Videoproiettore è un argomento che è stato oggetto di dibattito e riflessione nel corso della storia. Dalle sue origini ad oggi, questo argomento ha suscitato l'interesse di esperti e appassionati, generando discussioni in vari ambiti. Nel corso degli anni Videoproiettore ha subito cambiamenti significativi, sia nella sua percezione che nel suo impatto sulla società. In questo articolo esploreremo i diversi aspetti legati a Videoproiettore, analizzando la sua evoluzione nel tempo e la sua attualità oggi. Inoltre, esamineremo le diverse prospettive e approcci che sono stati affrontati in relazione a questo argomento, con l’obiettivo di offrire una visione completa e arricchente.
Un videoproiettore è un apparecchio optoelettronico in grado di proiettare una immagine video su di uno schermo di proiezione, tramite la luce di una lampada, esattamente come fa il proiettore cinematografico. La differenza è solamente nel tipo di immagine prelevata, dove al posto di una pellicola c'è un sistema simile alimentato da un segnale video elettronico.
Come funzionalità di visualizzazione, si contrappone al monitor/TV, che la esegue su una propria superficie (display LCD, OLED, ecc). Il videoproiettore non deve essere confuso nemmeno con il retroproiettore, il quale si comporta più similmente ad un monito/TV, nonostante alcune differenze.
Un buon videoproiettore (più o meno full HD) può visualizzare immagini video con dimensioni fino a decine di metri di diagonale, quindi anche di gran lunga superiori a quelle di un monitor o di un televisore. La luminosità dell'immagine video visualizzata è però fortemente dipendente dalla sua dimensione raggiunta e dalla luminosità dell'ambiente, molto più di quanto lo sia l'immagine video visualizzata da un monitor/TV, tanto che è possibile ottenere una buona qualità dell'immagine solo in un ambiente totalmente oscurato (o quasi).
Lo schermo per videoproiettore è un telo tenuto in tensione in modo da costituire una superficie piatta. Il telo può essere tenuto in tensione da una struttura rigida propria oppure da una struttura rigida non propria. Nel primo caso si tratta di schermi trasportabili con dimensioni fino a qualche metro di diagonale, il secondo caso invece normalmente riguarda schermi fino a decine di metri di diagonale come ad esempio quelli utilizzati nelle sale cinematografiche.
Le proprietà che deve avere il telo sono:
Tale componente permette una migliore fruizione del videoproiettore, ma non è obbligatorio per l'uso.
Esistono videoproiettori specificatamente progettati per visualizzare i formati video utilizzati dalla televisione impiegati ad esempio nell'home cinema, videoproiettori specificatamente progettati per visualizzare i formati video utilizzati dai computer impiegati ad esempio nella categoria lavorativa SoHo. I videoproiettori vengono anche usati nel campo scolastico, attraverso l'uso delle lavagne interattive multimediali e ultimamente, con la nascita del cinema digitale, videoproiettori specificatamente progettati per il cinema.
La retroilluminazione dei videoproiettori può essere molto eterogenea:
In base alla tecnologia utilizzata per realizzare il videoproiettore, si distinguono attualmente sette tipi di videoproiettori:
Vedi: Videoproiettore LED/Laser
La fonte di luce del proiettore è costituita da una lampada LED ad alta potenza.
La fonte di luce del proiettore è generata da chip multi LED di tipo "laser", ovvero con il fascio luminoso estremamente concentrato; questa tecnologia è sempre più diffusa per: la lunga durata della fonte luminosa (20/30.000 ore di lavoro garantite dai produttori), la maggiore silenziosità del proiettore, la minore dissipazione di calore (a parità di potenza luminosa prodotta, scalda molto meno), la possibilità di orientare il proiettore in tutte le direzioni senza compromettere il suo funzionamento.
