influenza in campo culturale al suo impatto sull’economia globale, Siria è diventato oggi un argomento di grande attualità. In queste pagine analizzeremo le diverse prospettive esistenti su Siria, nonché le sfide e le opportunità che pone per il futuro. Attraverso un approccio multidisciplinare, miriamo a offrire una visione completa di Siria e del suo ruolo nel mondo moderno.
Siria | |
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(AR) وحدة ، حرية ، اشتراكية
(Waḥda, Ḥurriyya, Ishtirākiyya) (IT) Unità, Libertà, Socialismo | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica Araba di Siria |
Nome ufficiale | الجمهوريّة العربيّة السّوريّة Al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya |
Lingue ufficiali | arabo |
Altre lingue | curdo, turco, armeno, aramaico, cabardo, adighè |
Capitale | Damasco (2.503.000 ab. / 2022) |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica semipresidenziale socialista araba monopartitica basata sui principi del ba'thismo |
Presidente | Baššār al-Asad |
Primo ministro | Hussein Arnous |
Indipendenza | Dalla Francia il 1º gennaio 1946 |
Ingresso nell'ONU | Dal 24 ottobre 19451 |
Superficie | |
Totale | 185 180 km² (86º) |
% delle acque | 0,06% |
Popolazione | |
Totale | 22 933 531[1] ab. (2023) (60º) |
Densità | 118 ab./km² |
Tasso di crescita | 6,39% (2023) |
Nome degli abitanti | siriani[2] |
Geografia | |
Continente | Asia |
Confini | Turchia, Iraq, Giordania, Israele e Libano |
Fuso orario | UTC+2 |
Economia | |
Valuta | lira siriana |
PIL (nominale) | 21 450[3] milioni di $ (2018) (167º) |
PIL pro capite (nominale) | 2 900 $ (2015) |
PIL (PPA) | 106 890 milioni di $ (2010) (68º) |
ISU (2021) | 0,577 (medio) (149º) |
Fecondità | 2,7 (2020)[4] |
Varie | |
Codici ISO 3166 | SY, SYR, 760 |
TLD | .sy, سوريا. |
Prefisso tel. | +963 |
Sigla autom. | SYR |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | Ḥumāt al-Diyār |
Festa nazionale | 17 aprile (Giorno dell'indipendenza) |
1 è uno dei 51 Stati che nel 1945 diedero vita all'ONU. Membro della Lega Araba dal 1945 | |
Evoluzione storica | |
Stato precedente | Mandato francese della Siria |
La Siria (in arabo سوريا?, Sūriya), ufficialmente Repubblica Araba di Siria[2] (in arabo الجمهورية العربية السورية?, al-Jumhūriyya al-ʿArabiyya al-Sūriyya), è uno Stato del Medio Oriente affacciato al mar Mediterraneo. Confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania e a ovest con Israele e Libano. La capitale è Damasco.
Morfologicamente eterogeneo, il territorio siriano è attraversato da fertili pianure, alti rilievi montuosi e deserti. La lingua ufficiale è quella araba. La popolazione è per la grande maggioranza costituita da arabi, mentre i curdi, i turcomanni, gli armeni, i circassi e gli assiri costituiscono significative minoranze. L'islam in Siria rappresenta la religione maggioritaria ed è scisso in varie correnti, tra le quali i sunniti sono il gruppo principale, seguiti dagli alauiti, dai duodecimani e dagli ismailiti, oltre che dai drusi. Un decimo della popolazione è costituito da cristiani, prevalentemente greco-ortodossi, melchiti e siro-ortodossi. La Siria è una repubblica semipresidenziale guidata dal Partito Ba'th.
Storicamente per "Siria" ci si riferiva all'omonima regione storica, che coincide con il Levante. La Siria vide sorgere sul suo territorio numerosi regni e civiltà, tra i quali la civiltà eblaita. Damasco fu sede del califfato omayyade e capitale provinciale del sultanato mamelucco. Il territorio siriano fu poi inglobato nell'Impero ottomano e per un periodo breve nel mandato francese.
Lo Stato siriano moderno venne fondato nel 1945, quando la Repubblica di Siria divenne membro fondatore delle Nazioni Unite. Tra il 1958 e il 1961 la Siria fece parte insieme all'Egitto della Repubblica Araba Unita. A partire dal 1963 il partito Ba'th mantenne il potere e dal 1970 la presidenza venne mantenuta dalla famiglia al-Asad. L'attuale presidente della Siria è Bashar al-Asad, che dovette affrontare a partire dal 2011 la guerra civile siriana, che ha generato una grave crisi politica e umanitaria. Parte del territorio siriano è oggi controllato dall'Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est e da varie forze dell'opposizione siriana.
