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Rubino Romeo Salmonì (Roma, 22 gennaio 1920 – Roma, 10 luglio 2011) è stato uno scrittore e superstite dell'Olocausto italiano.
Dalla sua storia, raccontata poi nel suo libro Ho sconfitto Hitler[1], Roberto Benigni trasse spunto per la realizzazione del film La vita è bella, per il quale Salmonì fu anche consulente.[2].
Nato a Roma da una famiglia ebraica, sfuggì al rastrellamento nazista nel ghetto di Roma del 16 ottobre 1943[3], ma venne arrestato nell'aprile del 1944 a causa di una delazione e rinchiuso prima in via Tasso e quindi nel carcere di Regina Coeli. Trasferito prima al Campo di Fossoli, il 22 giugno fu caricato su un treno e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove giunse il 26 giugno. Qui venne marchiato con il numero identificativo A15810. Erano con lui anche due suoi fratelli, che perirono durante la prigionia.[2]
Costretto al lavoro forzato nelle officine meccaniche del campo, viene ricordato dagli altri sopravvissuti per il particolare carattere giocoso e ottimistico che gli permetteva di confortare e rinfrancare i compagni di sventura, dando loro un senso di speranza.[4][5] Proprio questo suo spirito positivo e il non perdersi d'animo pur in quella situazione disperata, serviranno da spunto per il film La vita è bella.
Rimase prigioniero nel campo fino a poco prima dell'arrivo delle forze di liberazione alla fine di gennaio 1945. Costretto a lasciare il campo in una delle marce della morte, raggiunse il campo di Nossen, da dove evase approfittando dello sbandamento dei controlli a causa della prossima capitolazione tedesca e alla metà di marzo 1945 cominciò una rocambolesca fuga attraverso la Germania ancora in guerra. Riuscì a ritornare a Roma però solo a guerra finita, agli inizi di settembre.[6]
Si segnalò subito per l'attivismo nell'opera di testimonianza nelle scuole, incontri pubblici e in occasione delle giornate commemorative, che proseguì per tutta la vita. È fra i protagonisti del film-documentario Memoria di Ruggero Gabbai.
Il suo libro Ho sconfitto Hitler, raccolta dei suoi diari, lettere e scritti di una vita, pubblicato e distribuito gratuitamente a cura della Provincia di Roma, fu presentato a Palazzo Valentini nel gennaio 2011 alla presenza del Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e del Rabbino capo Riccardo Di Segni.[6] La storia della sua prigionia è raccontata con lo humor e l'ottimismo che lo distinguevano, sintetizzata nella sua frase:
La notizia della morte, avvenuta a Roma il 10 luglio 2011 è stata ricordata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano[N 1] e dalle massime cariche dello Stato italiano, riportata dalle maggiori testate giornalistiche e televisive, a testimonianza dell'importanza della sua figura come testimone e memoria dell'olocausto.[2][7][8][9][10][11]
Controllo di autorità | VIAF (EN) 250666643 · ISNI (EN) 0000 0003 7120 3166 · SBN RMSV956512 · LCCN (EN) no2012077414 |
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