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Collezionista di opere d'arte e libri antichi, ha ingrandito la collezione inizialmente allestita dai genitori in collaborazione con la sorella, vincolandola tramite la Fondazione Cavallini-Sgarbi da lei fondata, in vista di un possibile museo.
Personaggio televisivo divenuto noto a partire dagli anni ottanta, per lo più in veste di opinionista, è famoso per la sua irascibilità, che lo ha più volte portato ad accesi diverbi con politici, giornalisti e altri personaggi televisivi, in alcuni casi sfociati in condanne definitive per diffamazione e turpiloquio.
Figlio dei farmacistiGiuseppe Sgarbi (1921-2018) e Rina Cavallini (1926-2015) e fratello maggiore della regista e scrittrice Elisabetta Sgarbi (1956), è cresciuto a Ro Ferrarese. Dopo essersi diplomato a Ferrara, si è laureato con 110/110 e lode in filosofia presso l'Università di Bologna nel 1974[3], dove ha poi conseguito il perfezionamento in storia dell'arte. Nel 1977 è assunto, quale storico dell'arte, presso la soprintendenza ai beni storici e artistici in Veneto. Dall'inizio del 2019 è in pensione per collocamento a riposo per limiti di età. Ha insegnato per tre anni come docente a contratto all'Università di Udine. Nel 2022 è stato nominato per chiara fama professore ordinario di Storia dell'Arte moderna presso la Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università Kore di Enna, senza mai tuttavia prestare servizio per i già intervenuti limiti di età[4].
Celibe, ha riconosciuto due figlie, una nata nel 1998 e una nel 2000, e un figlio, nato nel 1988. Nel 2011 la Corte d'appello di Ancona gli attribuisce la paternità di una terza figlia, allora di tredici anni, avuta da una cantante lirica.[5] In quell'occasione asserì di credere di avere almeno quaranta figli.[5]
Carriera di critico d'arte
Gli inizi
Parallelamente alla sua attività politica, continua a occuparsi di arte,[6] commentando in videocassetta alcune delle opere dei più importanti pittori e scrivendo numerosi saggi e libri specializzati. I titoli più rilevanti da lui pubblicati sono Carpaccio (1979), I capolavori della pittura antica (1984), La stanza dipinta (1989), Davanti all'immagine (1990, edito da Rizzoli e vincitore della 37ª edizione del Premio Bancarella), Onorevoli fantasmi (1994), Lezioni private (1995), Lezioni private 2 (1996), Davanti all'immagine (2005), Ragione e passione. Contro l'indifferenza (2006), Clausura a Milano, Da Suor Letizia a Salemi (2008, scritto con Marta Bravi).
Nel 2008 una introduzione da lui firmata a un volume su Botticelli venne riconosciuta come un plagio, in quanto copiata testualmente da frasi che la storica dell'arteMina Bacci aveva scritto sul pittore quattrocentesco in un fascicolo dei "Maestri del colore".[8][9] È editorialista del quotidiano il Giornale e cura sia una rubrica settimanale su Panorama sia una quindicinale su IO Donna.
Nel 2010 viene nominato soprintendente della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare. La nomina venne successivamente annullata per ben 3 volte dalla Corte dei Conti.[10][11] Nel 2014 si dimette dall'incarico.[12]
Nel 2011 venne incaricato dal Ministero per i beni e le attività culturali quale curatore del Padiglione Italia[13] e dei padiglioni regionali per la 54ª Esposizione internazionale d'arte di Venezia organizzata dalla Biennale di Venezia, tra il 4 giugno e il 27 novembre 2011, per la prima volta dislocata sulla terraferma; in tale occasione, dipinge un quadro completandolo assieme al pittore Salvatore Garau. Viene nominato presidente della "Fondazione Gino De Dominicis",[14] ma anche qui seguono polemiche e dispute legali, in quanto l'Associazione Gino De Dominicis, l'Archivio Gino De Dominicis e la Fondazione Gino De Dominicis si contendono l'autorità culturale e legale nell'ordinamento del lavoro dell'artista morto nel 1998.[15]
Al fine di ottenere le statue, Sgarbi e Maroni si sono rivolti al ministro per i beni culturali Dario Franceschini, chiedendone l'intervento. La commissione ministeriale, presieduta dall'archeologo Giuliano Volpe dell'Università degli studi di Foggia, ha sconfessato le tesi di Sgarbi, ribadendo l'intrasportabilità delle statue, e tale parere venne accolto dal ministro Franceschini, mettendo fine alla polemica.
Carriera televisiva
Polemica al Maurizio Costanzo Show
Sgarbi si affermò come personaggio televisivo a partire dal 1987 come ospite ricorrente della trasmissione televisiva Maurizio Costanzo Show, durante la quale alternava lezioni d'arte a dispute verbali con altri ospiti.[21] In seguito a una lite poi divenuta celebre, fu condannato a pagare una multa di 60 milioni di lire.[22][23]
L'uso strumentale della polemica per costruire un personaggio televisivo ha avuto eco anche nella serie a fumetti Alan Ford, nella quale il personaggio Insulto Ingiuria è palesemente ispirato a Vittorio Sgarbi.[24]
Polemica con Federico Zeri
Nel 1989 augurò la morte al noto critico d'arte Federico Zeri (disse: «Io odio Federico Zeri e desidero la sua morte») nel corso di una puntata del Maurizio Costanzo Show.[25] Secondo Sgarbi, Zeri ne aveva infatti preteso il licenziamento perché convinto della sua colpevolezza riguardo alle accuse della contessa trevigiana Pia Bressanin della Rovere. La Bressanin affermò che Sgarbi l'aveva indotta a consegnargli un quadro di Giovanni Agostino da Lodi, La cena di Emmaus, che il critico d'arte aveva riconosciuto nel Museo civico Luigi Bailo di Treviso, a cui la contessa l'aveva affidato anni prima.
