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Giuliano Vassalli | |
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Presidente della Corte costituzionale | |
Durata mandato | 11 novembre 1999 – 13 febbraio 2000 |
Predecessore | Renato Granata |
Successore | Cesare Mirabelli |
Vicepresidente della Corte costituzionale | |
Durata mandato | 4 novembre 1996 – 4 novembre 1999 |
Presidente | Renato Granata |
Ministro di grazia e giustizia | |
Durata mandato | 29 luglio 1987 – 2 febbraio 1991 |
Capo del governo | Giovanni Goria Ciriaco De Mita Giulio Andreotti |
Predecessore | Virginio Rognoni |
Successore | Claudio Martelli |
Giudice della Corte costituzionale della Repubblica italiana | |
Durata mandato | 13 febbraio 1991 – 13 febbraio 2000 |
Predecessore | Giovanni Conso |
Successore | Giovanni Maria Flick |
Tipo nomina | Nomina da parte del Presidente della Repubblica |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 12 luglio 1983 – 1º luglio 1987 |
Legislatura | IX |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano |
Circoscrizione | Lazio |
Collegio | Sora-Cassino |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 5 giugno 1968 – 24 maggio 1972 |
Legislatura | V |
Gruppo parlamentare | Partito Socialista Italiano |
Circoscrizione | Roma |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Italiano |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Università | Università degli Studi di Roma "La Sapienza" |
Professione | Avvocato; Docente universitario |
Giuliano Vassalli (Perugia, 25 aprile 1915 – Roma, 21 ottobre 2009) è stato un partigiano, giurista e politico italiano, presidente della Corte costituzionale dall'11 novembre 1999 al 13 febbraio 2000. Durante la resistenza romana, ideò e organizzò l'evasione di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat dal carcere di Regina Coeli. Fu prigioniero in Via Tasso. La sua attività politica e di giurista è legata all'introduzione del Codice di procedura penale italiano del 1989, detto: "Codice Vassalli". Professore emerito all'Università di Roma "La Sapienza", è stato socio nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze morali, categoria VI delle scienze giuridiche.
Figlio del civilista Filippo, frequenta il liceo classico Ennio Quirino Visconti e compie gli studi universitari negli anni del fascismo (durante i quali lo troviamo iscritto ai GUF, partecipando anche ad un Littoriale della cultura e dell'arte). Si laurea in giurisprudenza all'Università di Roma nel 1936, relatore il penalista Arturo Rocco, coredattore con il più noto fratello, Alfredo, ministro della Giustizia, degli omonimi codice penale e codice di procedura penale. Quest'ultimo, nel 1989, sarà sostituito con quello redatto secondo i principi più democratici e moderni del suo allievo Vassalli.
Il 22-24 agosto 1943, Vassalli partecipò alla riunione in casa di Oreste Lizzadri, in Viale Parioli 44 a Roma, alla quale parteciparono Pietro Nenni, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat per il "Partito Socialista Italiano - Sezione dell'IOS" costituitosi in esilio a Parigi nel 1930; Olindo Vernocchi, Oreste Lizzadri, Giuseppe Romita ed Emilio Canevari per il PSI ricostituito clandestinamente a Roma il 22 luglio 1942; Lelio Basso e Carlo Andreoni per il Movimento di Unità Proletaria, nato nel gennaio precedente a Milano e nell'Italia del Nord, i quali diedero vita al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP).
Così il futuro Ministro della Giustizia descrisse l'evento: «Il 25 agosto del 1943 in clandestinità il Partito socialista il Psiup, Partito Socialista di Unità Proletaria, che raggruppava personalità influenti della sinistra italiana antifascista come Ignazio Silone, Lelio Basso, Giuseppe Saragat, Sandro Pertini, Giuseppe Romita, Carlo Andreoni. A diventare segretario del partito è il romagnolo Pietro Nenni. Anche i Monaco (Alfredo Monaco e sua moglie Marcella Ficca Monaco - N.d.E.) vi aderiscono»[1].
Dopo l'8 settembre 1943, Vassalli entrò nella resistenza romana come esponente del PSIUP. Dall'ottobre 1943 alla fine di gennaio del 1944 fece parte della giunta militare centrale del CLN.
Il 24 gennaio 1944 organizzò l'azione di un gruppo di partigiani delle Brigate Matteotti che permise la fuga di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, assieme ad altri cinque patrioti socialisti, dal carcere di Regina Coeli. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu ideata e diretta da Vassalli con l'aiuto di diversi partigiani, tra cui Massimo Severo Giannini, Giuseppe Gracceva, Filippo Lupis, Ugo Gala, Alfredo Monaco, medico del carcere, e sua moglie Marcella Ficca Monaco[2][3]. Si riuscì così prima a far passare Saragat e Pertini dal "braccio" tedesco del carcere a quello italiano e quindi a produrre degli ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli. I due leader del PSIUP furono dunque scarcerati insieme agli altri esponenti socialisti Luigi Andreoni, Luigi Allori, Carlo Bracco, Ulisse Ducci, Torquato Lunedei. Pertini stesso narrò in seguito questi fatti nelle sue memorie[4] e in un'intervista concessa ad Oriana Fallaci nel 1973[5]. Quest'audace azione partigiana salvò probabilmente la vita dei due futuri Presidenti della Repubblica che, se ancora incarcerati a Regina Coeli, sarebbero stati sicuramente inseriti nell'elenco dei detenuti politici da fucilare alle Fosse Ardeatine.
