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La viticoltura in Romania ha una storia millenaria e rappresenta uno dei settori agricoli più importanti del paese. Grazie a un clima variegato e a una geografia diversificata, la Romania offre condizioni ideali per la coltivazione della vite con una produzione che spazia dai vini bianchi freschi e aromatici ai rossi strutturati e complessi. Dopo un periodo di industrializzazione durante l’epoca comunista, il settore ha vissuto una rinascita negli ultimi decenni puntando sulla qualità e sulla valorizzazione del proprio patrimonio enologico[1][2].
La viticoltura in Romania ha origini antichissime risalenti a oltre 4.000 anni fa[1]. Già nel VII secolo a.C. le popolazioni locali coltivavano la vite come attestato da fonti archeologiche[3].
Durante il periodo romano la viticoltura si sviluppò ulteriormente con l'introduzione di nuove tecniche agricole[2]. Nel Medioevo i monaci contribuirono alla diffusione delle pratiche viticole, mentre nel XIX secolo la fillossera devastò i vigneti portando alla reintroduzione di varietà su portainnesti resistenti[4].
Durante il regime comunista (1944-1989), la produzione vinicola fu nazionalizzata e si privilegiò la quantità rispetto alla qualità[5]. Dopo il 1990, con la privatizzazione e gli investimenti esteri, il settore ha subito una trasformazione, puntando sulla qualità e sull'esportazione [6].
La Romania presenta un clima continentale temperato, caratterizzato da inverni freddi ed estati calde[7]. Le montagne dei Carpazi e il Mar Nero influenzano la viticoltura creando microclimi favorevoli alla coltivazione della vite[8].
La Romania è suddivisa in diverse regioni vitivinicole:
La Romania coltiva sia vitigni autoctoni che internazionali:
Tra i vitigni internazionali troviamo:
Il settore vinicolo rumeno è regolato da standard europei, con denominazioni che garantiscono la qualità: