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John Sieg (Detroit, 3 febbraio 1903 – Berlino, 15 ottobre 1942) è stato un giornalista tedesco di origine statunitense, comunista e combattente della resistenza contro il regime nazista, rese note le atrocità naziste attraverso la stampa clandestina comunista.
Fu un membro chiave del gruppo di resistenza antifascista dell'Orchestra Rossa.
Nacque a Detroit, nel Michigan, figlio di un meccanico[2] e di una infermiera.[3] Dopo la morte del padre avvenuta nel 1910,[3] visse con il nonno in Germania e divenne cittadino tedesco nel 1920.[1][4]
Iniziò gli studi per diventare insegnante ma dovette abbandonarli alla morte del nonno, avvenuta nel 1923.[3] Tornò quindi a Detroit nel 1924, qui incontrò Sophie Wloszczynski, sua futura moglie, mentre lavorava come stagista in un college.[3]
Rimase negli Stati Uniti fino al febbraio 1928, quando tornò in Germania insieme alla moglie, a Berlino divenne uno scrittore indipendente.[4] Iniziò a scrivere articoli per Die Tat, il giornale pubblicato da Adam Kuckhoff,[3] e per il Berliner Tageblatt[1] Dopo aver aderito al Partito Comunista di Germania (KPD) nel 1929, iniziò a scrivere per il giornale del KPD, Die Rote Fahne e conobbe Wilhelm Guddorf e Martin Weise.[2][3]
Nel marzo 1933 fu arrestato dalle Sturmabteilung e trattenuto fino a giugno nella prigione di Plötzensee.[1] Dopo il rilascio, iniziò a lavorare con la Resistenza comunista nel sobborgo berlinese di Neukölln, diventando il punto di riferimento di diversi gruppi.[3] Ebbe stretti contatti con Arvid Harnack e Kuckhoff. Partecipò alle campagne di volantinaggio[3] e condivise con loro le informazioni politiche. Nel 1937 ottenne un impiego presso la Deutsche Reichsbahn,[2][3] lavorando infine come segnalatore nella stazione metropolitana della S-Bahn di Papestraße. Come dipendente delle ferrovie, Sieg poté sfruttare i viaggi di lavoro e quelli gratuiti per creare dei legami con gli altri gruppi della Resistenza, come quello formatosi intorno a Bernhard Bästlein.[2][4] Collaborò con Herbert Grasse, Otto Grabowski e l'Organizzazione Saefkow-Jacob-Bästlein per produrre e distribuire[1] il giornale Die Innere Front.[2][4] Fu un membro di spicco dell'Orchestra Rossa, insieme a Guddorf e Kuckhoff.[5] Nell'estate del 1942, Sieg e Kuckhoff scrissero un testo indirizzato ai membri della Wehrmacht e dei battaglioni di polizia, esortandoli a opporsi all'uccisione di massa dei civili e a disertare nei partigiani[6]; grazie alle informazioni ricevute da Libertas Schulze Boysen, Sieg denunciò l'escalation di crimini della Wehrmacht in Unione Sovietica.[7]
Fu arrestato l'11 ottobre 1942 e portato nella prigione della Gestapo di Prinz-Albrecht-Straße,[2] dove subì intensi interrogatori e maltrattamenti. La primavera precedente aveva confidato a un amico che, se fosse stato arrestato, si sarebbe suicidato piuttosto che rischiare di tradire gli amici.[1] Il 15 ottobre 1942, in seguito ai gravi maltrattamenti, si impiccò nella sua cella.[2][3][4] Anche la moglie di Sieg, Sophie, fu arrestata nell'ottobre 1942,[2] nel 1943 fu deportata senza processo nel campo di concentramento di Ravensbrück.[8] Fu liberata dall'Armata Rossa il 30 aprile 1945.[2][3][9]
Il 22 giugno 1972 è stata intitolata una strada a John Sieg a Lichtenberg.[10]
Il documentario Eisenbahner im Widerstand - 1940 bis 1945 di Hermann Abmayr racconta anche la vicenda di John Sieg.[11]
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