Vassalli fu poi fatto prigioniero a Roma dai nazisti nell'aprile 1944. Viene recluso nel carcere nazista di via Tasso (oggi sede del Museo storico della Liberazione) dove fu anche sottoposto a pesanti torture da parte delle SS. Fu liberato per intercessione di papa Pio XII[6] alla vigilia dell'arrivo a Roma delle forze armate angloamericane il 4 giugno 1944[7].
Avvocato e docente universitario, ordinario di diritto e procedura penale, insegna nelle università di Urbino, Pavia, Padova, Genova, Napoli e Roma dove concluderà la sua carriera accademica nel 1990. Fra i suoi allievi, Tina Lagostena Bassi, Angelo Raffaele Latagliata e Franco Coppi. È autore di una copiosa produzione giuridica in materia penalistica e processuale.
Tra i suoi successi forensi, spicca l'assoluzione, in primo grado, dei coniugi Claire Ghobrial e Yussef Bebawi, accusati dell'omicidio di Farouk Chourbagi, amante dell'imputata. Vassalli, insieme al collega Giuseppe Sotgiu, ideò la strategia difensiva che non permise ai giudici di stabilire con certezza quale dei due imputati avesse commesso il delitto, o se entrambi avessero agito di comune accordo, ottenendo per essi l'assoluzione per insufficienza di prove[8].
Ha contribuito a fondare, nel 1968, l'Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani.
Dopo la Liberazione è stato, assieme a Massimo Severo Giannini[9], tra i collaboratori più stretti di Pietro Nenni[10].
È stato consigliere comunale di Roma e capogruppo del Partito Socialista Italiano (PSI) al Consiglio comunale dal 1962 al 1966; deputato[11] (eletto nella lista PSI-PSDI) dal 1968 al 1972; senatore e capogruppo parlamentare del PSI dal 1983 al 1987. Fa parte di tutte le commissioni insediate dal 1946 al 1968 e dal 1972 al 1978 per la revisione del codice penale e di quello di procedura penale. Da presidente della Commissione giustizia del Senato propizia l'introduzione dei limiti massimi di custodia cautelare per i detenuti in attesa di giudizio[12].
Durante l'elezione del Presidente della Repubblica del 1978 il suo nome è stato proposto dal segretario del PSI Bettino Craxi alla presidenza della Repubblica, insieme a quello di Antonio Giolitti e Sandro Pertini, ma alla fine venne eletto quest'ultimo.[13]
È stato ministro di grazia e giustizia dal 29 luglio 1987 al 2 febbraio 1991 nei governi Goria, De Mita e Andreotti VI. Durante il suo mandato[14] presenta il disegno di legge delega per la riforma del codice di procedura penale che segue i precedenti progetti rimasti al palo a causa dello scioglimento anticipato della legislatura o di difficoltà di ordine politico. Il modello fondamentale su cui dovrà informarsi il nuovo codice è quello "accusatorio", contrapposto a quello "inquisitorio" di gran parte del codice Rocco. Il processo si risolve in un “actus trium personarum”, nel quale è il pubblico ministero che indaga ed esercita l’azione penale, l’imputato che si difende ed il giudice che decide, in base a prove selezionate dalle parti ed acquisite in contraddittorio. È ribadita, inoltre, la presunzione di non colpevolezza già contenuto nella Costituzione. Inoltre non è prevista la custodia cautelare dell'imputato, durante il processo, se non in casi eccezionali per la necessità di non disperdere la prova. Il nuovo codice, redatto da una commissione presieduta da Giandomenico Pisapia, è approvato nel 1988 ed entra in vigore nel 1989 (codice che tuttavia sarà sottoposto nel tempo a pesanti modificazioni). Sempre nel 1987 presenta un disegno di legge di riforma parziale del codice di procedura civile, che sarà approvato, con numerose integrazioni, nel 1990.
Nello stesso anno insedia una commissione di docenti universitari, presieduta da Antonio Pagliaro, con il mandato di mettere a punto un disegno di legge delega di riforma del codice penale (la commissione terminerà i suoi lavori presentando una proposta, alla quale seguiranno ulteriori progetti redatti da successive commissioni). Nominato giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga il 4 febbraio 1991, giura il 13 febbraio successivo. Fu insignito dell'Ordine della Minerva dall'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio".
Durante l'elezione del Presidente della Repubblica del 1992 è stato il candidato di bandiera del PSI nei primi tre scrutini, mentre all'undicesimo scrutinio la sua candidatura viene riproposta come quella ufficiale del suo partito[15] e al 14º scrutinio ottiene l'appoggio della DC e degli altri partiti laici ed avrebbe i numeri per essere eletto ma resta al di sotto del quorum di 158 voti. Dopo di ciò ritira la sua candidatura.
L'11 novembre 1999 viene eletto presidente della Corte costituzionale, risultando il più anziano al momento dell'elezione fino a quello di Giuliano Amato il 29 gennaio 2022 e cessando il mandato da presidente e giudice il 13 febbraio 2000.[16]
Il 24 gennaio 2002 l'Università di Bologna gli conferisce la laurea honoris causa in giurisprudenza.[17] Muore il 21 ottobre 2009, all'età di 94 anni, ma la notizia è stata diffusa due giorni dopo ad esequie avvenute[18].
Giuliano Vassalli è stato autore di oltre 200 pubblicazioni, in diversi settori: diritto penale, procedura penale, criminologia. Un elenco certamente non esaustivo comprende i seguenti titoli:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 34525599 · ISNI (EN) 0000 0000 8113 318X · SBN CFIV115555 · BAV 495/327102 · LCCN (EN) n83012063 · GND (DE) 119084112 · BNF (FR) cb12314409b (data) · J9U (EN, HE) 987007391803905171 · CONOR.SI (SL) 140903011 |
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