Diverse fonti indicano che il nome Siria derivi dal termine Luvio "Sura/i" dell'VIII secolo a.C. derivato dal greco antico: Σύριοι, Sýrioi o Σύροι, Sýroi, entrambi originariamente derivati da Aššūrāyu (Assiria) nella Mesopotamia settentrionale.[5][6] Tuttavia, dall'Impero seleucide (323-150 a.C.), questo termine fu applicato anche al Levante, e da questo punto i Greci applicarono il termine senza distinzioni tra gli Assiri di Mesopotamia e gli Aramei del Levante.[7][8] L'opinione accademica moderna favorisce fortemente l'argomento secondo cui la parola greca è correlata ad Ἀσσυρία, Assyria, in definitiva derivato dal accadico Aššur.[9] Il nome greco sembra corrispondere al fenicio ʾšr "Assur", ʾšrym "Assiri", registrati nell'iscrizione di Çineköy dell'VIII secolo a.C.[10] Un tempo era diffusa anche la forma Sorìa, presa dal nome arabo del paese. Oggi di questa forma rimane traccia solo nella denominazione del gatto soriano.
L'area designata dalla parola è cambiata nel tempo. Classicamente, la Siria si trova all'estremità orientale del Mediterraneo, tra la Penisola arabica a sud e l'Anatolia a nord, si estende verso l'interno per includere parti dell'Iraq e ha un confine incerto a nord-est che Plinio il Vecchio descrive come includente, da ovest a est, Commagene, Sofene e Adiabene.[11]
Al tempo di Plinio, tuttavia, questa più ampia Siria era stata divisa in diverse province sotto l'impero romano (ma politicamente indipendenti l'una dall'altra): la Giudea, in seguito ribattezzata Palestina nel 135 d.C. (la regione corrispondente all'attuale Israele, Territori palestinesi e Giordania) nell'estremo sud-ovest; Fenice (fondata nel 194 d.C.) corrispondente alle moderne regioni del Libano, Damasco e Homs; Celesiria a sud del fiume Nahr al-Kabir e Iraq.[12]
Il territorio siriano fu interessato dalla cultura mesolitica dei Natufiani, sviluppatasi intorno al X millennio a.C. e che vide forse gli inizi dell'agricoltura e alcune delle civiltà più antiche del mondo.
La Siria subì nell'antichità una serie di dominazioni che le consentirono di sviluppare una fiorente civiltà: Ebla ne è il più significativo esempio. Aleppo e la capitale Damasco sono tra le più antiche città abitate ininterrottamente al mondo.[13] La regione fu influenzata direttamente prima dagli Egiziani, poi dai Babilonesi, dai Persiani, dai Macedoni e infine, a partire dalla fine del IV secolo a.C. fu sottoposta a un vigoroso processo di ellenizzazione dalla dinastia dei Seleucidi.
Il greco, lingua delle classi dirigenti e della cultura, si impose soprattutto nelle città, molte delle quali erano oltretutto di fondazione ellenica. Gli idiomi autoctoni (il siriaco, dialetto dell'aramaico, e altre parlate semitiche), continuarono tuttavia ad essere diffusi nelle zone rurali (e, in minor misura, in alcune realtà urbane) in ampie fasce di popolazione sia durante l'età seleucide che in epoca romana.
Questa ebbe inizio nel 64 a.C. con la conquista della regione da parte di Pompeo e si protrasse per circa sette secoli, prima nel quadro di un Impero unitario, poi come parte dell'Impero romano d'Oriente. I Romani (e i loro eredi Bizantini) ne fecero un fiorente centro del commercio internazionale con capoluogo Antiochia. Tra il 266 e il 272 ebbe vita un regno indipendente a Palmira retto da Zenobia. Nell'antichità la regione siriana (che all'epoca includeva anche l'attuale Libano, parzialmente compreso nella cosiddetta Celesiria) diede i natali a un gran numero di letterati, filosofi, storici e uomini di cultura sia di lingua greca (Posidonio, Numenio di Apamea, Luciano di Samosata, Libanio, Giovanni Crisostomo, ecc.) che, con minor frequenza, di espressione latina (fra cui Ulpiano e Ammiano Marcellino) ed aramaico-siriaca (Sant'Efrem il Siro).
Nel VII secolo la Siria venne conquistata dagli arabi e fu amministrata dalla dinastia califfale omayyade (che ne fece il centro propulsore del Califfato), che eresse a sua capitale Damasco (in cui era stato per 20 anni governatore il primo califfo Mu'awiya ibn Abi Sufyan) e successivamente dalla dinastia califfale abbaside, in parte dai Selgiuchidi e quindi dai Fatimidi, dagli Ayyubidi e dai Mamelucchi. Il paese fu coinvolto nelle Crociate e subì l'invasione dei Mongoli.
Nel 1517, l'Impero ottomano conquistò la Siria. Inizialmente, il dominio ottomano non fu molto gravoso per i siriani, poiché i turchi rispettarono l'arabo come lingua dei testi sacri e Damasco fu il maggior snodo di transito per la Mecca, acquisendo valore agli occhi dei pellegrini. Dal 1864 le riforme amministrative della Tanzimat vennero applicate anche nella Siria ottomana, suddividendola in quattro province principali (vilayet). Durante la prima guerra mondiale la Siria si ribellò al giogo degli ottomani, schierati al fianco degli Imperi centrali, reclamando l'indipendenza.
