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Pianiano frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Comune | Cellere |
Territorio | |
Coordinate | 42°29′57.55″N 11°44′16.48″E |
Abitanti | 14[1] (2011) |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | Pianianoti |
Patrono | San Sigismondo |
Giorno festivo | 1º maggio |
Cartografia | |
Pianiano è una frazione del comune di Cellere, in provincia di Viterbo, nel Lazio.
La frazione di Pianiano, situata a 310 m s.l.m., si sviluppa lungo la strada che collega Vulci a Ischia di Castro, non lontano dal confine provinciale con Grosseto, e dista circa 3 chilometri dal capoluogo comunale.
Il toponimo Plandianum si fa risalire al latino Planium Dianae, consacrazione forse alla dea della caccia e dei boschi. Una leggenda vuole l’attribuzione ad una sua bellissima e mitologica sovrana guerriera. Il racconto narra come la principessa Diana, guidata da un mistico richiamo, trovò per prima le antiche tombe degli Etruschi nella Valle del Fiora e ne portò i sarcofagi nella chiesetta del castello.
Secondo le varie leggende locali, il borgo ha origini etrusche. Una di queste racconta di una monumentale tomba di una principessa etrusca persa sotto i suoi tufi. Le prime notizie certe relative a Pianiano risalgono al 1214, anno in cui risulta sottomesso a Viterbo e nel 1270 compare soggetto a Tuscania.[2] A partire dal 1400 venne inglobato sotto i domini della famiglia Farnese.
Intorno al 1600 il paese, a causa della malaria, si spopolò, fino a rimanere abbandonato a metà del Settecento. Fu ripopolato, grazie alla politica di papa Benedetto XIV, da immigrati albanesi di Scutari (212 persone).[3]
L’accesso al Borgo era controllato da una doppia porta alle estremità del Ponte, in seguito interrato, di cui oggi però ne è ancora visibile il profilo. Dalla porta del Ponte, la pianta del palazzo signorile seguiva il lato ovest della rupe, con un cortile corrispondente all’attuale largo principale, a cui vi si poteva accedere dalla porta est. Dalla strada che conduce a Cellere si possono ancora vedere le arcate del suo loggiato.
Nel 1729 il borgo e le sue terre furono annesse alla Comunità di Cellere.
Nell’epoca d’oro del brigantaggio, Pianiano vide dare i natali al leggendario brigante Domenico Tiburzi.
La chiesa di San Sigismondo Martire è di origine altomedievale. Dell’antica struttura rimane l’abside e parte di una colonna del disperso baldacchino dell’altare, riutilizzata come paracarro durante la ristrutturazione settecentesca del Borgo. Infatti nel corso dei secoli la chiesa fu ampliata e girata di 90°. Al suo interno è apprezzabile una tela settecentesca detta “Madonna degli Albanesi”.
MUSA (Musica - Spettacolo - Arte - Artigianato), nata nel 2017.[4]