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Massacro di Reçak massacro | |
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Data | 15 gennaio 1999 |
Luogo | Račak, Shtime |
Stato | ![]() |
Coordinate | 42°25′45.84″N 21°00′59.04″E |
Obiettivo | UÇK e civili albanesi kosovari |
Responsabili | SAJ e JSO |
Conseguenze | |
Morti | 45 |
Il massacro di Račak o Reçak (in serbo Масакр у Рачку?, Masakr u Račku, in albanese Masakra e Reçakut), noto anche come operazione Račak (in serbo Акција Рачак?, Akcija Račak) è stato un omicidio di massa perpetrato il 15 gennaio 1999, nel villaggio di Reçak, dalle forze speciali serbe nell'ambito della guerra del Kosovo.[1] Un numero compreso tra 40 e 45 civili di etnia albanese furono uccisi dalle forze jugoslave.[2]
Appena rivelato, il governo serbo dichiarò che le vittime erano tutte partecipanti all'Esercito di liberazione del Kosovo, e che tali uccisioni erano al fine della sicurezza nazionale. La comunità internazionale non accettò tali giustificazioni, denunciando invece un crimine diretto contro la popolazione civile.
Questo episodio è famoso perché è una delle principali accuse dei crimini che Slobodan Milošević si porterà dietro al Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia. Da molti è stato anche interpretato come il movente che portò l'intervento della NATO per fermare il genocidio in corso.
Ad oggi è considerato uno dei massacri più efferati di quelli perpetrati dalla polizia e dai paramilitari jugoslavi contro la popolazione albanese durante la guerra del Kosovo.