Nel mondo di oggi, Scolecite occupa un posto centrale nella nostra vita. Che sia per il suo impatto sulla società, per la sua rilevanza storica o per la sua influenza sulla cultura popolare, Scolecite è un argomento che non lascia nessuno indifferente. Ormai da molti anni Scolecite è oggetto di dibattiti e discussioni e la sua importanza non ha fatto altro che aumentare nel tempo. In questo articolo esploreremo diversi aspetti di Scolecite, analizzando la sua evoluzione nel tempo, il suo impatto sulla società odierna e la sua rilevanza nel mondo moderno.
Scolecite | |
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Classificazione Strunz | 9.GA.05 |
Formula chimica | CaAl2Si3O10·3(H2O) |
Proprietà cristallografiche | |
Sistema cristallino | monoclino |
Gruppo puntuale | m |
Gruppo spaziale | Cc |
Proprietà fisiche | |
Densità | 2,26-2,40 g/cm³ |
Durezza (Mohs) | 5,5 |
Sfaldatura | perfetta ma non distinguibile |
Frattura | concoide |
Colore | incolore, bianco |
Lucentezza | vitrea |
Striscio | bianco |
Diffusione | comune |
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale |
La scolecite è un minerale, un silicato (tettosilicato) di calcio e alluminio idrato, che appartiene al gruppo delle zeoliti. Fu scoperta nel 1813; il suo nome deriva dal greco scolex, perché i suoi cristalli si arricciano come vermi, quando vengono scaldati alla fiamma del becco Bunsen.[1]
La scolecite è la tipica zeolite fibrosa; possiede una struttura cristallina monoclina, caratterizzata da un solo asse binario e da un piano di simmetria. La scolecite ha una densità di 2,3 g/cm³ e una durezza di 5,5 su scala di Mohs. Essa ha una buona sfaldatura e una frattura concoide. Si presenta con sottili cristalli prismatici striati, bianchi o incolori, riuniti in ventagli o in masse fibroso-raggiate. La scolecite ha cristalli a bacchetta più spessi rispetto alla natrolite, ma non sempre è facile distinguerle ad occhio nudo, somigliandosi molto.[2]
La scolecite è dura, fragile, leggera e perfettamente sfaldabile. Possiede una trasparenza con una lucentezza che varia dal vitreo al sericeo. Sottoposta al riscaldamento, prima si arriccia e poi fonde, formando un vetro bolloso. È solubile nell’acido cloridrico, formando una gelatina silicea. [3]
La scolecite ha origine idrotermale nelle cavità e nelle bolle gassose delle rocce vulcaniche ed anche lungo le litoclasi alpine, insieme a calcite e zeoliti. Si ritrova di frequente associata ad apofillite, laumontite, stilbite, heulandite, calcite, prehnite e quarzo. Cristalli prismatici chiari, lunghi fino a 200 mm, provengono da cavità basaltiche presso Nasik e Poona in India.[4] Si ritrovano cristalli anche a Teigarhorn, in Islanda e a Suderoe, isole Färöer. La scolecite è stata segnalata a Maderaner Tal, in Svizzera.[5] In Italia, è stata segnalata nei blocchi basaltici eruttati dal Somma-Vesuvio e nei basalti antichi della Val di Fassa (Trentino), nonché nelle rocce metamorfiche di varie località delle Alpi.[3]
Minerale di interesse scientifico e collezionistico.
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