Nel seguente articolo approfondiremo il tema Understatement, che negli ultimi tempi ha suscitato grande interesse e dibattito. Dalle sue origini fino alla sua attualità, Understatement è stato oggetto di studio e analisi da parte di diversi specialisti del settore, che hanno contribuito con prospettive e approcci diversi a questo argomento. Attraverso questo articolo esploreremo le diverse sfaccettature di Understatement, dalle sue implicazioni pratiche al suo impatto sulla società. Inoltre, esamineremo la sua evoluzione nel tempo e analizzeremo le tendenze attuali che lo circondano. Senza dubbio, Understatement è un argomento affascinante che merita di essere affrontato in modo esaustivo e critico, quindi ti invitiamo ad entrare in questo entusiasmante mondo e scoprire tutto ciò che c'è dietro Understatement.
L'understatement (o sottostima) è una figura retorica che consiste nello sminuire il peso o la gravità di un certo fatto oltre i limiti della verosimiglianza, in modo ironico o per creare un effetto di comicità che nasce dal paradosso.[1] Non sempre un atteggiamento understatement è da ritenersi intenzionale, anzi molto spesso è del tutto involontario.
In lingua italiana understatement, derivante dal verbo inglese «to understate» (attenuare, minimizzare),[1] può essere tradotto con sottostima.
Il termine è stato introdotto nel panorama linguistico dagli studi di linguistica cognitiva. Può essere considerato l'esatto contrario della figura retorica nota come iperbole. Non deve invece essere confuso con la figura retorica dell'eufemismo, che consiste nell'uso di una parola o di una perifrasi al posto di un'altra parola più dura, finalizzato ad attenuare l'offensività o la crudezza di ciò che si dice.
Un esempio d'uso dell'understatement è riscontrabile nella frase «Mi sento un po' affamato - non mangio da tre giorni!», dove un po' sottostima l'essere molto affamato.
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