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Giovanni Caracciolo | |
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Principe di Capua | |
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In carica | 1424 – 19 agosto 1432 |
Predecessore | Braccio da Montone |
Successore | Ferrante d'Aragona |
Trattamento | Principe |
Altri titoli | Gran Connestabile del Regno di Napoli Gran Siniscalco del Regno di Napoli |
Nascita | 1372 circa |
Morte | Napoli, 19 agosto 1432 |
Dinastia | Caracciolo |
Padre | Francesco Caracciolo |
Madre | Covella Sardo |
Consorte | Caterina Filangieri |
Figli | Troiano Emilia/Isabella Maria/Giovanna Margherita Antonia Giulia |
Religione | Cattolicesimo |
Giovanni Caracciolo | |
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Soprannome | Sergianni |
Nascita | 1372 circa |
Morte | Napoli, 19 agosto 1432 |
Cause della morte | Assassinio |
Luogo di sepoltura | Chiesa di San Giovanni a Carbonara, Napoli |
Dati militari | |
Paese servito | ![]() |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Battaglie | Battaglia di Roccasecca (1411) ed altre |
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Giovanni Caracciolo, conosciuto come Sergianni o Ser Gianni (1372 circa – Napoli, 19 agosto 1432), è stato un nobile, condottiero e politico italiano, noto per essere stato l'amante della regina del Regno di Napoli Giovanna II d'Angiò-Durazzo.
Fu principe di Capua, duca di Venosa, conte di Avellino e signore di Calvello, Casalnuovo, Castelvetere, Chiusano, Melfi, Orta, Rapolla, Ripacandida, Trivento, Tufo e Valentino[1]. Fu inoltre sia gran connestabile che gran siniscalco del Regno di Napoli.
Terzo figlio di Francesco Caracciolo del ramo dei del Sole, cavaliere aurato e ciambellano del re del Regno di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo, e di Covella Sardo[2], figlia di un cavaliere senese, sin da giovane prese parte a varie campagne militari sotto Ladislao, arrivando a ottenere la carica di gran connestabile del Regno. Succedutagli al trono sua sorella Giovanna, ottenne da lei la carica di gran siniscalco del Regno, consolidando così la propria supremazia a corte.
La sua relazione con la regina Giovanna II ebbe inizio intorno al 1416, nonostante lui fosse già sposato con la nobile Caterina Filangieri, quando la sovrana si scontrò duramente con il consorte Giacomo II di Borbone-La Marche per la pretesa di questo ad essere insignito del titolo regio in luogo di quello di principe di Taranto. La nobiltà napoletana fedele agli Angioini diede vita ad una violenta sommossa contro Giacomo, che nel 1418 fu costretto ad abbandonare Napoli.
Fra il Caracciolo e Giovanna nacque un rapporto turbolento, continuamente scosso da contrasti e disaccordi, viziato all'origine dall'intreccio di sentimenti, ambizioni e potere sul quale reggeva. Tuttavia Sergianni esercitò per decenni un'influenza enorme sulla regina, che da parte sua cedette a poco a poco il suo potere a subalterni fino a restarne ella stessa dominata. Già a partire dai primi anni della relazione, Sergianni ebbe un ruolo preponderante nella politica del Regno di Napoli, investito dalla sovrana dell'autorità di assumere motu proprio molte decisioni di fondamentale importanza.
A lui si deve la rottura fra la regina e papa Martino V, che in quanto signore feudale del Regno napoletano aveva chiesto a Giovanna il sostegno economico per la ricostituzione del suo esercito. Sergianni istigò la sovrana a rifiutare il contributo al pontefice. Trovato un alleato in Luigi III d'Angiò-Valois, nel 1420 Martino V lo incitò contro Giovanna, che da parte sua, grazie alle manovre politiche del Caracciolo, ottenne l'alleanza del potente Alfonso V d'Aragona, creando le premesse per la guerra di successione che si scatenò trent'anni dopo la sua morte.