Gli anni '90
La sua apparizione televisiva nei primi anni Novanta fu in generale salutata come una novità,[senza fonte] anche se ci fu chi, come il critico televisivo Beniamino Placido, riconoscendo il fascino che il personaggio esercitava su un vasto pubblico, ne scherniva l'autorevolezza come critico d'arte unita allo stile poco ortodosso di divulgatore, definendolo in un suo articolo «il Fatuo Magico».[26]
Dal 1992 al 1999 condusse il programma Sgarbi quotidiani su Canale 5. In una puntata rimase in silenzio per l'intera durata della trasmissione, ben 15 minuti, per protesta contro Berlusconi, a causa del divieto di criticare il Cavaliere nella sua campagna elettorale del 1994 nelle reti Fininvest. Berlusconi aveva infatti dichiarato: «Alla prima che mi fate vi licenzio e ve ne andate». Durante gli istanti finali di quella puntata mostrò ai telespettatori un foglio di carta con scritto: «Basta Sì».[27] La puntata fu seguita da tre milioni e mezzo di spettatori, totalizzando il 20% di share.[28]
Altro record di ascolti venne raggiunto[senza fonte], nel dicembre del 1997, da una puntata girata in esterna in cui venne intervistato dal giornalista Antonio Panei, in occasione della restituzione delle sculture raffiguranti tre teste (trafugate dal luogo del martirio di San Paolo e ritrovate da Sgarbi) ai monaci trappisti dell'Abbazia delle Tre Fontane.[29]
Nel 1998 cerca di rompere l'embargo internazionale alla Libia di Gheddafi, violando il blocco aereo e atterrando a Tripoli con due piccoli Piper decollati da Lampedusa. All'impresa partecipano anche l'editore Nichi Grauso, l'esperto d'arte Peter Glidewell, il regista Filippo Martinez e un giornalista del Corriere della Sera, Francesco Battistini.[30]
Poco dopo Sgarbi ebbe l'occasione di doppiare un personaggio dei Simpson, il gestore del banco, "Il lancio degli anelli", nella puntata Bart Giostraio.[31]
Nel 2015 è ospite fisso nella trasmissione Virus - Il contagio delle idee, talk-show politico di Rai 2, con il suo spazio artistico-culturale all'inizio di ogni puntata.
Carriera teatrale
Dopo esser stato a cavallo del 1999 e 2000 Direttore Artistico del festival estivo AstiTeatro,[34][35] nel 2002 esordisce come regista teatrale con l'Opera Rigoletto prodotta dalla Fondazione Arturo Toscanini. Nel 2009 ha cominciato una sua tournée teatrale dal titolo, "Sgarbi l'altro". Nel 2010 ha dato vita a uno spettacolo teatrale con il pianista Nazzareno Carusi intitolato "Discorso a Due" e dedicato agli Anni di pellegrinaggio di Franz Liszt e alle opere di Michelangelo e Dante che ne hanno ispirato i maggiori capolavori. Culmine del "Discorso a due" è l'esecuzione del melologo ideato da Carusi giustapponendo alla sua esecuzione della lisztiana "Fantasia quasi Sonata - Dopo una lettura di Dante" la lettura da parte di Sgarbi dell'intero V canto dell'Inferno dantesco.[36] Per questo progetto, nel 2011 gli viene assegnato il Premio Lunezia in coppia con Nazzareno Carusi.[37] Nel 2015 esordisce in qualità di autore e interprete con lo spettacolo teatrale Caravaggio: il calendario registra il tutto esaurito[senza fonte]. Tra il 2022 e il 2023 va in scena con lo spettacolo Pasolini-Caravaggio[38] e con quello su Antonio Canova.[39]
Nel 1990 accettò di essere candidato al consiglio comunale di Pesaro per le liste del PCI, ma venne rifiutato per essersi proposto come candidato contemporaneamente nelle liste del Partito Socialista Italiano. Rinunciò così a Pesaro e si candidò al consiglio comunale di San Severino Marche (con il Partito Socialista Italiano), risultando eletto e diventando, dal 1992 al 1994, sindaco della città, sostenuto dalla Democrazia Cristiana e dal Movimento Sociale Italiano. Fu poi assessore del comune dal 1996 al 2006 e consigliere comunale dal 2001 al 2006.
Il 21 marzo 1999 fonda il movimento I Liberal - Sgarbi, con l'obiettivo di partecipare alle elezioni europee di quell'anno. Il simbolo tuttavia venne ricusato, in quanto il contrassegno elettorale conteneva anche il logo del PSDI e l'Ufficio elettorale della Cassazione negò che esso potesse essere validamente usato da Enrico Ferri, che non era più legale rappresentante di quel partito[50].
Pochi mesi più tardi il movimento I Liberal - Sgarbi si federa con Forza Italia ma partecipa comunque alle elezioni amministrative e regionali del 2000 con il simbolo dei Liberal Sgarbi - I Libertari, eleggendo con l'1,47% anche un consigliere regionale in Calabria; qui Sgarbi è candidato consigliere regionale per la provincia di Reggio Calabria ma con 218 preferenze non è eletto.
Nel 2001 Sgarbi viene rieletto deputato per Forza Italia nella circoscrizione Veneto 1, dopo aver perso la competizione per il collegio uninominale di Trieste-Muggia contro il candidato dell'Ulivo Riccardo Illy (41,90% contro 50,79%); a seguito dell'elezione si dimette da europarlamentare. Diventa quindi sottosegretario ai Beni culturali dal 2001 al giugno del 2002. L'incarico gli viene revocato dal Consiglio dei ministri a causa di numerose polemiche e tensioni con l'allora ministro Giuliano Urbani. Il casus belli è stata l'opposizione alla politica del governo sui beni artistici e culturali. Con il cosiddetto decreto taglia-deficit il governo prevedeva la possibilità di cedere dei beni dello Stato alla Patrimonio Spa e Infrastrutture Spa, società che avrebbero avuto il compito di gestire il patrimonio artistico e la facoltà di venderne alcune parti a privati. Sgarbi contestando la mancanza di un esplicito riferimento dell'inalienabilità dei tesori artistici e culturali italiani chiese le dimissioni di Urbani. La sua rinuncia all'incarico è avvenuta con una breve nota in cui Sgarbi afferma «non potendo condividere metodi e destino di questo ministero, metto a tua disposizione tutte le deleghe»,[53] mentre la conseguente risposta di Palazzo Chigi è stato un ugualmente stringato comunicato in cui si affermava «sono venute meno le condizioni per la permanenza dell'onorevole Sgarbi nella carica e nelle funzioni di sottosegretario».[54] La polemica tra Urbani e Sgarbi ha portato Urbani a esprimere giudizi piuttosto duri sul critico «Preferisco citare il Federico Zeri su Sgarbi: narcisista, presuntuoso, impreparato, superficiale. Non sono parole mie, insisto, ma di Zeri. Basta consultare i suoi archivi a Mentana».[55] In precedenza, prima della rimozione da sottosegretario, numerose polemiche avevano caratterizzato l'azione di Sgarbi fra cui far aprire fuori orario, spesso di notte, i musei per consentire ai suoi amici di visitarli. All'accusa, formalizzata in interrogazione parlamentare,[56] Sgarbi ha ribadito "che nelle vesti di sottosegretario ai beni culturali ha visitato musei nelle ore notturne, e comunque al di fuori degli orari d'apertura al pubblico, giustificando tale fatto come opera di controllo verso i musei pubblici".
