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Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES) | |
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Tipo | trattato internazionale |
Firma | 3 marzo 1973 |
Efficacia | 1º luglio 1975 |
Parti | 182 |
Depositario | Consiglio federale svizzero |
Lingue | cinese, francese, inglese, spagnolo, russo |
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La convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, o C.I.T.E.S., dall'inglese Convention on International Trade of Endangered Species, è una convenzione internazionale firmata a Washington nel 1973. Ha lo scopo di regolamentare il commercio internazionale di fauna e flora selvatiche in pericolo di estinzione. Riguarda il commercio di esemplari vivi o morti, o solo parti di organismi o prodotti da essi derivati, mirando a impedire lo sfruttamento commerciale delle specie in pericolo (prima causa di estinzione, seguita dalla distruzione dell'habitat).
La C.I.T.E.S. è parte delle attività ONU per l'ambiente (UNEP), e la sua attuazione è a carico dei singoli Stati partecipanti. Attualmente hanno aderito alla convenzione tutti i membri dell'ONU, ad eccezione di Corea del Nord, Haiti, Kiribati, Micronesia, Isole Marshall, Nauru, Sudan del Sud, Timor Est, Tonga e Tuvalu. Il numero totale degli Stati aderenti è 184; l'ultimo è stato il Turkmenistan, che ha firmato il trattato nel novembre del 2024.[1]
Gli elenchi ufficiali delle specie protette dalla convenzione (formalmente chiamate specimen) sono periodicamente aggiornati. La convenzione distingue tre categorie di specie:
La convenzione, in generale, non esclude che gli stati membri possano mettere in atto misure di controllo e divieti ancora più restrittivi di quelli stipulati dalla convenzione stessa.
La Convenzione di Washington del 1975 è stata recepita nell'ordinamento comunitario dal regolamento (CEE) n. 3626/82, poi modificato dal Reg. (CE) N. 338/97 del Consiglio del 9 dicembre 1996 che ha fornito un elenco di circa 30.000 specie protette di cui 25.000 animali, aumentate a 35.000 dal Regolamento (CE) N. 407/2009.[2]
In Italia, la convenzione è in vigore dal 1980. Con legge n.150 del 7 febbraio 1992, la sua applicazione è a carico dei ministeri dell'ambiente, delle finanze, del commercio con l'estero e dell'agricoltura e foreste.
La "Commissione Scientifica per l'attuazione della CITES" è istituita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è presieduta dal ministro o da un suo delegato ed è composta da diciotto membri nominati con decreto ministeriale[3].
Operativamente la gestione è svolta dal servizio CITES. Inizialmente faceva parte del Corpo forestale dello Stato ed era dotato di un centro di coordinamento (a Roma) e 40 uffici periferici. Il centro di coordinamento controllava l'attività degli uffici locali (eventualmente emanando direttive) e manteneva i rapporti con enti e organismi internazionali. Gli uffici periferici erano suddivisi in 24 Servizi Cites Territoriali (SCT) e 16 Nuclei Operativi Cites (NOC). I primi si occupavano di rilascio certificati, accertamento infrazioni e controllo territoriale; i secondi, operativi presso le dogane, eseguivano verifiche merceologiche, controlli documentali e verifica delle movimentazioni commerciali.
Dal 1º gennaio 2017, con l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri, il servizio CITES è passato al Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari. L'attività sul territorio è affidata ai 35 Nuclei Carabinieri CITES e 11 Distaccamenti,[4] mentre al Corpo della Guardia di Finanza è delegato il controllo doganale sugli esemplari di flora e fauna sottoposti a tutela dalla Convenzione di Washington e dalla normativa attuativa nazionale e comunitaria.
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