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Eucardio Momigliano (Monesiglio, 18 ottobre 1888 – Milano, 16 luglio 1970) è stato un giornalista, politico e storico italiano.
Era di famiglia ebraica e parente di Arnaldo Momigliano. Laureato in Giurisprudenza a Milano, esordiva appena ventenne nel giornalismo milanese collaborando alla rivista La vita internazionale. Il 4 giugno 1914 fu iniziato in Massoneria nella Loggia "Giovan Battista Prandina" di Milano e nel dopoguerra fu Consigliere dell'Ordine del Grande Oriente d'Italia[1][2]. Finita la prima guerra mondiale Momigliano, sansepolcrista ebreo, si staccò dal fascismo quasi subito, fondando l'Unione Democratica Antifascista. Lottò dalla colonne del Corriere della Sera contro i primi provvedimenti liberticidi del fascismo e si pose apertamente contro la dittatura quando Mussolini abolì le libertà di stampa. Perseguitato dal regime, fu imprigionato per sei mesi (fine giugno-fine dicembre 1940)[3] nel campo di internamento di Urbisaglia. Fu prosciolto il 27 dicembre del 1940.
Dopo la liberazione divenne uno dei dirigenti del Partito della Democrazia del Lavoro. Collaborò attivamente a parecchi giornali e riviste. Fu commissario della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani.
Nel breve saggio La discriminazione ovvero il mercato delle indulgenze pubblicato nel 1946 riportò la sua testimonianza di come la campagna antisemita fascista fosse "un grande affare" per i corrotti organi del partito.[4]
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