In occasione delle elezioni europee del 2004 Sgarbi si candida nella lista Partito Repubblicano Italiano - I Liberal Sgarbi (detta anche "Partito della bellezza")[57], la quale ottiene tuttavia soltanto lo 0,7% dei voti e nessun eletto. A livello personale Sgarbi, candidato in tutte le circoscrizioni, ottiene al massimo 9.300 preferenze nella circoscrizione Italia meridionale.
Nel 2005 abbandona la Casa delle Libertà e passa all'Unione. Propone la propria candidatura in vista delle elezioni primarie della coalizione di centrosinistra, ma deve successivamente ritirarsi in base alla regola che vietava la partecipazione alle primarie a chi avesse avuto incarichi politici nelle ultime due legislature guidate da Berlusconi. Alle elezioni politiche del 2006 decide di candidarsi con la Lista Consumatori, che appoggia la coalizione di centrosinistra, senza essere tuttavia eletto, avendo la formazione ottenuto solo lo 0,19% a livello nazionale.
Dal 2006 al 2012
Nel 2006 si candida a sindaco di Milano, ma successivamente stipula un accordo con la candidata della Casa delle LibertàLetizia Moratti, che prevede il ritiro della propria candidatura. Dopo la vittoria dell'ex ministro dell'istruzione, Sgarbi ottiene l'incarico di assessore alla cultura. L'8 maggio 2008 la nomina ad assessore gli viene revocata dalla sindaca Moratti,[58] che prese tale decisione dopo che Sgarbi aveva falsificato una delibera della giunta comunale che concedeva il patrocinio del comune a una mostra a tema LGBT, che la Moratti giudicava imbarazzante per la cittadinanza.
Il 30 giugno 2008,[59] sostenuto dall'UDC, dalla DC e da una lista civica di centro, è eletto sindaco del comune di Salemi al ballottaggio con il 35,85%.[60] Il 29 luglio seguente il TAR della Lombardia accoglie il ricorso con cui il critico d'arte contestava il «licenziamento» dal Comune di Milano reintegrandolo, di fatto, nelle funzioni di assessore.[61] Sgarbi, tuttavia, con un comunicato emanato il giorno successivo alla decisione dei giudici, si dimette spontaneamente dalla carica di assessore, risolvendo alla radice il problema della incompatibilità con il ruolo di primo cittadino del comune belicino.
Eletto sindaco, nomina il cantante Morganassessore all'ebbrezza, Oliviero Toscani e Peter Glidewell assessori al nulla[62] e un poliziotto assessore all'antimafia.[63] Tra le altre iniziative, ad agosto Sgarbi proclama Salemi "prima capitale dell'Italia tibetana", per esprimere solidarietà nei confronti dei monaci tibetani e per condannare le ripetute violazioni dei diritti umani che essi hanno subìto da parte della Cina.[64]
Su idea di Oliviero Toscani, assessore alla creatività del comune, viene avviato un progetto per salvaguardare il patrimonio artistico della città vendendo al prezzo simbolico di 1 euro le case di Salemi distrutte dal terremoto del Belice a chi voglia restaurarle e risiedervi. L'iniziativa mediatica riscuote l'interesse di varie personalità come i coniugi Moratti, il cantante Lucio Dalla, il ministro Renato Brunetta e l'esperto d'arte Philippe Daverio.[65]
Il 2 febbraio 2010 a seguito di un'indagine della Guardia di Finanza sull'uso illecito delle auto blu, preannuncia le sue dimissioni da sindaco di Salemi,[66] ma non verranno mai ufficialmente confermate. Tra le altre cose, fa istituire a Salemi un museo della mafia, intitolato a Leonardo Sciascia e inaugurato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dove offre documentazioni e materiale d'archivio per non dimenticare la storia oscura della Sicilia.[67]
Alle elezioni regionali nel Lazio del 2010 è candidato nella lista Rete Liberal Sgarbi, appartenente alla coalizione di centrodestra, per la provincia di Roma, ottenendo 2.188 preferenze personali, ma la formazione raggiunge lo 0,63% a livello regionale, non riuscendo a conseguire seggi.
Nel febbraio del 2012 gli ispettori nominati dall'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni portano alla commissione tecnica del Viminale la proposta di scioglimento del comune di Salemi per "infiltrazioni mafiose". Sgarbi preannuncia le sue dimissioni da sindaco il 6 febbraio[68] e si dimette effettivamente il 15;[69] il 23 marzo il Consiglio dei Ministri scioglie l'amministrazione comunale[70] per infiltrazioni mafiose. Sgarbi contesterà poi duramente la gestione del commissario straordinario Leopoldo Falco fino a quando questo verrà nominato Prefetto di Trapani e finanche in occasione della sua morte.[71][72][73][74][75]
Nell'aprile dello stesso anno si candida come sindaco di Cefalù, sostenuto da tre liste civiche.[76] Sia in primo sia in secondo grado i giudici lo ritengono incandidabile in virtù dell'art. 143 del D. Lgs. n. 267/2000 che prevede l'incandidabilità al primo turno elettorale utile per gli amministratori di enti sciolti per infiltrazioni mafiose,[77] ma le elezioni si svolgono regolarmente il 6 e 7 maggio e Vittorio Sgarbi partecipa come candidato a sindaco perdendo la competizione elettorale, piazzandosi solo al terzo posto tra i vari candidati con il 16,8% dei voti, contro il 34,5% ottenuto dal sindaco eletto Rosario Lapunzina del Partito Democratico.[78]
Dal 2012 al 2022
Il 7 luglio 2012 viene nominato assessore alla Rivoluzione del comune di Baldissero d'Alba.[79], rimane in carica fino al 13 maggio 2014[80]
Nello stesso anno fonda il Partito della Rivoluzione-Laboratorio Sgarbi.[81] Sotto l'emblema di questo nuovo partito, si ricandida come sindaco di Salemi alle elezioni amministrative del 25 maggio 2014 ma con il 28% viene sconfitto dal candidato del centro-sinistra che prende il 35%.
