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Homo luzonensis | |
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Intervallo geologico | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Infraphylum | Gnathostomata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Mammalia |
Sottoclasse | Theria |
Infraclasse | Eutheria |
Superordine | Euarchontoglires |
(clade) | Euarchonta |
Ordine | Primates |
Sottordine | Haplorrhini |
Infraordine | Simiiformes |
Parvordine | Catarrhini |
Superfamiglia | Hominoidea |
Famiglia | Hominidae |
Sottofamiglia | Homininae |
Tribù | Hominini |
Sottotribù | Hominina |
Genere | Homo |
Specie | H. luonensis |
Nomenclatura binomiale | |
Homo luzonensis Détroit et al, 2019 | |
Nomi comuni | |
Uomo di Callao, Uomo di Luzon |
L'Homo luzonensis (Détroit, 2019) è una specie di ominide estinta del genere Homo, apparsa nel Pleistocene superiore.
L'olotipo di questo ominide è il fossile MT3, trovato da Philip J. Piper nel 2007 nella Grotta di Callao nell'isola di Luzon (Filippine), risalente a 67.000 anni fa[1].
Sebbene l'ipotesi iniziale della migrazione umana nelle Filippine di Henry Otley Beyer suggerisse l'uso di ponti di terra durante l'ultima era glaciale, le moderne letture batimetriche dello Stretto di Mindoro e del Passaggio di Sibutu suggeriscono che nessuno dei due sarebbe stato completamente chiuso[2]. Le piccole dimensioni dei molari degli ominidi suggeriscono che potrebbe trattarsi di un caso di nanismo insulare, riscontrato anche nell'Homo floresiensis[1][3].