Dopo un breve tentativo — stroncato dalle forze armate francesi — di dar vita a una monarchia indipendente sotto Faysal b. al-Husayn (Regno di Siria), dal 1920 al 1946 la Siria dovette sottostare a un Mandato francese assegnato dalla Lega delle Nazioni, durante il quale si alternarono rivolte, collaborazione e negoziati per la piena indipendenza.[14]
Il 17 aprile 1936 fu firmato un trattato franco-siriano che riconosceva l'indipendenza della Repubblica della Siria, il cui primo presidente fu Hashim al-Atassi, già primo ministro con re Faysal. Il trattato tuttavia non venne ratificato e la Siria era ancora sotto il controllo francese quando scoppiò la seconda guerra mondiale.
A guerra finita, nella seconda metà del maggio 1945, a Damasco dieci giorni di manifestazioni ininterrotte furono seguiti da un bombardamento di 36 ore ma, grazie alle pressioni del Regno Unito e della neonata organizzazione della Lega araba, a luglio il comando delle forze armate passò in mani siriane. L'indipendenza fu riconosciuta il 1º gennaio 1946 e le ultime truppe straniere lasciarono la Siria il 17 aprile 1946. Il primo Presidente della repubblica indipendente venne eletto nella persona del veterano nazionalista Shukri al-Quwwatli.
A seguito dell'indipendenza si ebbe un periodo d'instabilità, costellato da numerosi cambi di governo e tredici colpi di Stato, il primo dei quali nel 1949 contro al-Quwwatli a seguito della sconfitta nella guerra arabo-israeliana del 1948, condotto da Husni al-Za'im, poi sostituito da Sami al-Hinnawi e quindi dal colonnello Adib al-Shishakli, che venne tuttavia rovesciato nel 1954 dallo stesso al-Quwwatli, il quale reinsediatosi alla presidenza varò una politica filo-egiziana.
Durante la crisi di Suez del 1956 fu proclamata la legge marziale e truppe siriane e irachene si schierarono in Giordania per prevenire un'invasione israeliana. A novembre dello stesso anno la Siria firmò un trattato con l'Unione Sovietica, ottenendo ampi rifornimenti militari. L'orientamento nazionalista e panarabo crebbe rapidamente finché fu decisa l'unione con l'Egitto governato dal colonnello Nasser, che sancì la nascita dell'effimera Repubblica Araba Unita (1º febbraio 1958 - 28 settembre 1961).
Caduta l'unione per un colpo di Stato, l'8 marzo 1963 s'impadronì del potere il partito panarabo Baʿth, che con un nuovo golpe militare, guidato dal leader dell'ala sinistra del partito Salah Jadid, il 23 febbraio 1966 abbandonò la linea panaraba per una socialista e filo-sovietica. Infine, dopo la sconfitta nella guerra dei sei giorni, con il secondo colpo di Stato (cosiddetta "rivoluzione correttiva") interno al partito Baʿth, il 13 novembre 1970 prese la guida del paese il generale Hāfiẓ al-Asad, leader dell'ala nazionalista. Il nuovo capo di Stato, eletto presidente della Repubblica in modo plebiscitario nel 1971 e più volte riconfermato, instaurò un regime dittatoriale, divenuto in breve il principale punto di riferimento del radicalismo arabo e sostenitore di gruppi terroristi violentemente anti-israeliani ed anti-americani, quali per esempio il Movimento per il Jihad Islamico in Palestina e l'organizzazione del combattente palestinese Abū Niḍāl.
Il 6 ottobre del 1973 la Siria e l'Egitto sferrarono un attacco a sorpresa alle forze israeliane (guerra del Kippur), ma vennero contrastati da Israele che mantenne il controllo delle alture del Golan. Tra il 1971 e il 1977 al-Asad partecipò al tentativo di fondare una Federazione delle Repubbliche Arabe con Egitto e Libia e nel 1976 intervenne nella guerra civile libanese contro Israele e contro l'OLP di Yasser Arafat (per il quale aveva un'implacabile avversione) imponendo una sorta di protettorato siriano sul Libano ratificato nel 1991 da un trattato di cooperazione e destinato a durare sino al 2005.
Nel corso degli anni ottanta la guerra Iran-Iraq ebbe importanti riflessi sulla Siria, che prese posizione a favore dell'Iran. Ciò contribuì non poco a isolarla nel mondo arabo, dove prevalente era la preoccupazione per il rafforzamento della rivoluzione islamica iraniana. Paradossalmente anche al-Asad dovette fare i conti con la crescita dell'integralismo islamico. I Fratelli Musulmani organizzarono vere e proprie insurrezioni di massa contro il regime laico del Ba'th, stroncate da al-Asad con una spietata repressione culminata nel massacro di Hama del 1982 (circa 30.000 morti).
