Nel mondo di oggi, La rimpatriata è diventato un argomento di crescente interesse per persone di tutte le età e ceti sociali. Che si tratti del suo impatto sulla società, sulla tecnologia, sulla salute o sulla cultura, La rimpatriata ha generato dibattiti appassionati e analisi approfondite. In questo articolo esploreremo le varie sfaccettature di La rimpatriata, esaminando la sua evoluzione nel tempo, la sua influenza su diversi aspetti della vita quotidiana e le prospettive future che apre. Attraverso un approccio multidisciplinare, cercheremo di far luce su questo argomento affascinante e attuale.
La rimpatriata è un film del 1963 diretto da Damiano Damiani. La pellicola è stata presentata in concorso al Festival di Berlino 1963.
Due componenti di un ex gruppo di amici (Alberto e Sandrino) si ritrovano dopo molti anni per caso per le vie di Milano; dopo un momento di imbarazzo, riaffiorano i ricordi e la spensieratezza di un tempo. Decidono così di rintracciare anche gli altri e passare una serata come ai bei tempi, si aggiungono Cesarino, Nino e Livio. Cesarino che ai tempi era l'animatore del gruppo, non ha perso gran che in questo senso, ma nella vita di tutti i giorni è un perdente (gestore di un piccolo cinema di periferia). La serata va avanti fra telefonate scherzose, corse in macchina e incontri di personaggi bizzarri, finché Cesarino non decide di rintracciare un'altra componente del gruppo diventata nel frattempo una prostituta da marciapiede. Cesarino nel volerla redimere si scontra anche con due suoi clienti che nel frattempo l'avevano caricata su un camion. Cesarino, malmenato e sanguinante, viene soccorso dai suoi amici, ma si allontana malinconicamente dal gruppo, promettendosi di rivedersi presto ma ben sapendo in fondo che non si ritroveranno mai più.