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Giuseppe Fenaroli Avogadro | |
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Conte dei Fenaroli | |
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Predecessore | Bartolomeo Fenaroli |
Successore | Bartolomeo Fenaroli Avogadro |
Trattamento | Sua Eccellenza |
Altri titoli | Conte del Regno d'Italia Gran Dignitario del Regno d'Italia Conte del Regno Lombardo Veneto |
Nascita | Brescia, 24 marzo 1760 |
Morte | Rudiano, 26 gennaio 1825 |
Dinastia | Fenaroli Avogadro |
Padre | Bartolomeo Fenaroli |
Madre | Paola Avogadro |
Religione | Cattolicesimo |
Giuseppe Fenaroli Avogadro (Brescia, 24 marzo 1760 – Rudiano, 26 gennaio 1825) è stato un politico italiano, amico di Napoleone Bonaparte.
Figlio del conte Bartolomeo Fenaroli e della contessa Paola Avogadro, frequentò con il fratello Girolamo il "Casino de' Buoni amici", circolo di giovani nobili bresciani giacobini. Nel 1796 viene inviato come delegato della propria municipalità a Verona presso il provveditore generale Foscarini. Nel luglio i Fenaroli Avogadro ospitarono a Brescia Napoleone Bonaparte insieme alla consorte Giuseppina. La contessa Paola accordò all'illustre ospite un prestito che Napoleone non dimenticò.
Nel 1797 risulta tra i capi degli insorti della rivolta di Brescia ed entrò a far parte del governo provvisorio bresciano svolgendo un'azione diplomatica, nei nove mesi della repubblica, con il Bonaparte. Il 30 settembre inviò alle autorità bresciane una lettera in cui rassicurava che il Bonaparte aveva scritto al direttorio cisalpino per l'unione di Brescia e Mantova alla Repubblica Bresciana, che sarebbe altrimenti scomparsa tramite il trattato di Campoformio. Il 21 novembre si reca con altri nobili bresciani dal Bonaparte a Milano per definire l'unione di tale repubblica con la Repubblica Cisalpina. Il governo bresciano lo elesse quindi tra i rappresentanti del corpo legislativo della Cisalpina e Napoleone confermò tale incarico nominandolo primo presidente dell'Assemblea degli junori.
Nell'aprile del 1798 si oppose al trattato di alleanza con la Francia, fu quindi espulso attraverso il provvedimento del generale Charles Victoire Emmanuel Leclerc e posto sotto sorveglianza con l'obbligo di risiedere a Brescia e Rudiano. Nell'aprile 1801, successivamente alla Battaglia di Marengo fu incaricato di recarsi a Parigi, con i generali Pino e Oriani, per esprimere a Napoleone la gratitudine Bresciana per la seconda Cisalpina e il Trattato di Lunéville . Nell'inverno fu inviato a Lione per partecipare alla Consulta Straordinaria Cisalpina, di cui fu nominato membro in rappresentanza del Dipartimento della Mella, al suo arrivo il Bonaparte manifestò al Fenaroli una calorosa benevolenza. Venne nominato membro della Commissione dei trenta ed eletto Napoleone presidente della Repubblica Italiana fu ricompensato con la nomina a membro della Consulta di Stato. La firma del Fenaroli compare, insieme con quella degli altri colleghi della Consulta, in calce al progetto di costituzione del Regno d'Italia presentato dal conte Francesco Melzi d'Eril il 29 maggio 1804.[1].
Il Bonaparte nutriva molta stima del Fenaroli: il 17 marzo partecipava alla cerimonia delle Tuileries e durante l'Incoronazione di Napoleone Re d'Italia, avventura il 26 maggio 1805 nel duomo di Milano, il Fenaroli ebbe l'onore di portare nel corteo lo scettro di Carlo Magno.[2]. Venne successivamente insignito dal Bonaparte della Legion d'Onore e nominato nel 1805 gran Maggiordomo Maggiore (9 maggio 1805-1814), membro del consiglio di stato (9 maggio 1805- 19 febbraio 1814), Gran Dignitario dell'Ordine della Corona Ferrea (1806) e conte del regno (12 aprile 1809). Il Fenaroli divenne anche un membro dell'alta amministrazione di Milano, avendo buona confidenza con il viceré Eugenio di Beauharnais, spesso suo ospite a Brescia insieme al Bonaparte durante i suoi viaggi in Italia. Successivamente la caduta di Napoleone ottenne da Francesco II d'Asburgo-Lorena l'onore di mantenere il titolo di Gran Dignitario della corona ferrea anche sotto dominio austriaco.[3].
Massone, l'11 dicembre 1806 fu tra i fondatori della loggia di Brescia Amalia Augusta[4].
Morì a Rudiano nel gennaio del 1825.
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