Nel mondo di oggi, Vangelo di Barnaba ha acquisito grande importanza in vari aspetti della vita quotidiana. Sia a livello personale che professionale, Vangelo di Barnaba ha lasciato un segno significativo, generando dibattiti e riflessioni sul suo impatto sulla società. Dalle origini ai giorni nostri, Vangelo di Barnaba è diventato un argomento di interesse che suscita curiosità e meraviglia. In questo articolo esploreremo le diverse dimensioni di Vangelo di Barnaba e analizzeremo la sua influenza in vari contesti, fornendo una panoramica completa di questo argomento di attualità.
Il Vangelo di Barnaba è un testo apocrifo di epoca tarda, probabilmente scritto in spagnolo nel XIV secolo. L'attribuzione è a Barnaba.
Secondo la maggior parte degli storici l'attribuzione è pseudoepigrafa e l'opera è di tarda origine islamica e il riferimento del Decreto Gelasiano riguarda gli Atti di Barnaba[senza fonte]. Tuttavia, tra gli Actus, Evangelium Liber, Opuscula, in cui il Decretum Gelasianum suddivise gli apocrifi, è presente un «Evangelium nomine Barnabae», quale unico riferimento a tale autore[1]. A causa dei numerosi anacronismi contenuti, in particolare una durata del giubileo in vigore per un solo breve lasso di tempo, è pressoché certo sia stato scritto tra il 1300 e il 1350[2]. Secondo alcuni studiosi musulmani sarebbe invece un originale testo apostolico, dal momento che questo legittimerebbe la loro cristologia. Tuttavia questo vangelo non viene citato né nel Corano né nelle tradizioni profetiche. Descrive Gesù come un uomo (non Dio) precursore di Maometto e racconta che Giuda Iscariota fu processato e crocifisso al posto di Gesù.
Sono pervenuti a noi due manoscritti del Vangelo di Barnaba, uno custodito in Spagna e uno in Italia. Il manoscritto italiano è generalmente datato intorno al 1600 e quello spagnolo intorno al 1800, sebbene alcuni biblisti propongano una datazione intorno al 1400: sebbene gran parte di ciò che viene detto nel Vangelo di Barnaba sia privo di riferimenti temporali, i pochi dettagli che emergono in questo senso, possono essere ricollegati con precisione al XIV secolo. La prova più evidente è la menzione del giubileo centenario nei capitoli 82 e 83. Dal momento che il Giubileo cristiano è stato ridotto nel 1349 a 50 anni (e più tardi a 25), la menzione di un giubileo centenario colloca la datazione del testo nella prima metà del XIV secolo[3][4]. Altri anacronismi presenti nel testo sono:
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