Nel 2014 viene nominato assessore alla Rivoluzione, alla Cultura, all'Agricoltura, alla tutela del Paesaggio e del Centro Storico[82][83] del comune di Urbino, incarico dal quale minaccia di dimettersi il 21 dicembre 2015, in seguito di una polemica contro l'installazione e la mancata rimozione di un albero di Natale, da lui non autorizzato e definito "un'inutile bruttura immorale";[84] tuttavia non formalizza le dimissioni e rimane assessore.[85]
Il 3 giugno 2015 annuncia la propria candidatura come sindaco di Milano[86] in vista delle elezioni comunali del 2016 ma, dopo aver tentato inutilmente di proporsi come candidato del centro-destra, il 10 febbraio 2016 rinuncia.[87]
Tra il 2016 e il 2017, per otto mesi, è assessore al comune di Cosenza con delega al centro storico.
Nel 2017 fonda Rinascimento, un nuovo movimento che pone al centro del proprio programma politico la bellezza, sulla quale ritiene essere necessario investire.[88] Alle comunali di La Spezia con la lista civica Un Rinascimento per La Spezia sostiene Giulio Guerri, consigliere di opposizione al sindaco del PD e sostenuto anche dai fuoriusciti del Movimento 5 Stelle; al primo turno prende il 6,25% ma la lista di Sgarbi con 372 voti (0,97%) non ottiene alcun seggio e al ballottaggio sostiene il candidato del centro-destra Pierluigi Peracchini.[89]
Per Rinascimento e Moderati in Rivoluzione (MIR) dell'imprenditore Gianpiero Samorì si candida come governatore alle elezioni regionali in Sicilia del 2017. Del movimento è entrato a far parte anche l'ex ministro Giulio Tremonti insieme al quale Sgarbi ha scritto il libro "Rinascimento. Con la cultura (non) si mangia".[90] Il 29 settembre ritira la sua candidatura in cambio della promessa di essere nominato assessore alla Cultura in caso di vittoria di Nello Musumeci, candidato del centro-destra.[91]
In vista delle elezioni politiche in Italia del 2018, il 28 gennaio con Sentenza di cassazione sez. elettorale, N. 01/2018, Rinascimento fa togliere il nome Sgarbi dalla lista "Rinascimento Sgarbi - MIR" in Friuli Venezia Giulia e si federa con Forza Italia, che indica Sgarbi come candidato della coalizione di centro-destra all'uninominale nel collegio uninominale Campania 1-03 (Acerra)[93] perdendo nettamente la sfida contro Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle (63,41% contro 20,37%); Sgarbi viene comunque eletto come capolista di Forza Italia nel collegio plurinominale Emilia-Romagna - 02.[94] Per incompatibilità tra i due incarichi, il 4 aprile 2018 si dimette da assessore ai Beni culturali della regione Sicilia.
Alle elezioni amministrative del 10 giugno seguente viene eletto sindaco di Sutri, in provincia di Viterbo, con il 58,79% delle preferenze, pari a 2.207 voti, con la lista civica Rinascimento Sgarbi, superando lo sfidante Luigi Di Mauro con il 41,21%. Il 4 ottobre dello stesso anno decide di abbandonare il gruppo di Forza Italia alla Camera perché Silvio Berlusconi aveva annullato la sua visita a Sutri e si iscrive al gruppo misto.[95]
Il 6 dicembre 2019 aderisce a una nuova componente del misto "Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro". Il 27 dicembre seguente viene annunciato come candidato capolista di Forza Italia alle regionali in Emilia-Romagna del 26 gennaio 2020 per le province di Bologna, Parma e Ferrara.[96] Risulta essere l'unico eletto di Forza Italia, ricevendo 1 605 preferenze nel collegio di Bologna, mentre in quello di Parma ne raccoglie 755 e in quello di Ferrara 741.[97] Tuttavia non siederà nel consiglio regionale, data l'incompatibilità tra la carica di deputato e quella di consigliere regionale.[98]
Il 18 febbraio 2021, diversamente dagli altri membri della componente di Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC, si astiene dal votare la fiducia al governo Draghi. Il mese seguente dichiara di avere avuto, senza saperlo, il COVID-19 come asintomatico e di avere un tumore.[99]
Critico riguardo alla gestione della pandemia di COVID-19 in Italia, il 23 marzo 2022 in occasione di un’assemblea nazionale presenta il simbolo di “#IoApro Rinascimento” con il gruppo di ristoratori e di commercianti disobbedienti alle restrizioni imposte dal governo e all'obbligo del Green Pass.[100][101][102] Lo stesso anno viene anche nominato assessore alla Bellezza a Viterbo.[103] Il 27 luglio dello stesso anno #IoApro interrompe la collaborazione politica con Rinascimento, data l'intenzione manifestata da Sgarbi di presentarsi alle elezioni politiche anticipate del 25 settembre all'interno della coalizione di centro-destra.[104]
Nel collegio uninominale Valle d'Aosta - 01, Giovanni Girardini, il candidato della lista di Sgarbi La Renaissance Valdotaine, arriva terzo con l'11,9% dietro al candidato del centro-sinistra Franco Manes e quella del centro-destra Emily Rini.