La Siria colse l'occasione per uscire dall'isolamento internazionale nel 1990, quando, dopo l'invasione irachena del Kuwait, al-Asad si schierò con la coalizione guidata dagli USA contro Saddam Hussein. Negli anni novanta al-Asad, che continuava a governare autoritariamente il paese (nel 1991 e nel 1999 venne riconfermato presidente), intavolò trattative di pace con Israele, poi fallite. Nel giugno 2000 al-Asad morì, e il 17 luglio gli succedette il figlio ed erede designato, Bashār al-Asad. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 i rapporti con l'Occidente si incrinarono e Bashār si oppose all'invasione statunitense dell'Iraq (2003). Nel 2004 i separatisti curdi insorsero nel nord del Paese, nel 2005 la Siria fu accusata del coinvolgimento nell'omicidio di Rafīq Ḥarīrī e dovette richiamare in patria le proprie truppe dal Libano.
Nell'ambito della primavera araba, a partire dal 2011, tutto il paese venne coinvolto da manifestazioni popolari che chiedevano riforme politiche e in seguito la caduta del regime. Le forze governative repressero violentemente le manifestazioni; buona parte dell'opposizione armata confluì nell'Esercito siriano libero e la rivoluzione siriana si evolvette in pochi mesi in una guerra civile. A partire dal 2013 gruppi di opposizione fondamentalisti islamici assunsero un ruolo principale nel conflitto, emarginando l'Esercito Siriano Libero; tra questi emerse in particolare lo Stato Islamico. Nel nord-est del paese invece una coalizione eterogenea di gruppi dette avvio a una rivoluzione parallela, che culminò nell'istituzione dell'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est. Il supporto di Russia e Iran permise al governo di ripristinare il controllo sulla maggior parte del paese, mentre le varie forze di opposizione si asserragliarono attorno a Idlib. Il conflitto generò una grave crisi umanitaria: metà della popolazione è sfollata e circa un quarto della popolazione si è rifugiata all'estero, prevalentemente nei paesi adiacenti.[15][16][17] Le vittime sono stimate a più di mezzo milione.[18] La Siria è classificata all'ultimo posto nel Global Peace Index dal 2016 al 2018.[19]
La Siria confina a nord con la Turchia, a est con l'Iraq, a sud con la Giordania, a sud-ovest con Israele e il Libano, mentre a ovest è bagnata dal mar Mediterraneo[20].
Il territorio siriano si estende dalle coste del Mediterraneo alle rive dell'Eufrate e presenta perciò aspetti fisici diversi. La maggior parte è caratterizzata da steppe (60.000 km²) e da deserti. Si può parlare di tre ambienti che si susseguono e si compenetrano: la costa, le catene montuose, il deserto[20].
La costa ha un'ampiezza modesta ed è spesso interrotta da promontori. La sua esiguità è dovuta alla presenza di una catena montuosa (Jebel Aansarîyé) a essa parallela, continuazione dei monti del Libano. Più a sud, oltre la valle dell'Oronte, il confine con il Libano corre lungo la catena dell'Antilibano (Jabal Lubnan ash Sharqi) che si eleva oltre i 2000 m. La valle dell'Oronte (Al Ghâb) è una depressione tettonica formatasi alla fine dell'era terziaria, come diretta prosecuzione di quella del mar Morto, unitamente ad effusioni vulcaniche. A queste sono da imputare alcuni rilievi basaltici come l'isolato massiccio meridionale del Jabal ad Duruz (1800 m). Il resto del Paese è formato da una ampia porzione del tavolato arabico lievemente inclinato a nord-est verso la arida depressione mesopotamica (al Jazirah). La sezione sud-orientale del Paese costituisce infine una parte del desolato Deserto Siriaco (Ba-diyat ash Sha-m) esteso anche in Iraq, Giordania e Arabia Saudita[20].
Climi diversi si succedono passando dal mare all'interno. Nelle zone costiere prevale quello mediterraneo con modeste escursioni termiche annue e sufficiente piovosità. Modificazioni climatiche si incontrano sui rilievi con temperature inferiori e piovosità d'altitudine, ma a oriente di essi si estendono le zone a clima steppico con scarto tra inverno ed estate abbastanza elevato e con netta diminuzione di precipitazioni. Nella parte meridionale del Paese e in quella sud-orientale si hanno scarsissime piogge e alte temperature tipiche delle aree desertiche[20].
La rete idrografica è legata sia alle condizioni climatiche sia a quelle morfologiche. Corsi a regime torrentizio si incontrano nella zona costiera con piene invernali e forti pendenze. Nei solchi intermontani vi sono fiumi con buone portate. L'Oronte, con direzione prima verso nord e poi verso ovest, raggiunge il Mediterraneo ed è alimentato da discrete precipitazioni. Notevole importanza ha infine l'Eufrate, proveniente dai monti Tauri, che attraversa la sezione nord-orientale del Paese per un tratto di 500 km, con grosse piene nella stagione invernale e lunghi periodi di magre. Anche un breve tratto del Tigri tocca la Siria in corrispondenza del confine turco-iracheno[20].