DLP, acronimo di Digital Light Processing, è una tecnologia brevettata dalla Texas Instruments nel 1987, in cui l'immagine è creata da microscopici specchi disposti in una matrice su un circuito integrato a semiconduttore, chiamato Digital Micromirror Device (DMD). Ogni piccolo specchio rappresenta un pixel e quindi il loro numero corrisponde alla risoluzione dell'immagine proiettata. Matrici 800×600, 1024×768, 1280×720 e 1920×1080 (HDTV) sono le più comuni. Questi specchi possono essere riposizionati rapidamente per riflettere la luce o attraverso la lente del proiettore o su un "assorbitore" di luce (un dissipatore). In tal modo varia l'intensità della luce che attraversa la lente, creando sfumature di grigio in combinazione col bianco (specchi in posizione parallela al fascio di luce) e col nero (specchi perpendicolari al fascio di luce). E allora come si formano tutti gli altri colori? In un proiettore con singolo DMD i colori si ottengono ponendo un piccolo disco rotante tra la lampada e il DMD stesso. Il disco è diviso in quattro parti diversamente colorate: rossa, verde, blu e una sezione vuota per regolare la luminosità. Al variare della velocità del disco, si ottengono diverse combinazioni di rosso, verde e blu, che andranno a formare gli altri colori. Poiché la sezione vuota riduce la saturazione del colore (cioè l'intensità), in alcuni modelli viene omessa. Al contrario, alcuni modelli utilizzano colori addizionali (come per esempio il giallo). Il DMD è sincronizzato con la rotazione del disco colorato, perciò, ad esempio, il verde corrisponde all'istante di tempo in cui la parte verde del disco attraversa il fascio di luce della lampada. Lo stesso vale per il blu e il rosso. La sovrapposizione di immagini rosse, blu e verdi ad un'opportuna velocità fa in modo che lo spettatore osservi l'immagine finale a colori. In alcuni modelli recenti, il disco gira a due o tre volte la velocità del frame, consentendo di avere un'immagine a colori più dettagliata, e altri ancora ripetono lo stesso colore in due sezioni distinte sul disco, dunque una stessa sequenza di colori può essere ripetuta fino a sei volte per frame. Va da sé che per ottenere un risultato migliore rispetto al disco con colori in sezioni singole, la velocità di rotazione dev'essere tanto più alta quanto più le sezioni sono divise, ciò vuol dire che anche gli altri componenti devono essere più precisi e in sostanza, il proiettore è più costoso, alcuni modelli DLP possono arrivare a costare quanto un'automobile.
Il videoproiettore LCD contiene uno o, sempre più comunemente, tre pannelli separati di cristalli liquidi, uno per ogni componente del segnale video (rosso, verde e blu). La luce proveniente da una lampada, di solito a scarica (nei modelli migliori allo xeno), che emette un colore ideale con uno spettro il più ampio possibile, viene divisa da un prisma nei tre colori fondamentali. Questa lampada deve avere un'altissima luminosità, tra i 2000 e i 4000 ANSI lumen. Quando la luce attraversa i pannelli LCD, ogni pixel può essere aperto per lasciar passare la luce, o chiuso per bloccarla, come se fosse una veneziana. Ciò produce una modulazione della luce, cioè trasporta più informazione di quella di partenza. Proiettando su uno schermo le diverse sfumature ottenute, si ottiene l'immagine continua, il fotogramma finale.
Mentre DLP e LCD ricostruiscono l'immagine in modo digitale, ovvero l'immagine è costituita da un numero fisso di pixel, che ne determina la risoluzione, il proiettore a tubo catodico (CRT) - in origine teleproiettore - funziona in modo analogo ai vecchi televisori, ovvero riproduce l'immagine linea dopo linea in modo analogico, cosa che gli permette una maggiore flessibilità nelle risoluzioni supportate: se, infatti, si vuole riprodurre ad esempio un'immagine di 576 linee pixel, con un videoproiettore digitale sarà possibile riprodurla fedelmente solo se il proiettore stesso supporta esattamente una risoluzione con 576 pixel verticali; in caso contrario, verrà attivato dal dispositivo un rescaler, ossia un circuito elettronico che ridimensiona l'immagine originale, sia essa più grande o più piccola, per ricondurla alla risoluzione supportata dal proiettore; questo può portare a uno sgranamento dell'immagine (perdita di risoluzione) se l'originale era più piccolo, o a una distorsione della stessa (perdita di dettaglio) se l'originale era più grande. Entrambi i fenomeni si verificano anche con proiettori analogici a tubo catodico, ma risultano meno visibili grazie alla continuità con cui il dispositivo analogico riproduce l'immagine.
LCoS è l'acronimo di Liquid Crystal on Silicon.
D-ILA, acronimo di Digital Direct Drive - Image Light Amplifier, è una particolare implementazione della tecnologia LCoS. È stata sviluppata da JVC.
SXRD, acronimo di Silicon X-tal Reflective Display, è una particolare implementazione della tecnologia LCoS. È stata sviluppata da Sony.
Ognuna delle tre tecnologie sopraelencate presenta vantaggi e svantaggi nella riproduzione dell'immagine, oltre alla suddetta distinzione tra analogico e digitale:
Esistono mini proiettori, in formato tascabile, che si possono utilizzare soprattutto per riunioni, e quindi da collegare ai moderni smartphone o tablet, ma anche direttamente alla fotocamera digitale utilizzando connessioni cablate o wireless.
Questi dispositivi, data la loro piccola dimensione, riescono a proiettare solo a limitate distanze, fino a 3 metri. Normalmente posseggono pochi lumen, per cui hanno bisogno di ambienti molto bui.
Solitamente presentano una fonte luminosa che può essere, a tecnologia LED o anche lampade ad incandescenza, che retroilluminano uno schermo LCD comune. Il fascio di luce così generato, è accompagnato da un piccolissimo sistema di ottiche che consente di regolare la messa a fuoco e lo zoom.
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