Nonostante la mancata rielezione, il 2 novembre dello stesso anno diventa sottosegretario al Ministero della cultura nel nuovo Governo Meloni.[107]
In occasione delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia del febbraio 2023, viene presentata la lista Noi moderati - Rinascimento Sgarbi a sostegno dei candidati del centro-destra Francesco Rocca e Attilio Fontana con Sgarbi candidato in prima persona in entrambe le regioni come capolista, risultando l’unico eletto in Lombardia con 873 preferenze (nel Lazio invece è il terzo della sua lista con 699 preferenze).[108][109][110][111] Sgarbi annuncia che non farà l’assessore regionale decidendo di restare come consigliere “senza incertezze e per responsabilità verso gli elettori".[112]
In vista delle amministrative di maggio non si ricandida sindaco di Sutri in polemica con Fratelli d’Italia che gli preferisce un candidato vicino a Casapound ma si presenta ad Arpino, comune di 6.700 abitanti della provincia di Frosinone.[113] Sgarbi, sostenuto dall’amministrazione uscente, si presenta con la lista civica Rinascimento per Arpino - Sgarbi Sindaco e verrà eletto sindaco con il 44%.[114][115] Nel contempo Sgarbi è candidato anche come capolista della lista Celentano Sindaco (Rinascimento Sgarbi-Fare Italia) alle comunali di Latina a sostegno di Matilde Celentano, candidata del centro-destra che vincerà le elezioni;[116] Sgarbi non viene eletto ma la lista con il 15% è la seconda della coalizione dopo quella di Fratelli d'Italia e riesce ad eleggere cinque consiglieri.[117] La settimana seguente si dimette da consigliere regionale della Lombardia poiché il consiglio regionale ha stabilito che la carica è incompatibile con quella da sottosegretario.[118]
Sgarbi viene accusato, seguito di un’inchiesta de Il Fatto Quotidiano, di aver incassato, attraverso due società intestate a un suo collaboratore e alla compagna, circa 300.000 euro da inizio anno per attività extrapolitiche ovvero per conferenze, inaugurazioni, lezioni magistrali mentre ricopre la carica di sottosegretario.[119] Il 31 ottobre 2023 l'Antitrust avvia un’istruttoria a seguito di una segnalazione trasmessale dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano per possibili condotte illecite legate ad attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo.[120] Nello stesso periodo è al centro delle polemiche per alcune indagini giudiziarie e il 2 febbraio 2024, a seguito della violazione della Legge Frattini (l. 215/2004, all’Art. 2 comma 1, lettera D), riguardante l’incompatibilità, per un titolare di cariche di governo, delle attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, annuncia le sue dimissioni da sottosegretario del Ministero della cultura[121], ritrattando, tuttavia, tali affermazioni il 4 febbraio, con l’annuncio di volerle "negoziare" con il governo[122]. Il 5 febbraio dunque, nonostante l’accettazione delle dimissioni da parte della Presidente del ConsiglioGiorgia Meloni[123], Sgarbi congela unilateralmente le proprie dimissioni, dichiarando un ricorso al TAR del Lazio[124][125]. Il 9 febbraio, infine, dopo un ulteriore incontro con la Presidente Meloni, dichiara di essersi nuovamente dimesso; le dimissioni risultano ufficialmente accettate e quindi operative in data 13 febbraio.[126][127][128]
"Polo Laico", movimento effimero esistito nel 2000 per garantire una rappresentanza alle elezioni dell'anno successivo ai Liberali e ai Radicali Italiani;
Lista Consumatori[137], con la quale si è candidato, per le Politiche del 2006, senza essere eletto;
UDC-DC[138], alleanza con la quale è stato eletto sindaco di Salemi nel 2008;
Rete Liberal Sgarbi-Riformisti e Liberali nelle elezioni regionali 2010 del Lazio;[140]
"Partito della Rivoluzione-Laboratorio Sgarbi", movimento politico fondato dallo stesso Sgarbi ufficialmente il 14 luglio 2012 (anniversario della Presa della Bastiglia all'inizio della Rivoluzione francese), con il quale si è ricandidato sindaco di Salemi nel maggio 2014, senza però essere rieletto;
Noi moderati, lista elettorale formata in vista delle elezioni politiche anticipate del 2022 con Sgarbi che non risulta rieletto pur diventando sottosegretario alla Cultura; l’anno seguente viene presentata una lista comune “Noi moderati - Rinascimento Sgarbi” alle regionali in Lombardia e Lazio.
Archiviazione per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio
Sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustiziaFranco Pino, nel novembre 1995 scattò un'operazione congiunta di carabinieri e polizia che portò all'arresto dell'avvocato Antonio Cersosimo e di Antonio Tursi Prato, ex consigliere regionale socialista che avrebbe fatto da intermediario con Giacomo Mancini per il quale tuttavia il GIP Durante non firmò l'ordine di custodia cautelare; sotto inchiesta finirono anche i parlamentari Sgarbi e Tiziana Maiolo di Forza Italia, rispettivamente presidenti della Commissione Cultura e Giustizia di Montecitorio e alle ultime elezioni politiche candidati in Calabria, con l'accusa di associazione mafiosa e voto di scambio poiché, secondo l'accusa, entrambi "avrebbero svolto un'attività di delegittimazione della struttura antimafia sia con interventi pubblici che con prospettiva legislativa tale da rendere meno efficaci le potenzialità dell'Antimafia in campo penale". I due parlamentari, tramite due avvocati, avrebbero sollecitato consensi ai clan e non solo cosentini offrendo come "compenso" una campagna politica delegittimante di giudici antimafia e pentiti e assicurando inoltre iniziative legislative per rendere meno efficace la lotta alle cosche. Tuttavia nel luglio del 1996 il sostituto procuratore nazionale antimafia Emilio Ledonne chiese ed ottenne dal GIP la richiesta di archiviazione per i due parlamentari poiché non erano stati trovati riscontri alle accuse; uscì dall'inchiesta anche l'avvocato Enzo Lo Giudice (difensore anche di Bettino Craxi), accusato di essere stato l'intermediario tra gli 'ndranghetisti e Sgarbi e Maiolo chiedendo voti in cambio di iniziative a favore dei detenuti in carcere per mafia.[143]
Condanne
Sgarbi ha subito diverse condanne penali e civili, principalmente pene pecuniarie per i reati di diffamazione e ingiuria; ha subito anche una condanna a 6 mesi e 10 giorni di reclusione con la condizionale.