Nel giro di pochi anni i rapporti fra Giovanna e Alfonso, nominato erede al trono, degenerarono in un violento scontro che coinvolse anche il Caracciolo. Profondamente odiato dall'aragonese per l'immenso potere che egli deteneva, nel maggio del 1423 Sergianni fu tratto in arresto da Alfonso, i cui soldati posero l'assedio a Castel Capuano per costringere Giovanna alla resa. Fallito l'assedio, si giunse fra le parti ad uno scambio di prigionieri; in tal modo la regina e Sergianni furono liberi e insieme si recarono ad Aversa. Là avvenne l'incontro pacificatore con Luigi III d'Angiò-Valois. Sempre su indicazione del Caracciolo, la regina prese le distanze dal sovrano aragonese Alfonso e ne annullò l'adozione, nominando Luigi suo nuovo erede. Alfonso, intanto, fu costretto a far ritorno in patria per reprimere i conflitti scoppiati tra i suoi fratelli e il re di Castiglia.
Negli anni che seguirono, il potere di Sergianni Caracciolo crebbe spropositatamente. La regina Giovanna delegò a lui ogni responsabilità nella gestione dei servi più maledetti, conducendo di fatto vita privata. Per consolidare ulteriormente la propria posizione presso la corte napoletana, dopo aver dato in moglie sua figlia Emilia/Isabella ad Antonio Caldora, figlio primogenito di Jacopo Caldora, potente gran connestabile del Regno di Napoli, fece maritare anche il suo unico figlio maschio Troiano con Maria Caldora, sorella di Antonio, in modo da non averselo contro[3]. Questa alleanza tra Sergianni Caracciolo e Jacopo Caldora venne vista dai cortigiani come un pericolo per la vita della regina Giovanna e per il Regno[3]. La sfrenata ambizione del Caracciolo, sempre più avido di potere e ricchezze, irritò la regina, stanca di quella posizione di sottomissione ai voleri di un suddito che lei stessa aveva reso così potente[3]. Poco dopo la mezzanotte del 18 agosto 1432, dopo che ebbero termine i festeggiamenti del matrimonio tra il figlio del Caracciolo e la figlia del Caldora a Castel Capuano, la regina Giovanna, opportunamente consigliata dalla sua corte (in particolare da un'acerrima nemica del Caracciolo, la di lei cugina Covella Ruffo, duchessa di Sessa), fece compiere con un tranello l'assassinio di Sergianni, ucciso con venti colpi di pugnale da un gruppo di sicari (Pietro Palagano, Marino Boffa, Gennaro Squadra, Francesco Caracciolo e suo padre Ottino Caracciolo), che entrarono nella stanza del castello in cui egli si era ritirato per coricarsi[3]. Subito dopo l'assassinio, la regina tenne prigioniero il figlio Troiano fino a quando la vedova di Sergianni non gli ebbe consegnato il castello di Melfi con l'immenso tesoro accumulatovi dal marito. In seguito tutti i congiurati furono ricompensati dalla sovrana napoletana. Sergianni venne sepolto a Napoli nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, all'interno della cappella Caracciolo del Sole.
Genitori | Nonni | Bisnonni | ||||||||
Carlo Caracciolo | Marino Caracciolo | |||||||||
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Francesco Caracciolo | ||||||||||
Marucella Capece Galeota | ? | |||||||||
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Giovanni "Sergianni" Caracciolo | ||||||||||
Lisolo Sardo | ? | |||||||||
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Covella Sardo | ||||||||||
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Sergianni Caracciolo si sposò con Caterina Filangieri, contessa di Avellino, che gli diede un figlio e cinque figlie[A 1][4]:
Controllo di autorità | VIAF (EN) 283113683 · ISNI (EN) 0000 0003 8966 1763 · GND (DE) 1126605859 · BNF (FR) cb14975023k (data) |
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