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Il Sole nero, anche conosciuto col nome latino di sol niger, è un simbolo ricorrente in alchimia, spesso riferito al primo stadio della grande opera, ovvero la nigredo o «annerimento».
In un testo attribuito a Marsilio Ficino sono descritti ad esempio tre soli: nero, bianco e rosso, corrispondenti ai colori delle tre fasi alchemiche più utilizzate per produrre la pietra filosofale.[1] Del sol niger egli scrive:
Nel Tractatus aureus appartenente alla raccolta del Musaeum Hermeticum, le tre fasi alchemiche sono analogamente associate a tre corvi: «uno nero, che è il principio dell'arte; uno bianco, che è meta dell'opera, e uno rosso che porta a compimento tutte le cose».[1] Altre immagini in cui compare un sole nero che illumina la dissoluzione del corpo, quindi la putrefazione o l'«annerimento» della materia, si trovano nel trattato Philosophia Reformata di Johann Daniel Mylius,[3] e nel manoscritto a colori Splendor Solis,[4]
Nonostante il suo significato apparentemente negativo, il Sole nero allude alla rinascita del Sole in senso spirituale, la cui controparte è data dal suo tramonto o dissolvimento sul piano fisico: per questo esso appare nero.[6]
Da un lato quindi può indicare lutto e rovina,[7] assumendo un significato analogo a quello della Luna nera, o diventando appunto metafora della nigredo governata da Saturno, pianeta della pesantezza e della malinconia associato ai colori scuri e tenebrosi. La sua somiglianza suggestiva con un buco nero che assorbe la luce può alludere in proposito ad un male gravoso da redimere.[8][9]
D'altro lato tuttavia, l'immagine del Sole nero ricorda anche il momento della sua congiunzione con la Luna durante l'eclissi, quale simbolo del rebis o delle nozze chimiche tra il Re e la Regina.[10]
Il Sole nero, privo della sua luce visibile coi sensi ordinari, alludeva specificamente nei misteri antichi al rito di iniziazione grazie a cui si poteva accedere ai mondi ultraterreni.[6] Come a mezzogiorno giunge al culmine il Sole naturale, così a mezzanotte diveniva percepibile, con gli occhi dell'anima, il Sole soprannaturale, la cui nerezza indica lo stadio che precede la sua manifestazione, la potenza del suo non rendersi ancora esplicito.[6]
Nelle Metamorfosi di Apuleio si descrive una simile visione iniziatica sperimentata dal protagonista:[12]
Successivi trattati alchemici fanno cenno a tali visioni col titolo significativo di Aurora Consurgens, che secondo un'analisi dell'esoterista Rudolf Steiner rimanda all'insegnamento di quelle antiche scuole, nelle quali l'iniziato imparava a sviluppare, al momento del sorgere del Sole, la reminiscenza della propria coscienza notturna, diventando consapevole delle esperienze vissute nella dimensione astrale: in questo consisteva propriamente l'iniziazione, nel rivivere coscientemente lo stato di sonno.[14]
Dietro la luce sensibile che viene normalmente attribuita all'emanazione del Sole, l'iniziato vi scorge l'operato di supreme gerarchie spirituali, i cui bagliori azzurro-violetti trapassano dalla parte opposta della Terra andando a popolare la volta in ombra del cielo.[14]