Assenteismo e produzione di documenti falsi
Nel 1996, con sentenza della Pretura di Venezia, è stato condannato a 6 mesi e 10 giorni di reclusione per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi[144] e assenteismo nel periodo 1989-1990, mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali del Veneto, e al tempo della sua partecipazione al Maurizio Costanzo Show. Condannato a pagare un indennizzo di 700 000 lire, il critico d'arte si giustificò affermando che la sua assenza dall'ufficio dipendeva dall'impegno per la redazione d'un catalogo d'arte, e parlando di "arbitrio, discrezionalità e follia" a proposito della sentenza.[145][146][147][148][149] All'inizio del 2016 Vittorio Sgarbi è stato riammesso in servizio nei ruoli della Soprintendenza di Venezia grazie al pronunciamento della sezione lavoro del Tribunale di Venezia (Presidente dottor Luigi Perina)[150].
Diffamazione aggravata contro Caselli e il pool di Palermo
Il 14 agosto 1998, dopo il suicidio del magistrato Luigi Lombardini, in un'intervista a Il Giornale ne attribuì la responsabilità alle "inchieste politiche di Caselli uomo di Violante", in quanto "il suicidio di Lombardini ha evidenziato la natura esclusivamente politica dell'azione di Caselli e i suoi" che "impudentemente frugano nella sua tomba sul suo cadavere"; il 17 agosto 1998, ignorando i ringraziamenti dell'avvocato di Lombardini per la correttezza tenuta da Caselli nella conduzione dell'interrogatorio, nonché il positivo pronunciamento del CSM in merito, ne chiede "l'immediato arresto" nonché la "sospensione dal servizio e dallo stipendio". Alla successiva querela, l'intervistatore Renato Farina e il direttore Mario Cervi scelgono il patteggiamento, mentre Sgarbi la via del processo; a una delle udienze, tenute a Desio, «non si presenta in Tribunale, dicendo di essere a Bologna per un altro processo; il giudice telefona a Bologna e scopre che lì Sgarbi ha fatto lo stesso sostenendo di essere a Desio».[151] Per queste affermazioni nel 1998 verrà condannato dalla Cassazione per diffamazione aggravata sulle indagini del pool antimafia di Palermo guidato da Gian Carlo Caselli, oltre a 1 000 € di multa.
Vi è chi, di fronte a questo pronunciamento, ha sostenuto che la condanna sarebbe occorsa per aver Sgarbi definito le indagini "politiche",[152] esercitando il proprio diritto di critica.[153] Questa ricostruzione è stata contestata da Marco Travaglio, per il quale "criticare significa affermare che un'inchiesta è infondata, una sentenza è sbagliata. Ma sostenere che un PM e l'intera sua Procura sono al servizio di un partito, agiscono per finalità politiche, usano la mafia contro lo stato, non è criticare: è attribuire una serie di reati gravissimi, i più gravi che possa commettere un magistrato".[154]
Civili per ingiurie contro Marco Travaglio
Il 1º maggio 2008, durante la puntata televisiva di AnnoZero,[155] Vittorio Sgarbi si rivolse al giornalista Marco Travaglio con insulti molto pesanti: "Siamo un grande Paese con un pezzo di merda come te". Il 10 dicembre 2009 il Tribunale civile di Torino condanna Sgarbi a 30 000 € di risarcimento per ingiurie e al pagamento delle spese legali.[156] Il giudice ha anche stabilito la pubblicazione della sentenza su la Repubblica e La Stampa.[157]
Il 6 ottobre 2010 è stato nuovamente condannato al pagamento di 35 000 €, avendo affermato "Mi correggo. Travaglio non è un pezzo di merda. È una merda tutta intera" dapprima sulle colonne del quotidiano online "La voce d'Italia" e, due giorni dopo, dagli studi di Domenica Cinque, il programma televisivo condotto da Barbara D'Urso.[158][159]
Diffamazione contro Roberto Reggi
Nel luglio 2009 Sgarbi è stato condannato per diffamazione: la sentenza è stata emessa dal tribunale di Monza. Il critico d'arte infatti insultò Roberto Reggi, sindaco di Piacenza, dai microfoni di RTL 102.5; il pubblico ministero aveva chiesto 4 mesi, ma la pena fu poi inasprita a 6 mesi. Tuttavia grazie all'indulto la pena fu sostituita da un risarcimento pecuniario da versare nelle casse del comune piacentino.[160]
Diffamazione contro Raffaele Tito
Nonostante la sopraggiunta prescrizione che ha "cancellato" il reato di diffamazione, il 26 maggio 2010 Sgarbi è stato condannato dalla Corte d'appello di Venezia al pagamento di 110 000 € come risarcimento al procuratore aggiunto di Udine ed ex PM di Pordenone Raffaele Tito per averlo pesantemente diffamato, nel 1997, nel corso di alcune puntate di Sgarbi quotidiani andate in onda su Canale 5. L'ammontare del risarcimento è stato ridotto di un quarto rispetto a quello stabilito in primo grado, in quanto per una delle trasmissioni incriminate Sgarbi è stato dichiarato non punibile. L'intero iter giudiziario è durato ben 13 anni in quanto i legali di Sgarbi, dopo la condanna di primo grado a un anno e un mese di reclusione intervenuta nel 2001, avevano fatto ricorso alla Corte costituzionale rilevando l'insindacabilità delle sue affermazioni in quanto all'epoca il critico era parlamentare, ma la Consulta rispedì gli atti al Tribunale rigettando l'istanza e dando il via libera al processo.
Ingiuria contro Gianfranco Amendola
Con sentenza del 15 settembre 2003 del Tribunale civile di Roma, Sgarbi è stato condannato al pagamento a favore del magistrato Gianfranco Amendola di 30 000 euro, oltre alle spese legali, per le frasi ingiuriose pronunciate nel corso di una serata del Maurizio Costanzo Show nel 1993, quali, come da sentenza, "incapace, ignorante, bugiardo, maiale". Dieci anni di causa di primo grado scandite da intervenute modifiche di legge e da una sentenza della Corte costituzionale che annullò[161] la delibera di insindacabilità a favore di Sgarbi adottata dalla Camera dei Deputati. Sentenza confermata nel 2009 dalla Corte d'appello di Roma con condanna a ulteriori spese legali, passata successivamente in giudicato.
