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Una pseudocupola[1][2] è una struttura circolare composta da anelli, generalmente di pietre, disposti orizzontalmente e posti uno sull'altro l'altro in modo che l'anello superiore risulti più piccolo di quello sottostante fino alla sommità dove può restare un foro (detto oculus) oppure una pietra di chiusura a coperchio. L'anello superiore risulta quindi aggettante rispetto al sottostante che funge da mensola. Questa sequenza di elementi costruttivi crea una falsa cupola. La resistenza strutturale della pseudocupola è data dalla portata del singolo anello e quindi si affida semplicemente alla gravità senza sfruttare l'effetto arco della vera cupola.[1] (Invece sono gli sforzi di membrana che si generano nei vari anelli a garantire l'equilibrio, si veda ad esempio Maria Teresa Como, "L'architettura delle tholoi micenee. Aspetti costruttivi e statici", Quaderni della ricerca scientifica) In alcuni casi le pietre di un anello sono legate a quello sottostante con elementi di fissaggio per aumentarne la resistenza (per esempio nei pozzi sacri nuragici dove fu usato piombo inserito in appositi fori nella pietra).[3] Questa tecnica costruttiva è stata impiegata nell'antica architettura mediterranea e trova applicazione anche oggi in architetture rurali.
La pseudocupola viene frequentemente indicata in archeologia con il nome di thòlos (plurale thòloi) dal greco ϑόλος che significa cupola.[1]
Le pseudocupole sono generalmente realizzate con muratura poligonale a secco cioè con conci sbozzati o appena sbozzati che costituiscono filari non sempre della stessa altezza. Tuttavia in alcuni pozzi sacri nuragici di riscontrano pseudocupole realizzate in muratura isodoma, sempre a secco, cioè con conci perfettamente squadrati o curvi posti in filari della stessa altezza.[3]
Esempi di pseudocupola possono essere riscontrati nelle antiche tombe a tholos micenee,[4][5] in alcune sepolture in Mesopotamia, nei nuraghi e nei pozzi sacri nuragici della Sardegna e nella penisola iberica, ed in Etruria.
Strutture coperte con pseudocupole realizzate accumulando pietre a secco, sono presenti come ricoveri rurali, legate al mondo pastorale, in varie aree del Mediterraneo compresa una vasta area dell'Italia meridionale. La loro forma è generalmente ogivale ma sono presenti anche forme coniche e a campana. Possono rientrare nella definizione di "tholos" anche i trulli e le pajare pugliesi, le "capanne" o "caciare" abruzzesi, i cubburi ed i "pagghiari" siciliani e la casita istriana.
Sono presenti testimonianze di strutture a tholos anche in Molise e in Liguria, dove son chiamate rispettivamente "cavanei" e "caselle". Altre strutture a tholos si ritrovano nell'Italia Meridionale, sull'Appennino Lucano, nel comune di Caggiano.
La tecnica della pseudocupola viene utilizzata nelle regioni polari per la costruzione degli iglù.[2]