Il mantello forestale è poco esteso (25%) per le condizioni climatiche e per la precoce umanizzazione del territorio. Infatti c'è stato un uso di legname nel passato che ha portato a una profonda degradazione delle coperture forestali. La vegetazione si presenta sotto forma di macchia fino ai 1000 m; di boschi caducifogli e aghifogli nelle zone montuose; di vegetazione steppica nelle aree premontane orientali[20].
La Siria contava nel 2019 una popolazione di circa 18500000 abitanti (esclusi i 6 milioni di rifugiati fuori dal Paese). La maggior parte della popolazione è concentrata nelle regioni occidentali e lungo la valle dell'Eufrate. La densità di popolazione complessiva in Siria è di circa 99 per chilometro quadrato. Secondo il World Refugee Survey 2008, pubblicato dal Comitato degli Stati Uniti per i rifugiati e gli immigrati, la Siria ha ospitato una popolazione di rifugiati e richiedenti asilo che contava circa 1.852.300 persone. La stragrande maggioranza di questa popolazione proveniva dall'Iraq (1.300.000), ma nel paese vivevano anche popolazioni considerevoli provenienti dalla Palestina (543.400) e dalla Somalia (5.200).[21]
I siriani sono nel complesso un popolo levantino indigeno, strettamente legato ai loro vicini immediati, come libanesi, palestinesi, giordani ed ebrei.[non chiaro][22][23] Gli arabi rappresentano la grande maggioranza della popolazione.[24] Una minoranza degli arabi siriani sono beduini.[25] Il secondo gruppo etnico più grande in Siria sono i curdi, costituenti circa un decimo della popolazione e concentrati principalmente nelle regioni della Giazira, di Jarabulus e nel monte Curdo. Vaste comunità curde si sono stabilite a Damasco e ad Aleppo, dove si sono arabizzate. Sono per la grande maggioranza musulmani sunniti.[26] Il terzo grande gruppo etnico del Paese è rappresentato dai turcomanni, i quali si suddividono in due gruppi: quelli rurali, che hanno conservato la lingua turca, e quelli urbani, prevalentemente arabizzati. Sono anch'essi per la grande maggioranza musulmani sunniti.[26]
Altri gruppi etnici presenti in Siria sono gli armeni, di religione cristiana, presenti dall'antichità, ma giunti soprattutto nei primi decenni del XX secolo, e concentrati in maggioranza tra Aleppo e Damasco,[27] i circassi, di religione musulmana sunnita e giunti dal Caucaso negli anni 1870,[28] e gli assiri, di religione cristiana, giunti perlopiù nel 1933 dall'Iraq e concentrati principalmente tra le rive del fiume Khabur e ad al-Qamishli.[29] Sono poi presenti greci, persiani, albanesi, bosgnacchi, pashtun, russi e georgiani, per la maggior parte arabizzati.[26] La Siria un tempo ospitava una consistente popolazione di ebrei siriani, concentrata prevalentemente a Damasco, Aleppo e al-Qamishli, ed emigrati in massa tra il XIX e il XXI secolo.
La lingua ufficiale è l'arabo. I dialetti arabi parlati in Siria sono principalmente di tipo levantino, mentre nelle regioni orientali sono di tipo mesopotamico; i dialetti arabi sono parlati in diglossia con l'arabo standard. La lingua curda è parlata nelle regioni settentrionali nella variante kurmanji, mentre i turcomanni nelle regioni rurali parlano il turco. La lingua aramaica è parlata principalmente dagli assiri nel nord-est. Nei villaggi di Ma'lula, Jubb'adin e al-Sarkha è invece parlato l'aramaico occidentale. I circassi parlano il cabardo e l'adighè, mentre gli armeni parlano il dialetto armeno occidentale. Nelle scuole vengono anche insegnati l'inglese e il francese.[25]
La grande maggioranza della popolazione è di fede musulmana, per circa i tre quarti sunnita; una vasta minoranza dei musulmani appartiene ad altre correnti, prevalentemente sciite o di derivazione sciita, tra le quali gli alauiti, i duodecimani, gli ismailiti e i drusi. Circa un decimo della popolazione è di fede cristiana, aderente a svariate confessioni. Le principali chiese attive in Siria sono la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, la Chiesa greco-cattolica melchita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa siriaca, la Chiesa maronita, la Chiesa cattolica sira, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa cattolica caldea e la Chiesa assira d'Oriente. In passato vi era una comunità ebraica, emigrata completamente tra il XIX e il XXI secolo.[25] Le materie inerenti allo status personale dei cittadini sono gestite dalle rispettive comunità religiose.
