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Lasse Lucidor, pseudonimo di Lars Johansson (Stoccolma, 6 ottobre 1638 – Stoccolma, 12 agosto 1674), è stato un poeta svedese, la cui raccolta postuma Helicons blomster (I fiori d'Elicona, 1689), lo rese celebre fra i romantici svedesi,[1] che lo considerarono una figura leggendaria ed esemplare per il suo stile di vita irrequieto e il suo tormento esistenziale[2].
Figlio del tenente della marina John Eriksson, e di Kirstin Larsdotter, che morirono quando Lasse Lucidor aveva dodici anni.[3][4][5]
Figura di poeta barocco bohémien e déraciné, studiò in numerosi paesi europei e viaggiò molto in Germania, Inghilterra, Francia, Italia.[1][5]
Studiò dapprima ad Uppsala, prima di frequentare l'Università di Greifswald dal 1655 e poi l'Università di Lipsia,[4] dove partecipò ad alcuni tumulti popolari, come quello del 26 novembre 1659 e fu condannato alla fine del 1660 alla detenzione in carcere.[3] Nella primavera del 1661 decise di proseguire gli studi in Francia,[4] dove però ebbe problemi economici, e infine si trasferì a Stoccolma nel 1669,[5] dove si mantenne scrivendo poesie per matrimoni e poesie funebri ai ricchi,[4] e incappò in poco tempo in qualche situazione negativa a causa dei suoi scritti,[4] e finì per essere ucciso da un colpo di spada dopo una discussione con un tenente.[3][5]
Fu cantore della spensieratezza bacchica, in numerosi versi d'occasione, inni ed effusioni erotiche, canti pastorali e melodie baccanali,[6] scritti anche in italiano, dimostrandosi il poeta dell'ebbrezza e del pentimento, dell'ebbrezza del vino e dell'amore, della gioia di vivere e del terrore della morte,[1][7]caratterizzandosi per la presenza di elementi mondani e spirituali,[5]riflettendovi il suo impeto libertario e l'anticonformismo del suo temperamento.[2] Nelle sue liriche si possono riscontrare elementi slesiani e del marinismo.[2]
Il suo contemporaneo Petrus Lagerlof, letterato, sottolineò che «Lucidor ha scritto eccellente poesia in sette lingue, ma che il suo versetto conteneva tre difetti intrinseci: le sue poesie mancavano di fine, ha dolorosamente ridotto le sue parole a causa della sua impazienza, e il suo stile era irregolare.»[6]
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