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Charles-Bernard Renouvier (Montpellier, 1º gennaio 1815 – Prades, 1º settembre 1903) è stato un filosofo francese.
Fu iniziatore e massimo rappresentante del neocriticismo francese e maestro di Octave Hamelin. Fece anche parte della Massoneria[1].
Il tema fondamentale della filosofia di Renouvier è dato dall'esigenza di rivendicare la libertà individuale, compromessa dai sistemi sia idealistici, sia positivistici. Ne deriva una filosofia nella quale campeggiano il finito, il fenomeno e la persona. Renouvier nega ogni opposizione di fenomeno e cosa in sé, e di categorie che organizzano gli oggetti nella conoscenza e di oggetti organizzati, perché considera le categorie come fatti di ordine generale, relazioni tra i fenomeni (relativismo fenomenista).
Si tratta sostanzialmente di un kantismo, risultante da una evidente correzione e semplificazione della dottrina kantiana, perché si pone al di là del dualismo di soggetto conoscente e mondo oggettivo.
La categoria fondamentale di Renouvier è la relazione, di cui le altre sono specificazioni. Tra queste ha rilievo particolare la personalità, che è come la soggettivizzazione della relazione; essa è infatti un centro attivo che mette in relazione i fenomeni, che istituisce nuove serie di relazioni. Quanto poi alla definizione generale di questo mondo pluralistico e relativistico, essa è per Renouvier una definizione razionale; e tuttavia poggia su una visione morale del mondo, su di una credenza razionale.
Le verità oggettive non sono scindibili dall'atteggiamento della persona, dalla stessa fede del suo destino morale. Da queste premesse morali si sviluppano i temi della religione e della filosofia della storia. Renouvier ha una sua teologia, che parla di un dio finito, tale da non incidere sulla libertà della persona.
Nella prima fase della sua filosofia, Renouvier ebbe simpatia per il politeismo. In sostanza la sua teologia nasce dall'esigenza di garantire l'ordine morale del mondo. Circa la filosofia della storia, Renouvier polemizza contro le filosofie della storia che pretendono di mostrare una necessità degli avvenimenti e scrive un'opera, Uchronie, cioè una storia utopica della civiltà europea diversa da quella realmente accaduta, e a questa superiore nei risultati etico-politici. In questa «storia apocrifa dello sviluppo della civiltà europea, quale avrebbe potuto essere e non è stata» l'Europa infatti vivrebbe in uno stato di pace e di giustizia sociale; la tolleranza avrebbe preso il posto delle guerre religiose; le libertà e la moralità avrebbero preso il sopravvento sulle tendenze bellicose nazionali e internazionali.
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