In questo articolo esploreremo in modo approfondito il tema Perun e il suo impatto sulla società moderna. Dalle sue origini fino alla sua attualità, questo argomento ha catturato l'attenzione e l'interesse di accademici, esperti e appassionati. In queste pagine esamineremo le molteplici sfaccettature di Perun, dalle sue implicazioni storiche a quelle future, nonché la sua influenza su vari aspetti della vita quotidiana. Inoltre, analizzeremo le diverse prospettive e opinioni su Perun, offrendo una visione completa ed esaustiva di questo affascinante fenomeno.
Perun è la principale divinità dei pantheon slavo, esempio di divinità del tuono.
Nelle poche fonti primarie pervenute che descrivono le divinità slave, le menzioni a Perun sono le più frequenti.
Poiché la scrittura fu introdotta presso i popoli slavi solo dopo il contatto con i Greci e con i Romani, le più antiche testimonianze sono quelle di storici tardo-imperiali o bizantini, come Giordane e Procopio di Cesarea, entrambi del VI secolo. Nel suo De bello gothico quest'ultimo afferma, ad esempio, che:
La Cronaca degli anni passati riporta che quando Vladimir I entrò nel 980 a Kiev, eresse su un'altura un simulacro del dio scolpito in legno con la testa d'argento e i baffi d'oro. La Chronica Slavorum di Helmold di Bosau fa indirettamente riferimento a Perun nel descrivere la cristianizzazione delle tribù slave.
In diversi linguaggi slavi "fulmine" o "lampo" sono espressi o riconducibili al termine perun (dall'ucraino perun al polacco piorun e al lituano perkūnas). Derivante dal protoindoeuropeo *perkwu, che originalmente significava probabilmente "quercia", nel proto-slavo si evolse in "colpire", "uccidere", "percuotere"[1], mentre il proto-germanico *Þunraz (Þórr) deriva dalla radice *(s)tene-, ossia "tuono"[2].
Come riassume Aleksander Brükner a inizio del XX secolo nel citare Lubor Niederle[3]:
Era inoltre riconosciuto come dio della guerra, e come tale era chiamato da alcune popolazioni con i nomi di Lad e Rugiavad, compagno di Yagabada. La Cronaca degli anni passati nomina Mokoš quale sua consorte; un altro suo possibile nome era Perunik. Con i suoi fulmini colpiva sempre i malvagi.
La somiglianza di Perun con Perkūnas (dio appartenente al pantheon lituano-baltico) mostra la stretta affinità tra i due e la comune origine presso le tribù balto-slave. Nella religione greca e romana questo dio è riconducibile a Zeus e a Giove, mentre in quella vedica a Indra.
Come Thor aveva come albero sacro la quercia. Ai piedi di alcune di queste, le più grandi e vecchie, situate solitamente in cima ad una collina, si trovavano aree sacre adibite alle preghiere e ai sacrifici: tori, arieti, uccelli ed anche uomini venivano sacrificati al dio. Alessandro Guagnini nel XVII secolo accenna a favole sul fuoco perpetuo di legno di quercia che si sarebbe tenuto acceso in suo onore a Novgorod[4].
Come dio del fulmine e del tuono, a lui vengono attribuite le folgoriti e le belemniti ed anche gli utensili di pietra di epoca preistorica, che in tutte le regioni di cultura slava vengono appunto chiamate pietre di Perun o pietre del fulmine. Le pietre di Perun proteggevano dalla sfortuna, dai malefici, dalle disgrazie e dai fulmini stessi.
Altri suoi possibili simboli sono la montagna, il firmamento, il cavallo e il carro.
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