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Sheikh Junayd (... – 1460) è stato un sovrano azero figlio di Ibrahim Safavi. Dopo la morte del padre assunse la guida dei Safavidi dal 1447 al 1460.
Sotto il regno di Junayd, i Safavidi si trasformarono da seguaci del sufismo, ordine organizzato intorno a un santo-asceta, in un movimento militare con una politica di conquista e di dominio. Egli fu il primo capo spirituale safavita a esporre i sentimenti Sciti, ed in particolare della minoranza duodecimana.[1][2] Junayd venne visto dai suoi seguaci come una incarnazione divina.[3][4]
Durante il periodo trascorso ad Ardabil, Junayd attrasse così tanti discepoli che nel 1448, Jahan Shah (principe di Kara Koyunlu) lo inviò in esilio in Anatolia e Siria. Mentre era lì, iniziò un'attività missionaria e raccolse una grande quantità di seguaci turkmeni.[5] Si recò poi alla corte di Uzun Hassan a Diyarbakır, dove sposò la sorella di Uzun Hassan, Khadija Khatun, intorno al 1456-1459.[6]
A Junayd venne proibito il ritorno ad Ardabil, cosicché visse a Shirvan dove morì vicino al fiume Samur nell'attuale Azerbaigian, dove venne tumulato. Ciò porto all'inizio di una certa animosità fra i sunniti Shirvanshah e sciti safavidi.[7]
A Junayd succedette suo figlio Sheikh Haydar, che sposò sua cugina Alamshah Halima Khatun, figlia di Uzun Hassan e Teodora Despina Khatun. Ebbero tre figli e tre figlie, fra cui Ismail I, padre di Tahmasp I.