Diffamazione contro Ilda Boccassini (confermata in Cassazione)
Nel maggio 2011 la Corte di Cassazione, con sentenza n. 10214, confermò la condanna al risarcimento per danni da diffamazione, a favore del PM milanese Ilda Boccassini, a carico di Sgarbi e del circuito televisivo di Mediaset. La Suprema Corte respinse il ricorso con il quale Sgarbi e Reti Televisive Italiane sostenevano la liceità di alcune espressioni usate nella trasmissione Sgarbi quotidiani, andata in onda il 16 febbraio 1999, durante la quale la Boccassini veniva criticata in relazione all'inchiesta sul capo dei GIP della Capitale, Renato Squillante. Sgarbi e RTI sono stati condannati a rifondere in solido Boccassini con 25 822 euro.[162][163]
Civile per diffamazione contro il pool di Mani pulite (confermata in Cassazione)
Nel 2011, a seguito di una vertenza che durava dal 1994, Sgarbi si accordò a versare 60 000 euro a tre ex PM del pool di Mani pulite di Milano, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco, per poi rifarsi sui giornali che avevano pubblicato le dichiarazioni (Avvenire e il Giornale), peraltro pronunciate e ripetute nel programma tv Sgarbi quotidiani. Nel 2015 invece la Cassazione addebitò al solo Sgarbi il risarcimento, obbligandolo a pagare tale somma ai tre diffamati. Sgarbi li aveva definiti "assassini", in riferimento al suicidio in carcere di Gabriele Cagliari e a quelli di altri indagati a piede libero, come Raul Gardini e Sergio Moroni.[164] Sgarbi disse in particolare:[165][166][167]
«Di Pietro, Colombo, Davigo e gli altri sono degli assassini che hanno fatto morire della gente. Vanno processati e arrestati. È giusto che se ne vadano, nessuno li rimpiangerà. Vadano in chiesa a pregare per tutta quella gente che hanno fatto morire: Moroni, Gardini, Cicogna, Cagliari. Hanno tutte queste croci sulla coscienza. Ringrazio Iddio che, con questo decreto , eviteranno essi stessi l'arresto per tutti gli assassinii che hanno commesso.»
Non sono invece rientrati nel procedimento gli altri giudici: Borrelli, Di Pietro e il defunto D'Ambrosio.
Oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale
In seguito a un episodio in cui Vittorio Sgarbi avrebbe insultato quattro Carabinieri e intimato al suo autista a non fermarsi di fronte al loro "Alt" presso Expo 2015 a Milano, il soggetto è stato condannato nel luglio 2016 a versare 11 000 euro di risarcimento: 1 000 all'Arma dei Carabinieri e 10 000 ai quattro carabinieri.[168]
Diffamazione di Nino Di Matteo
Nel maggio 2018 il giudice monocratico di Monza Bianchetti ha condannato Vittorio Sgarbi a sei mesi di reclusione per avere diffamato, su Il Giornale, il magistrato palermitano Nino Di Matteo, dato che il 2 gennaio 2014 aveva scritto: «Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice». A tre mesi, per omesso controllo, è stato condannato il direttore del quotidiano Alessandro Sallusti. Entrambi hanno avuto la sospensione della pena.
Diffamazione contro Italo Tomassoni
Condannato a una multa di 20 000 euro e al risarcimento di 20 000 euro per aver diffamato il critico d'arte Italo Tomassoni.[169]
Diffamazione contro Virginia Raggi
Nel gennaio 2024 il giudice monocratico di Roma ha condannato Vittorio Sgarbi alla pena pecuniaria di 2 000 euro per diffamazione nei confronti dell'ex sindaco di Roma Virginia Raggi a causa delle sue parole in una trasmissione televisiva nel febbraio 2018, quando paragonò la città di Roma alla città di Palermo di Vito Ciancimino. Nei confronti di Sgarbi è stata prevista anche una provvisionale di 20 000 euro.[170][171]
Prescrizioni
Condanna per diffamazione contro Caselli e Orlando (prescritta in Cassazione)
Il 7 aprile 1995 ha letto a Sgarbi quotidiani una lettera sui "veri colpevoli" dell'assassinio di Don Pino Puglisi, non rilevandone le generalità essendo priva di firma, ma da lui attribuita a un sedicente amico del sacerdote assassinato; la missiva accusava come mandante il procuratore Caselli e, secondo quanto riportato da Marco Travaglio, come «killer Leoluca Orlando e Michele Santoro», intendendo quindi che tutti e tre erano i responsabili morali, avendone fatto "un sicuro bersaglio";[172] la lettera riporta anche delle parole attribuite da essa a don Puglisi stesso:
«Fui più volte contattato da Caselli e dai suoi uomini pretendevano accuse, nomi, circostanze... volevano che denunciassi la mia gente e miei ragazzi... che rivelassi cose apprese in confessione . Caselli disprezza i siciliani, mi vuole obbligare a rinnegare i miei voti e la mia veste, pretende che mi prostituisca a lui. Più che nemico della mafia, è un nemico della Sicilia. Orlando è un mafioso vestito da gesuita . Caselli ha fatto di me consapevolmente un sicuro bersaglio. Avrà raggiunto il suo scopo quando un prete impegnato nel sociale verrà ucciso . Caselli, per aumentare il suo potere, ha avuto la sua vittima illustre.»
