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Antipapa Niccolò V | |
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Antipapa della Chiesa cattolica | |
Elezione | 12 maggio 1328 |
Fine pontificato | 25 luglio 1330 (2 anni e 74 giorni) |
Opposto a | Giovanni XXII |
Nascita | Corvaro, 1258 circa |
Ordinazione sacerdotale | Sacro Romano Impero |
Morte | Avignone, 16 ottobre 1333 |
Niccolò V, nato Pietro Rainalducci (Corvaro, 1258 circa – Avignone, 16 ottobre 1333), è stato un religioso e predicatore italiano.
Fu antipapa dal 12 maggio 1328 al 25 luglio 1330, durante il pontificato di papa Giovanni XXII ad Avignone. Fu l'ultimo antipapa imperiale, vale a dire, insediato dal Sacro Romano Imperatore.
Rainalducci nacque con ogni probabilità a Corvaro, nella contemporanea provincia di Rieti nel Lazio; secondo alcuni storici il luogo di nascita sarebbe invece Corvara nella zona montana della contemporanea provincia di Pescara in Abruzzo[1]. Sposatosi con Giovanna di Matteo in un anno imprecisato, dopo lo scioglimento del matrimonio, nel 1285, entrò nell'ordine francescano[2], e divenne famoso come predicatore.
Fu eletto tramite l'influenza dello scomunicato imperatore, Ludovico IV il Bavaro, da un'assemblea di sacerdoti e laici, e consacrato nella Basilica di San Pietro a Roma, il 12 maggio 1328, dal vescovo di Venezia. Dopo aver passato quattro mesi a Roma, si ritirò con Ludovico IV a Viterbo, ove rimase diversi mesi, partecipò poi all'assedio di Grosseto, e quindi giunse a Pisa, dove veniva sorvegliato dal vicario imperiale.
Il 19 febbraio 1329 Niccolò V presiedette una bizzarra cerimonia nel Duomo di Pisa, nella quale un fantoccio di paglia rappresentante Giovanni XXII e abbigliato con le vesti pontificie, venne formalmente condannato, degradato e consegnato al braccio secolare.
Nello stesso anno, Niccolò V nomina Gherardo Orlandi, appartenente alla famiglia ghibellina degli Orlandi, pseudo arcivescovo di Pisa.
Niccolò V venne scomunicato da Giovanni XXII nell'aprile 1329 e cercò rifugio presso il conte Bonifacio della Gherardesca di Donoratico, vicino a Piombino. Avendo ottenuto assicurazione di perdono, presentò una confessione dei suoi peccati, prima all'arcivescovo di Pisa, e quindi ad Avignone, il 25 agosto 1330, a Giovanni XXII, che lo assolse.
Rimase in onorevole prigionia nel palazzo papale di Avignone fino alla sua morte, avvenuta nell'ottobre del 1333.
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