Nell'articolo di oggi approfondiremo il tema Albero della vita (cabala), una questione che ha generato dibattiti e polemiche negli ultimi tempi. Dalle sue origini ad oggi, Albero della vita (cabala) è stato oggetto di studio da parte di esperti del settore, che hanno dedicato innumerevoli ore di ricerca alla sua comprensione. In questo articolo esamineremo diversi aspetti legati a Albero della vita (cabala), dal suo impatto sulla società alle possibili soluzioni e alternative che sono state proposte. Il nostro obiettivo è fornire una visione olistica e completa di Albero della vita (cabala), offrendo al lettore un'analisi dettagliata e rigorosa che consenta una comprensione profonda di questo argomento così attuale oggi.
L’albero della vita (in ebraico עץ החיים?, Etz haHa'yim) rappresenta simbolicamente, nella cabala, le leggi dell'universo (certi autori[senza fonte] lo avvicinano all'albero della vita menzionato in Genesi:2,9). La sua descrizione è considerata come quella della cosmogonia della mistica cabalistica.
Certi commentatori[senza fonte] ritengono che l'Albero della Vita sia un adattamento ebraico di simboli già presenti presso i popoli antichi: in effetti, ritroviamo in Egitto il sicomoro sacro come pure il Djed, che giocano un ruolo importante nell'esoterismo egizio. Altri Alberi della Vita esistevano ad esempio nella tradizione mesopotamica di Elam con potenti risonanze cosmogoniche. Sotto nomi diversi una stessa percezione si è installata in differenti culture: l'Albero della Vita si chiama l'Aśvattha in India, l'Albero Bo o la ficus religiosa dei Buddhisti, il frassino Yggdrasil dei popoli nordici, l'Asherah originale degli Assiri, il Java-Aleim (Jahva Alhim declinato in ebraico nel seguito)[declinato in ebraico?] della tradizione cabalistica caldea[1].
Resta però il fatto che l'Albero della Vita cabalistico deriva sotto tutti gli aspetti dalla cosmologia ebraica e che i processi filologici, semantici e metafisici della sua elaborazione non dipendono affatto dalle tradizioni predette. L'essenziale della dottrina cabalistica afferente all'Albero Sefirotico è in effetti da ricercare nella letteratura midrashica, specialmente quella risalente alla fine del periodo del Secondo Tempio e riguardo alla quale lo Zohar propone una sintesi delle più complete.
Conviene precisare che l'Albero sefirotico così come lo rappresenta la Cabala ebraica è apparso solamente nel III secolo della nostra era in seno alle scuole rabbiniche. Ed è più globalmente nel XIII secolo che si espande più in particolare in seno alle scuole del sud della Francia e della Spagna. Ma se le forme differiscono da una cultura a un'altra, il fondo, l'essenza resta la stessa e conviene, per essere rigorosi, osservare le appropriazioni esclusive di certi popoli nei confronti di principi spirituali che sono all'origine liberi e universali.
Questo Albero della Vita può essere visto come la rappresentazione del processo di creazione che mette all'opera, tanto nel Macrocosmo che è l'Universo che nel Microcosmo che è l'Essere Umano, energie o potenze creatrici che emanano dal Creatore[2]. La mistica della Cabala utilizza l'Albero della Vita per tentare di distinguere l'Essenza Infinita (En Sof) di un Dio Unico e Creatore, nella maniera in cui egli ha creato a partire dal vuoto (ex nihilo) questo mondo finito (Sof) che è il nostro.
Questo Albero della Vita è impiegato ugualmente nella magia ermetica. Il processo di formazione analizzato allora è quello dell'atto magico, e il ruolo specifico di una Sephira nell'atto magico considerato è attivato dall'invocazione della potenza attiva che è associata ad esso.
Lo schema dell'Albero della Vita è formato da:
il cui insieme forma le 32 vie della Saggezza (queste 32 vie corrispondono alle dieci Sephiroth e ai ventidue sentieri).
Le Sephiroth sono spesso ripartite in tre colonne, o gimel kavim ("tre linee" in ebraico). Nelle cerimonie iniziatiche, i due pilastri esterni sono rappresentati dai due pilastri del Tempio di Salomone, Boaz ("la forza è in lui") (il bianco, a destra) e Jachin ("egli stabilisce") (il nero, a sinistra); l'iniziato essendo lui stesso un terzo pilastro della conoscenza, posto tra gli altri due.
L'alternanza di destra / sinistra / centro ha dei paralleli in altri simbolismi:
La colonna di destra (in ebraico, kav yamin) è dominata da Khokhmah. È Jachin la bianca, il pilastro della forza, delle tendenze maschili. Le Sephiroth di questo pilastro (Khokhmah, Chessed, Nezakh) corrispondono a stati attivi.