La Siria è stata a lungo caratterizzata da un'elevata emigrazione, che ha costituito una diaspora siriana, principalmente in America Latina. La più grande concentrazione della diaspora siriana al di fuori del mondo arabo è in Brasile, dove milioni di cittadini hanno origini arabe.[30] Il Brasile è il primo paese dell'America a offrire visti umanitari ai rifugiati siriani.[31] La maggior parte degli arabi argentini e venezuelani ha origini libanesi e siriane.[32][33][34][35][36]
L'emigrazione dal Paese ha subito una brusca accelerazione a causa della guerra civile siriana, la quale ha causato circa dodici milioni di sfollati dei quali circa sei milioni sarebbero rifugiati all'estero, principalmente in Turchia, Libano e Giordania. Ciò ha comportato un considerevole calo demografico nella nazione oltre che una variazione della stessa composizione etnica.[37][38][39] La guerra avrebbe infatti colpito in maniera considerevole le minoranze etnoreligiose, in particolare gli assiri, gli armeni e gli alauiti.[40]
La letteratura siriana costituisce una delle principali espressioni della letteratura araba. Tra i principali letterati siriani delle letteratura araba nel medioevo emersero Al-Mutanabbi e Al-Ma'arri. Importanti contributi lo dettero la narrativa e il sufismo. La letteratura araba moderna trae le sue origini nella Nahda del XIX secolo, dei quali uno dei principali esponenti siriani fu Francis Marrash. Nel corso del XX secolo i letterati siriani contribuirono attraverso la letteratura sperimentale e la critica dei costumi. Tra i principali novellisti siriani del XX secolo emersero Hanna Mina, Abd al-Salam al-Ujayli, Colette Khoury, Ghada al-Samman e Ulfat Idlibi e tra i poeti Nizar Qabbani, Adonis e Muhammad al-Maghut.[41]. Tra il XX e il XXI secolo spicca la figura dello scrittore e poeta Khaled Khalifa.
In campo musicale, durante il XX secolo spiccarono le figure di Farid al-Atrash e della sorella Asmahan.[42]
In ambito cinematografico spicca, tra gli altri, la regista Soudade Kaadan[43], il cui film Nezouh - Il buco nel cielo (2022) ha avuto diversi premi internazionali.
A partire dal XVIII secolo missionari europei aprirono scuole in tutto il paese, che attirarono membri della locale comunità cristiana. Le prime scuole pubbliche furono avviate negli anni 1830, durante l'occupazione egiziana. A partire dal 1869 le autorità ottomane istituirono un sistema educativo, in modo da limitare l'influenza politiche delle scuole missionarie europee. Nel 1903 a Damasco venne istituita la facoltà di medicina, nel 1920 una scuola preparatoria militare e nel 1919 la facoltà di legge. Durante il periodo mandatario, le autorità francesi favorirono i missionari cattolici, in particolare i Gesuiti e i Domenicani, tuttavia investirono poco nel settore dell'istruzione. Nel 1923, attraverso l'unione delle facoltà di medicina e di legge, venne istituita l'Università di Damasco.[44]
In seguito all'indipendenza la maggior parte della popolazione siriana era analfabeta. I governi siriani nel corso dei decenni seguenti dedicarono gran parte del bilancio all'istruzione. Attraverso l'ampliamento del settore educativo i tassi di alfabetizzazione si alzarono drasticamente, raggiungendo il 94,4% negli anni 2010. L'istruzione primaria è gratuita e obbligatoria, mentre quella secondaria e universitaria sono anch'esse gratuite. L'accesso alle varie facoltà universitarie è determinato dagli esiti di un esame nazionale che si tiene al termine della scuola secondaria. Lo Stato siriano ha tendenzialmente favorito le materie scientifiche e tecniche. Le istituzioni educative private, perlopiù religiose, sono diffuse nel paese, ma il loro ruolo è secondario rispetto a quelle statali. La guerra civile scoppiata del 2011 ha avuto effetti disastrosi nell'ambito dell'istruzione della generazione più giovane.[44]
Alcuni siti della Siria sono stati iscritti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
La cucina siriana è parte di quella levantina.
L'attuale costituzione è stata adottata il 28 febbraio 2012 e ha profondamente modificato la precedente del 1973, che affidava al partito Ba'th un ruolo di guida nella società e nello Stato[46]. La forma dello Stato è repubblicana.
Il Presidente della Repubblica è il segretario generale del partito Baʿth e il capo del Fronte Progressista Nazionale (alleanza di 10 partiti legali egemonizzata dal Baʿth). Viene eletto a suffragio universale per un mandato di 7 anni (la precedente costituzione ne prevedeva l'approvazione tramite referendum). Deve essere musulmano, ma l'Islam non è religione ufficiale.
Ha il potere di:
Il potere esecutivo è retto da un primo ministro, mentre il potere legislativo viene esercitato dal Consiglio del popolo, costituita da 250 membri eletti a suffragio universale generalmente ogni quattro anni.
