In questo articolo analizzeremo Drago (araldica) da diverse prospettive, con l'obiettivo di approfondirne l'importanza e le implicazioni. Drago (araldica) è un argomento che ha acquisito rilevanza negli ultimi anni, generando dibattiti e polemiche in diversi ambiti. Attraverso questa analisi esaustiva, ci proponiamo di far luce sui diversi aspetti che circondano Drago (araldica), fornendo al lettore una visione completa ed equilibrata. Dalle sue origini al suo impatto sulla società odierna, esamineremo ogni aspetto di Drago (araldica) per comprenderne meglio la portata e il significato nel mondo contemporaneo. Utilizzando fonti attendibili e pareri di esperti, approfondiremo uno studio approfondito che mira ad aprire il dialogo e incoraggiare la riflessione su Drago (araldica).
In araldica il drago è una figura araldica chimerica che simboleggia vigilanza, custodia e fedeltà.[1] Il drago è anche assunto come emblema di valore militare e come tale si trova negli stemmi militari italiani relativi alle truppe corazzate.
Il drago è rappresentato, di norma, alato e con le fauci aperte.[1] Le zampe anteriori possono essere sia d'aquila che di leone, il corpo è di rettile, come la coda, e le zampe posteriori, se presenti, sono di leone.
Fu usato come emblema dai Ghibellini e, quindi, i Guelfi portarono spesso l'aquila rossa,[1] loro riconosciuta da Clemente IV, che afferrava con gli artigli un drago di verde.[1] Ma tali regole non sono regole stabili e fisse, ma più legate al momento, anche se questo tipo di utilizzo non è escluso.
Nell'araldica civica, italiana ma non solo, è molto frequente la figura di san Giorgio[1] che uccide il drago.