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Gary Arnold Flandro (Salt Lake City, 30 marzo 1934) è un ingegnere aerospaziale statunitense.
Gary Flandro ha conseguito il Bachelor of Science in ingegneria meccanica presso l'Università dello Utah nel 1957, un master in aeronautica nel 1960 e il dottorato nel 1967, entrambi presso il California Institute of Technology (Caltech).
Durante l'estate del 1965, a Flandro, allora al Jet Propulsion Laboratory (JPL),[1] fu assegnato il compito di studiare nuove traiettorie per l'esplorazione dei pianeti del sistema solare esterno. Nel suo studio[2] scoprì un raro allineamento tra i pianeti esterni (che si verifica una volta ogni 175 anni), che avrebbe permesso ad un'unica sonda spaziale lanciata alla fine degli anni settanta verso Giove di sorvolare anche Saturno, Urano e Nettuno, utilizzando la spinta gravitazione ricevuta da ciascun pianeta per raggiungere il successivo e riducendo contestualmente il tempo di crociera dai quarant'anni necessari per raggiungere altrimenti Nettuno a circa 10 anni. Lo studio originò una proposta di missione della NASA denominata Planetary Grand Tour e, successivamente alla sua cancellazione per questioni di bilancio, le missioni Voyager 1 e Voyager 2. Delle due, la seconda sfruttò la traiettoria interplanetaria studiata da Flandro per portare avanti il "Grand Tour" del sistema solare esterno.[3]
In riconoscimento della sua scoperta, Flandro ricevette nel 1972 il premio Golovine della British Interplanetary Society (su segnalazione del direttore del JPL, William Hayward Pickering)[4] e l'Exceptional Achievement Medal dalla NASA nel 1998 con la citazione:[5]
Lo studio di Flandro ha avuto un impatto determinante anche nella programmazione dell'esplorazione di Plutone,[6] avendo calcolato sotto quali condizioni un sorvolo di Giove avrebbe permesso di raggiungere quello che allora era considerato il nono pianeta del sistema solare.[7]
La sua ricerca negli anni seguenti si è concentrata sullo studio degli endoreattori[8] e, in particolare, dell'instabilità della combustione in quelli a propellente solido.[9] Impiegato presso l'University of Tennessee Space Institute (UTSI), dal 1991 tiene la cattedra di eccellenza intitolata a Edward J. e Carolyn P. Boling.[8]
È autore o coautore di 54 articoli scientifici, quattro libri e due capitoli di libro ed alcune monografie edite dal Georgia Institute of Technology. Nel 2008 è stato nominato Fellow (membro) della American Institute of Aeronautics and Astronautics (AIAA).[6]
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