Dal colpo di Stato del 1963 fino all'abolizione nel 2011 è rimasta in vigore la legge marziale, che sospendeva la maggior parte delle garanzie costituzionali (e aumentava i poteri del presidente), ufficialmente motivata dallo stato di guerra con Israele e poi dalla minaccia del terrorismo.
La presidenza della repubblica è retta dal 1970 dalla famiglia al-Asad; attualmente la carica è ricoperta da Bashar al-Asad. Il presidente è anche segretario generale del partito Baʿth e capo del Fronte Progressista Nazionale.
Nel 2012 è entrata in vigore nuova Costituzione, approvata attraverso un apposito referendum costituzionale.
La Siria è divisa, amministrativamente, in 14 province o governatorati (ﻣﺤﺎﻓﻈﺎﺕ muḥāfaẓāt, singolare: محافظة muḥāfaẓa), dotati di un consiglio provinciale eletto e di un governatore nominato dal governo nazionale:
I governatorati sono divisi in distretti o aree (manātiq, sing.: mintaqa), 60 in tutto, e questi a loro volta in sottodistretti (nawahi, sing.: nahiya), 206 in tutto, che comprendono città, cittadine e villaggi.
Le città principali in ordine di abitanti sono:
Città della Siria | ||||||
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n. | Nome | Abitanti | Provincia | |||
Traslitterazione | Originale | Censimento 1981 | Stima 2006 | |||
1. | Damasco | دمشق | 1 112 214 | 1 580 909 | Damasco | |
2. | Aleppo | حلب | 985 413 | 1 626 218 | Aleppo | |
3. | Homs o Emesa | حمص | 346 871 | 798 781 | Homs o Emesa | |
4. | Hama o Epifània | حماة | 177 208 | 477 812 | Hama o Epifània | |
5. | Laodicea | اللاذقية | 196 791 | 347 026 | Laodicea | |
6. | Deir el-Zor | دير الزور | 92 091 | 252 588 | Deir el-Zōr | |
7. | al-Raqqa o Callinico | الرقة | 87 138 | 182 394 | al-Raqqa o Callinico | |
8. | al-Bab | الباب | 30 008 | 137 565 | Aleppo | |
9. | Idlib | إدلب | 51 682 | 135 619 | Idlib | |
10. | Dumā | دوما | 51 337 | 114 761 | Rif di Damasco | |
11. | al-Safīra | السفيرة | 21 197 | 100 980 | Aleppo | |
12. | Salamiyya | سلمية | 35 909 | 98 595 | Hama | |
13. | al-Hajar al-Aswad | الحجر الأسود | 23 563 | 92 267 | Rif di Damasco | |
14. | Tartus o Tortosa | طرطوس | 52 589 | 91 269 | Tartus o Tortosa | |
15. | al-Thawra | الثورة | 44 782 | 89 815 | al-Raqqa | |
16. | Kamichlié | القامشلي | 92 990 | 86 129 | Hassaké | |
17. | Hassaké | الحسكة | 73 426 | 81 809 | Hassaké | |
18. | Ma'arrat al-Nu'man | معرة النعمان | 25 579 | 77 433 | Idlib | |
19. | Dar'a | درعا | 49 534 | 73 523 | Dar'a | |
20. | Dāriya | داريا | 34 048 | 73 362 | Rif di Damasco | |
21. | Manbij | منبج | 30 812 | 70 346 | Aleppo | |
22. | Jable | جبلة | 24 784 | 68 368 | Laodicea | |
23. | A'zaz | اعزاز | 16 557 | 60 737 | Aleppo | |
24. | al-Suwayda | السويداء | 43 414 | 60 533 | al-Suwaydāʾ | |
25. | Abu Kama | أبو كمال | 17 507 | 60 505 | Deir el-Zōr |
Le alture del Golan, nel Governatorato di Quneitra, sono state occupate da Israele nel 1967 durante la guerra dei sei giorni e annesse nel 1982. La Siria non ha mai riconosciuto l'annessione e fa della restituzione del Golan la condizione necessaria per la stipula di un trattato di pace.
La provincia di Hatay, in Turchia, il cui capoluogo è la storica città di Antiochia, è rivendicata dalla Siria come storicamente propria. Etnicamente mista da alcuni secoli, essa fu ceduta alla Turchia nel 1939, durante il mandato francese, senza che la Siria indipendente ne abbia mai riconosciuto la cessione.
Il sistema sanitario siriano è attualmente uno dei più sofferenti della regione: 2 ospedali su 3 sono stati distrutti nella guerra o sono inservibili; il 38% delle attrezzature mediche è andato perduto, comprese quasi tutte le ambulanze. Oltre la metà dei medici è fuggita, alcuni sono stati imprigionati o uccisi. I pochi medici rimasti in Siria generalmente non hanno modo di affrontare le emergenze di pronto soccorso. I vaccini che possono essere distribuiti sono crollati dal 91% al 68% negli ultimi 3 anni di guerra; molte malattie già debellate (come la poliomielite, nel 1995) hanno fatto la loro ricomparsa e i casi di contagio sono in vertiginosa crescita. Anche le madri sono in seria difficoltà; infatti 3 donne su 4 non hanno accesso ad attrezzature per il parto (prima della guerra disponibili al 96%). La speranza di vita siriana ha subito un lieve calo: passando da 75,02 anni a 74,71 anni. Attualmente operano in Siria numerose associazioni per i servizi umanitari, tra le quali Save the Children e Islamic Relief.
