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Libero comune di Sassari | |
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Dati amministrativi | |
Lingue parlate | Sardo, volgare italiano nelle varianti toscane e liguri |
Capitale | Sassari (15-16.000[1] ab.) |
Dipendente da | ![]() (1272-1294) ![]() |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica comunale |
Podestà | Podestà di Sassari |
Nascita | 1272 circa |
Causa | Dissoluzione del Giudicato di Torres |
Fine | 4 luglio 1323 |
Causa | Nascita del Regno di Sardegna e Corsica |
Territorio e popolazione | |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
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Evoluzione storica | |
Preceduto da | ![]() |
Succeduto da | ![]() |
Ora parte di | ![]() |
Il cosiddetto Libero comune di Sassari[2] fu uno Stato semi-indipendente esistito in Sardegna tra il XIII e XIV secolo e confederato prima con Pisa e poi con Genova.[2]
Secondo lo storico Francesco Cesare Casula il comune nacque nel 1272 dopo la fine del Giudicato di Torres di cui, nell'ultimo periodo, era stata capitale.[2]
Nel primo periodo i podestà furono pisani, incaricati dalla popolazione del comune di svolgere il proprio governo con "giustizia, obiettività ed imparzialità"[1]
Successivamente, dopo la disastrosa Battaglia della Meloria e la successiva pace di Fucecchio, firmata nel 1293, Genova riuscì ad insediare come podestà dei funzionari liguri.[1]
Fu in quell'epoca che Sassari si fornì di codici di legge, detti Statuti Sassaresi, aggiornati successivamente in epoca arborense e dunque dopo il crollo del Libero comune.[3]
Dopo l'arrivo dell'allora infante Alfonso IV d'Aragona a capo della flotta di 300 navi di suo padre, il Libero comune si offrì di divenire vassallo dell'appena costituito Regno di Sardegna e Corsica, tramite l'ambasciatore Guantino Catoni.[1]
Il passaggio ufficiale avvenne il 4 luglio 1323.[1]
I cosiddetti Statuti di Sassari sono atti formali e solenni con i quali vennero stabiliti i principi organizzativi ed istituzionali della città di Sassari e della sua contrada.[3]
La prima copia a noi rimasta è del 1316, al tempo del podestà genovese Cavallino degli Onesti o degli Honestis, ed è scritta in lingua latina, anche se ne permane una anche in lingua sarda nella variante logudorese.[3] È composta da tre libri, contenenti rispettivamente 160, 38 e 50 capitoli.[3]
Il primo libro trattava del diritto pubblico interno e le materie economiche:del commercio, dei dazi e della guardia urbana.[3]
Il secondo riguardava il diritto civile e stabiliva l'amministrazione dei beni privati.[3]
Il terzo trattava invece del diritto penale e stabiliva le pene per ogni delitto[3]
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1272 | -- | Arrigo da Caprona | Pisa | Podestà | |
1281 | 1282 | Goffredo Sampante | Pisa | Podestà | |
1282 | 1283 | Tano Badia de Sismondi | Pisa | Podestà | |
1300 | -- | Ottone Boccanegra | Genova | Podestà | |
1313 | -- | Rolando da Castiglione | Genova | Podestà | |
1316 | -- | Cavallino De Honestis | Genova | Podestà | [4] |
1323 | 1323 | Guantino Catoni | Amministratore |