In questo articolo, Fullscreen verrà affrontato da diverse prospettive, al fine di analizzarne l'importanza, l'impatto e la rilevanza in vari ambiti. Verranno indagate la sua origine, evoluzione e conseguenze, nonché la sua relazione con altri temi rilevanti. Attraverso un approccio multidisciplinare, cercheremo di comprendere la sua influenza sulla società attuale, nonché le sue possibili implicazioni future. Verranno inoltre esaminate possibili soluzioni, raccomandazioni e sfide legate a Fullscreen, con l'obiettivo di fornire una visione globale e riflettere sul suo significato nella nostra realtà attuale.
Fullscreen, letteralmente traducibile in italiano a tutto schermo, è un termine usato per definire l'aspect ratio 4:3 (8:6) dei film, ovvero un film il cui formato cinematografico originale è 1,33:1 (cioè 4:3) si adatterà in fullscreen in un televisore 4:3. Diversamente, lo schermo pieno per un televisore 16:9 sarà per i formati nativi 1,78:1 (16:9 appunto), ma in questo caso si parlerà di widescreen.
Alcuni registi cinematografici, come ad esempio Stanley Kubrick, amavano girare le loro pellicole in formato 1,33:1 ritenendo che la "vita futura" della loro opera fosse quella televisiva e che quella cinematografica fosse solo passeggera[senza fonte], ergo girare già nel formato originario dello schermo televisivo (4:3 = 1,33:1 appunto), si riteneva fosse ottimale.