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Giovanni Abignente | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXI, XXII, XXIII, XXIV del Regno d'Italia |
Gruppo parlamentare | sinistra costituzionale |
Collegio | Mercato San Severino |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea |
Giovanni Abignente (Sarno, 30 ottobre 1854 – Roma, 24 febbraio 1916[1]) è stato un giurista e politico italiano.
Dopo la laurea in giurisprudenza, esercitò la professione di avvocato dal 1877 al 1888 per poi dirigere, dal 1888 al 1895, la Società pel risanamento di Napoli.
Conseguita la libera docenza, dal 1882 insegnò Storia del diritto italiano all'Università di Napoli. È considerato «uno dei più acuti studiosi dell'evoluzione del sistema amministrativo dell'Italia liberale»[2].
Eletto nello scrutinio del 1900, fu deputato del Regno d'Italia fino alla morte, per quattro legislatura consecutive, dalla XXI alla XXIV, tra i banchi della sinistra costituzionale. Il 13 giugno 1913 era dimesso, dopo aver respinto le accuse sui suoi rapporti con la società appaltatrice del Palazzo di Giustizia di Roma, sostenute nei suoi confronti dal socialista Alberto Calda, poi condannato per calunnie.
Quattro mesi dopo fu rieletto con successo nelle elezioni del 26 ottobre 1913, le prime a suffragio universale maschile nella Storia d'Italia.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 19805650 · ISNI (EN) 0000 0000 6123 141X · SBN RAVV085139 · BAV 495/11196 · LCCN (EN) nr96003273 · GND (DE) 116003456 · BNF (FR) cb12809351q (data) |
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