La Siria è considerata un paese in via di sviluppo. A partire dall'indipendenza del paese l'economia della Siria attraversò diverse fasi: una capitalista dal 1946 al 1961, nella quale venne sviluppato il settore agricolo attraverso investimenti privati e il settore dei trasporti attraverso investimenti pubblici, e una socialista dal 1961 al 1989, nella quale vennero implementati un'ampia riforma agraria, la costruzione della diga di Tabqa, piani quinquennali e l'ampliamento del settore pubblico in ambito bancario, industriale e commerciale; il sistema socialista rafforzò il partito Ba'th, ma non contribuì particolarmente allo sviluppo economico; ampi aiuti provennero dai paesi arabi del golfo e il settore petrolifero venne sviluppato grazie all'appoggio di imprese occidentali. Negli anni 1980 la corruzione mise in difficoltà lo sviluppo del paese. A partire dal 1989 il presidente Hafiz al-Asad implementò riforme economiche di stampo liberista, rafforzate poi dopo il 2000 dal figlio Bashar.[47]
L'economia è oggi di tipo misto con un massiccio intervento pubblico nell'economia; rivestono tuttora notevole importanza le attività agricole e pastorali. Il petrolio, non particolarmente abbondante, riesce comunque a soddisfare buona parte della domanda interna. Lo sviluppo dell'economia è ostacolato da un assetto della regione ancora instabile e da una posizione politica poco chiara nella lotta nell'ambito della politica internazionale. La Siria venne sottoposta a varie sanzioni economiche a partire dal 2011 da Unione europea, Stati Uniti d'America, Lega araba e da vari altri paesi: esse comprendono un embargo sul petrolio, il congelamento dei beni finanziari dello Stato e delle figure governative, il divieto di esportazione di determinati beni e restrizioni in materia di trasferimento di denaro. Benché gli aiuti umanitari siano esclusi dalle sanzioni,[48] queste hanno avuto un impatto indiretto sul prezzo dei prodotti alimentari e sull'accesso a determinati beni sanitari e medici, in particolare a causa delle sanzioni o delle complesse procedure legali imposte alle entità che commerciano con la Siria e alle banche e intermediari finanziari che gestiscono i trasferimenti denaro che coinvolgono il Paese. Ciò ha causato, di conseguenza, problemi gravi alla stessa popolazione siriana.[49][50]
Il turismo in Siria nacque a partire dagli anni 1840, quando il paese cominciò a rappresentare una meta per i turisti occidentali che visitavano la Terra santa e l'Egitto. L'industria del turismo venne organizzata dallo Stato a partire dagli anni 1970 e crebbe a partire dal 1986 grazie alle riforme liberiste intraprese dal governo. Il numero dei turisti passò dai circa 550000 all'anno a metà anni 1980 a quasi tre milioni a metà anni 1990. La maggior parte dei turisti proveniva dal resto del mondo arabo, in particolare dai paesi arabi del golfo, oltre che dall'Iran. Le principali attrattive turistiche sono rappresentate dai siti archeologici di Palmira e Ugarit, dalla città cristiana di Ma'lula, dal Krak dei Cavalieri e dai centri storici di Damasco, Aleppo e Hama. Sotto Bashar al-Asad vennero attuati ampi investimenti per rafforzare il turismo. La guerra civile scoppiata nel 2011 ebbe effetti devastanti sul turismo in Siria.[51]
Gli aeroporti civili in Siria sono quello internazionale di Aleppo, quello internazionale Basil al-Asad a Laodicea, quello internazionale di Damasco, di Deir el-Zor, di Damasco-al-Mazzah, di al-Qamishli, di Palmira, di Rasin el-Abud e di Tabqa.
La prima medaglia d'oro olimpica per la Siria fu conquistata da Ghada Shouaa, nell'eptathlon, ai Giochi olimpici di Atlanta 1996. La prima medaglia olimpica fu la medaglia d'argento vinta dal lottatore Joseph Atiyeh, nei pesi massimi, ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984.
Nell'eptathlon Ghada Shouaa è stata campionessa mondiale nel 1995 a Göteborg, in Svezia
Nel 2012 la Nazionale di calcio della Siria si è aggiudicata la Coppa dell'Asia occidentale, battendo in finale l'Iraq.
Il presidente della Siria è il comandante in capo delle forze armate siriane, divise tra Esercito Arabo Siriano, Marina Militare Araba Siriana, Aeronautica Militare Araba Siriana, Forze Aeree di Difesa Arabe Siriane, Polizia e Forze di Sicurezza.
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