Questo pilastro è dominato dai principi attivi, di costruzione, di cinetica.
Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro corrisponde alla magia baccanale dell'ebbrezza, quella dell'invocazione, dove la coscienza è modificata dalla messa in gioco delle emozioni.
La colonna di sinistra (in ebraico, kav smol) è dominata da Binah. È Boaz la nera, il pilastro della forma, degli aspetti femminili. Le Sephiroth di questo pilastro (Binah, Ghevurah, Hod) corrispondono a stati di struttura, passivi.
Questo pilastro è dominato dalle simbologie passive di statica, di distruzione.
Nella simbologia esoterica, la progressione lungo questo pilastro corrisponde al velo del mago, dell'occultismo, dell'evocazione. La coscienza è modificata dal rigore, dallo studio e dalla conoscenza.
La colonna centrale è dominata da Keter, ed è chiamata il pilastro dell'equilibrio, o della coscienza. Le Sephiroth questo pilastro (Keter, Tiferet, Yessod e Malkhut) traducono un equilibrio tra forza e forma, maschio e femmina, azione e struttura: corrispondono a stati di coscienza equilibrata.
La via di questo pilastro è soprannominata la via della freccia. È la via filosofica e mistica, che comincia con la devozione e finisce con la contemplazione.
L'Albero della Vita è tradizionalmente diviso in quattro sezioni, separate da tre veli orizzontali.
Un quarto velo, il velo dell'esistenza, separa l'Albero della Vita stesso dal non creato primordiale, l'Ain Soph Aur. L'iniziato che lo supera raggiunge Dio, ma perde la sua esistenza (perché è scritto che nessuno può vedere Dio e vivere).
I Cinque mondi nella Cabala |
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i 4 mondi sono:
Per completezza, si include di solito anche un Quinto Mondo, una fase precedente, Adam Kadmon[4] che viene premessa alle quattro categorie per renderle complete come i regni spirituali della Cabala, nella catena discendente dell'Esistenza: il Seder hishtalshelus (ebraico: סדר השתלשלות) che implica "l'ordine di sviluppo" o "ordine evolutivo" della Creazione Universale, quindi nel significato letterale, "il processo di concatenamento".
La corrispondenza fra i quattro mondi e l'Albero della Vita si può fare seguendo vari sistemi.
Una prima corrispondenza dà:
Una seconda corrispondenza, geometrica, s'interessa più delle interazioni tra Sephiroth, e tende a centrare ogni mondo su una delle Sephirot del pilastro centrale e sul passaggio di un velo. Questa corrispondenza si legge nei motivi circolari dell'Albero della Vita, e associa un mondo a ogni cerchio che serve a tracciare l'albero
Una terza corrispondenza è da avvicinare al detto "c'è un albero della vita in ciascuna Sephirot". Qui, ogni mondo è considerato come avente il proprio albero della vita; il Keter del mondo inferiore coincidendo con il Malkhut del mondo superiore. Così, nel processo di formazione, ogni mondo è descritto da un albero autonomo, attivato dal risultato del mondo superiore, e la cui produzione attiva a sua volta il mondo inferiore.
La quarta corrispondenza è intermedia tra le due precedenti: la geometria circolare dell'albero è utilizzata, ma in mamiera tale che il Keter del mondo inferiore coincide con il Tiferet del mondo intermedio e il Malkhut del mondo superiore. In questa rappresentazione, ogni mondo è dunque dotato di un albero autonomo, la cui parte inferiore è parzialmente condivisa con il mondo inferiore, e la parte superiore con il mondo superiore.
Quest'ultima corrispondenza identifica infine cinque sovrapposizioni diverse, che implicano ciascuna cinque Sephiroth da una parte e dall'altra di una frontiera. Questo doppio quintenario può così collegarsi alla teoria dei quattro elementi completati da un quinto elemento spirituale: ogni "mondo" descrive il passaggio da un elemento all'altro, la descrizione di questo passaggio facendosi essa stessa attraverso l'articolazione di cinque elementi a monte (oggettivi) e di cinque elementi a valle (soggettivi), corrispondendo l'insieme alle dieci Sephiroth. In questa visione, i quattro mondi corrispondono alle quattro transizioni da un elemento all'altro, ogni transizione essendo descritta da un albero che partecipa a sua volta alla tappa anteriore e a quella posteriore.
Le 10 Sephiroth dell'Albero della Vita, da Keter a Malkhut, corrispondono a dieci tappe che compongono ogni processo di creazione cosciente.
