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Francesco Meriano | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII |
Gruppo parlamentare | Fascista |
Coalizione | Nazionale |
Circoscrizione | Emilia |
Collegio | Unico nazionale |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PNF |
Titolo di studio | Laurea in lettere |
Università | Università di Bologna |
Francesco Meriano (Torino, 21 settembre 1896[1] – Kabul, 21 maggio 1934[1]) è stato un poeta, giornalista, politico e diplomatico italiano.
Francesco Meriano era il figlio di Carolina Capello ed Ernesto Meriano. Con Bino Binazzi fonda a Bologna e dirige dal giugno 1916 al 1920, la rivista futurista La Brigata. Dal 1916 al 1920 ebbe una corrispondenza epistolare con Tristan Tzara, che lui ammirava[2]. Nel 1919 sposò Gemma, figlia di Silvio Pieri, da cui ebbe nel 1928 un figlio, Carlo[1].
Dal 1921 al 1923 collaborò con Il Popolo d'Italia, il quotidiano fondato da Benito Mussolini. Nel 1923 a Bologna fu vicedirettore del "Il Resto del Carlino" e fondò con Dino Grandi la collana editoriale Quaderni "Imperia". Lo stesso anno a Cesena fu eletto sindaco, carica che mantenne fino al 1924, quando fu eletto deputato[1][3].
Nel 1927 Meriano entrò nel servizio diplomatico-consolare italiano. Nel 1928 fu console generale a Odessa. Dal 24 giugno 1929 al 26 settembre 1930 fu inviato in Lussemburgo. Dal 1931 a metà del 1932 fu console a Rabat, dove diresse un quattordicinale, L'Ala Italiana, per gli italiani presenti in Marocco.
Nel 1932, con l'aumentare dei sintomi di una malattia, si trasferì in un sanatorio ad Abetina Vallesana, una frazione di Sondalo in provincia di Sondrio, dove dall'agosto del 1932 trascorse due mesi in ospedale. Nel 1933 si recò a Spalato per cercare di risolvere alcuni conflitti territoriali e per la promozione della cultura italiana in Dalmazia. Nel 1934 fu inviato a Kabul come ministro plenipotenziario, dove morì di malattia. È sepolto nel cimitero di Settignano.
L'archivio di Meriano è conservato presso la Fondazione Primo Conti[4].
Controllo di autorità | VIAF (EN) 27881973 · ISNI (EN) 0000 0000 2653 1943 · SBN CFIV023601 · LCCN (EN) n82250778 · GND (DE) 119446553 · BNF (FR) cb12676001q (data) · J9U (EN, HE) 987007274293605171 · CONOR.SI (SL) 275277667 |
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