Nel mondo di oggi, La donna di testa debole o sia La vedova infatuata continua ad essere un argomento rilevante che suscita interesse e dibattito nella società. Con l'avanzamento della tecnologia e della globalizzazione, La donna di testa debole o sia La vedova infatuata ha assunto un ruolo fondamentale nella vita quotidiana delle persone. Dal suo impatto sull’economia alla sua influenza sulle relazioni interpersonali, La donna di testa debole o sia La vedova infatuata è diventato un argomento di conversazione ricorrente in diversi ambiti. Nel corso della storia, La donna di testa debole o sia La vedova infatuata si è evoluto e adattato ai cambiamenti politici, sociali e culturali, generando un’ampia gamma di prospettive e opinioni sull’argomento. In questo articolo esploreremo diversi aspetti legati a La donna di testa debole o sia La vedova infatuata, analizzandone l'importanza e l'impatto sulla società odierna.
La donna di testa debole o sia La vedova infatuata | |
---|---|
Commedia in tre atti | |
Autore | Carlo Goldoni |
Genere | commedia |
Composto nel | 1753 |
Prima assoluta | estate 1753 Livorno |
Personaggi | |
| |
La donna di testa debole o sia La vedova infatuata (che nelle intenzioni dell'autore si sarebbe dovuta intitolare L'uomo sincero[1]) è un'opera teatrale in tre atti in prosa di Carlo Goldoni del 1753, messa in scena con successo per la prima volta a Livorno nell'estate del medesimo anno. La commedia avrebbe dovuto quindi inaugurare, in autunno, la nuova stagione del Teatro San Luca di Venezia a cui il commediografo veneziano era appena passato, ma la prima attrice, che aveva saputo che Goldoni non sarebbe stato presente la sera della prima, si rifiutò di recitare[2]. Per l'inaugurazione fu quindi scelto Il geloso avaro.
La commedia, che presenta contaminazioni tra la commedia di carattere e la commedia dell'arte, era stata concepita da Goldoni in modo che potessero prendere parte alla recitazione tutti gli attori della numerosa compagnia del Teatro San Luca[1]. Quando finalmente fu portata in scena, non ebbe un'accoglienza positiva da parte del pubblico veneziano.
Napoli. Donna Violante è una giovane vedova tutt'altro che inconsolabile, si dà grandi arie di letterata. Apre la sua casa alle conversazioni e ai ricevimenti, cosicché si ritrova presto circondata di ruffiani, cicisbei, adulatori e cacciatori di dote. Per essere alla moda si dedica, benché negata, agli studi letterari e a comporre versi, scegliendosi per maestro il nipote don Pirolino, un cialtrone ignorante e supponente. Il risultato è grottesco, fa versi che la rendono ridicola, e la sua leggerezza le fa prendere per elogi le derisioni, accecata com'è dalle lodi sperticate degli adulatori di cui ama circondarsi (tra gli altri, un avvocato trombone e un ufficiale decaduto che corteggiano assiduamente la sua dote). Una cognata civettuola e capricciosa ossessionata dall'urgenza di maritarsi, un'amica infida e maliziosa, i servi impertinenti e i ripetuti corteggiamenti di un anziano spasimante in preda a tardive fregole amorose contribuiscono a indebolire ancor di più la sua testa. L'unico davvero sincero è don Fausto: con fermezza e pazienza, e aiutato dallo zio Pantalone, giunge a disingannare pienamente Violante, si guadagna la sua totale confidenza e le fa deporre a poco a poco tutte le ridicole pretese.
La commedia è una divertita caricatura delle aspirazioni culturali di una vedova che pensa di ritrovare marito ostentando il continuo ricorso al latinorum[3]