Ain Soph Aur: in principio, c'è «qualcosa» d'increato, d'infinito e di assolutamente indifferenziato. La cosa più semplice è di designare questo stato con «nulla», intendendosi che è al tempo stesso un vuoto assoluto (perché non contiene alcuna «cosa») e un principio saturo di potenzialità. All'avvio della creazione, di questo «nulla» emerge «qualcosa». Questa tappa primordiale è a volte designata con Tzimtzum: l'increato in parte si ritira, relativizza il suo assoluto, perché la creazione possa avere luogo. Il velo dell'esistenza è così superato.
Daat corrisponde al superamento del secondo velo, quello dell'individualità. Il principio fecondante maschile di Khokhmah si unisce al principio femminile di Binah, per dare origine all'essere manifestato.
La creazione supera in seguito il terzo velo del Paroketh: la sua storia può cominciare a svolgersi.
La creazione supera allora il terzo velo, quello dell'iniziazione, e può materializzarsi.
La descrizione della creazione attraverso le dieci Sephiroth si può applicare a qualsiasi creazione: realizzare un disegno, fare una passeggiata... è un esercizio richiesto ai cabalisti principianti di analizzare un'attività qualunque appoggiandosi a queste tappe.
Nell'ordine inverso, le 10 Sephiroth dell'albero della Vita corrispondono a dieci tappe di purificazione spirituale, che l'iniziato percorre spiritualmente per passare dal mondo materiale all'unione con Dio:
In questo esercizio, occorre vedere bene che tutto ciò che è al di là di Nezakh è al di là della parole, dunque qualcosa d'indicibile, che può essere provato ma difficilmente espresso se non in un modo poetico. Allo stesso modo, stati che vanno al di là di Tiferet sono al di là della coscienza personale: essi possono dunque essere sperimentati solo attraverso i loro effetti sulla coscienza, ma non direttamente: il «dito del destino» che è Ghevurah agisce solo in maniera anonima.
Secondo la Cabala, ciascuno ha in sé una percentuale di ogni Sephiroth. Ci sono Sephiroth che si annullano tra loro come il Khokhmah e il Binah e altri che si potenziano come il Ghevurah e il Keter. Questi principi sono il fondamento stesso della psicologia e della condizione umana.
Nella Cabala, la sfera rappresenta la possibilità di legame tra due elementi. La Terra (mondo in basso dei mortali) è collegata a una sfera celeste attraverso un canale. Questo canale è il legame tra il mondo spirituale (fonte di ogni elemento) e il mondo materiale (manifestazione).
Attraverso questo canale, c'è un legame perpetuo. Come l'anima è collegata al corpo attraverso un canale, vi è chi dice che è un canapo d'argento che provoca scambi tra l'anima e il corpo, esempi di scambi molto rari: Yehida, essenza dell'anima, è il più alto scambio spirituale tra il corpo e l'anima divina (fonte di tutte le anime) attraverso l'anima monda, che utilizza il canale tra il mondo spirituale e il mondo materiale come pure quello tra l'anima e il corpo; viene in seguito il Rouah Hakodesh, vento di purezza che si manifesta attraverso una visione profonda sullo stato spirituale e fisico di un'altra persona o del mondo stesso, vale a dire la previsione degli eventi e come annullare i cattivi decreti (Pidyone Nefesh), come pure la maniera di riparare; il Rouah Shtout, vento di follia.
Ma non bisogna prendere nulla in senso letterale, dunque non si deve immaginare una sfera nel cielo. È soltanto un simbolo che favorisce l'intelletto umano.
La Cabala identifica l'albero sefirotico con l'Albero della Vita che fu posto al centro del giardino dell'Eden. Tale albero può essere interpretato in chiave fisiologica, come per esempio in Filone di Alessandria o nel Sepher ha-Bahir. D'altra parte varie fonti, come ad esempio il Sepher ha-Zohar o l'Utriusque cosmi di Robert Fludd, sostengono che l'Albero della Vita è un albero rovesciato, che a sua volta è considerato una rappresentazione del corpo umano nella millenaria tradizione occidentale che va da Platone, passando per il Medioevo, fino almeno il XVII sec.[5]
La stessa Cabala identifica l'albero della vita con il corpo dell'Adam Kadmon, con le seguenti corrispondenze, così come riportate da Knorr Von Rosenroth: "Keter è il cranio, Chochmah, Bina, Daath sono i tre cervelli; Chesed, Geburah, Thiphereth, sono le due braccia e il corpo; Nezach, Hod, Jesod, sono le due gambe e il membro virile; Malchuth è sua moglie".[5]