Caselli in vita sua non conobbe mai don Puglisi.[172]
Per queste dichiarazioni Sgarbi è stato condannato per diffamazione in primo e secondo grado.[173] Nel suo libro Un magistrato fuorilegge, Caselli ha affermato che la Cassazione ha in seguito dichiarato la prescrizione del reato,[173] ma Sgarbi, tramite il suo avvocato, ha contestato questa ricostruzione sostenendo che la Cassazione aveva invece annullato le precedenti sentenze rimandando quindi il tutto a un nuovo giudizio che non c'è mai stato per l'intervenuta prescrizione.[174]
Assoluzioni
Diffamazione dei giudici Franco Battaglino e Paolo Gengarelli di Rimini
Commentando la richiesta, da parte dei due magistrati, di acquisire le cartelle cliniche del fondatore di San PatrignanoVincenzo Muccioli, Sgarbi aveva detto: "Nessuna pietà per questi giudici. Per salvaguardare la dignità di piccoli uomini dovevano insultare un uomo che sta morendo. Mentalità di uomini di paese che si comportano come vigili urbani...".[175]
Resistenza a pubblico ufficiale
Nel 2015 Sgarbi ha avuto un diverbio con alcuni agenti di polizia locale per una contravvenzione stradale compiuta nell'area Expo a Milano. A seguito di questa lite, nella quale è stato riconosciuto colpevole di oltraggio a pubblico ufficiale, ha tentato di forzare col proprio autista il posto di blocco, costringendo un agente a indietreggiare. La richiesta di condanna del PM in primo grado è stata di 1 anno e 6 mesi.[176] Il 12 marzo 2018 la Corte d'Appello di Milano dichiara il "non doversi procedere" per Sgarbi ai sensi del 'ne bis in idem' e il suo autista viene assolto.[177]
Diffamazione a un consigliere di Trento
A inizio 2024 il Tribunale di Macerata lo ha assolto, poiché il fatto non costituisce reato, dall'accusa di aver diffamato Alex Marini, un consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle di Trento il quale nel 2019 aveva espresso pubblicamente la sua contrarietà alla nomina di Sgarbi alla presidenza del Mart; Sgarbi in risposta aveva apostrofato Marini con epiteti offensivi.[178]
Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e il caso delle attività extrapolitiche
Nell'ottobre 2023 finisce al centro delle polemiche poiché indagato con l’accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte per non aver pagato debiti con l'Agenzia delle entrate per oltre 700.000 euro (imposte dirette e Iva che non avrebbe pagato tra il 2012 e il 2019) e per aver nascosto al fisco il possesso di un dipinto di Vittorio Zecchin del valore di quasi 150.000 euro, attribuendone la proprietà alla sua compagna Sabrina Colle, anch’essa indagata. Nel marzo del 2024 la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per Sgarbi con l'accusa di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Nel settembre seguente il GUP dispone il non luogo a procedere per Sgarbi e la compagna con il totale proscioglimento dal reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte perché il fatto non sussiste.[179]
Procedimenti in corso
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Diffamazione contro Daniele Benati
Nel 2015 gli viene recapitato l'avviso di fine indagine per diffamazione nei confronti dello storico dell'arte Daniele Benati, presidente della sezione bolognese di Italia Nostra, nell'ambito della lite sulla mostra, Da Cimabue a Morandi, curata dal critico ferrarese.[180]
Esportazione illecita di opere
Nel 2021 viene indagato dalla Procura di Siracusa, insieme alla sua compagna Sabrina Colle, con l'accusa di esportazione illecita del Concerto con bevitore, dipinto del '600 attribuito a Valentin de Boulogne valutato 5 milioni di euro, acquistato da Sgarbi nel 2014 per soli 10.000 euro e ritrovato dai Carabinieri nel Principato di Monaco. Secondo l'accusa Sgarbi avrebbe tentato di vendere la tela pur non essendo in possesso dell'attestato di libera circolazione o licenza di esportazione. In un'altra inchiesta il critico d'arte è accusato di avere certificato come autentiche 32 opere di Gino De Dominicis pur sapendo che si trattava di falsi.[181] Nel 2019 a Noto i Carabinieri avevano sequestrato diverse opere ritenute false ed esposte in una mostra organizzata da Gianni Filippini, impresario ritenuto vicino a Sgarbi che si è scoperto fare da intermediario per la vendita all'estero del Concerto con bevitore; Sgarbi, intervistato da un inviato di Report, negato di esserne il proprietario e ha aggiunto che si trattava di una copia.[182]
Furto di beni culturali
Nel gennaio 2024 viene indagato per furto di beni culturali in relazione a un dipinto detto della Cattura di san Pietro di Rutilio Manetti, opera del '600 di proprietà di Margherita Buzio, trafugata dal castello di Buriasco nel febbraio 2013. Nel dicembre 2021, inaugurando una mostra da lui curata alla Cavallerizza di Lucca, Sgarbi presentò un quadro inedito di Manetti del medesimo soggetto, anche se con alcune differenze iconografiche e di misure. Sgarbi sostenne nella scheda di catalogo di aver rinvenuto il dipinto all'interno di villa Maidalchina, una residenza nobiliare di San Martino al Cimino acquistata da sua madre nel 2000 e in seguito divenuta proprietà della Fondazione Cavallini-Sgarbi, e che quindi non potrebbe trattarsi della stessa opera trafugata.[183][184]
Tuttavia, nell’ottobre 2024 il pittore e noto copista Pasquale (detto Lino) Frongia, intervistato da il Fatto Quotidiano, ha dichiarato di avere realizzato su incarico di Sgarbi le suddette modifiche iconografiche su un quadro seicentesco che ne era privo[185]. Inoltre, il medesimo quotidiano riporta che, secondo una perizia dell’Istituto Centrale per il Restauro, "Per materiali costitutivi, tecnica esecutiva e morfologica del degrado, il dipinto coincide con i frammenti consegnati dalla signora Buzio e si ritiene, pertanto, sia lo stesso provento di furto e oggetto di denuncia il 14 febbraio 2013".[186]
Credenze religiose
Il rapporto tra Vittorio Sgarbi e la fede è alquanto complesso: spesso si è dichiarato cattolico. Infatti durante la trasmissione Confronti, Sgarbi ha detto di «essere fiero di essere cattolico». In due interviste del 2019 - l'una con il Corriere della Sera, l'altra da Io e te su Rai 1 - ha rilasciato due dichiarazioni: nella prima ha dichiarato di credere all'esistenza di un Dio e che la prova definitiva della sua esistenza ne sono l'arte e tutte le manifestazioni benevole dell'uomo («Credere è una forma di presunzione; al massimo si può credere di credere. La ragione non ne darebbe motivo: Dio è indimostrabile, quindi non c’è. La dimostrazione che Dio esiste è una sola. ( ) L'arte. C’è della divinità nell'uomo, perché l’artista aggiungendo bellezza al mondo continua la creazione. Attraverso l’arte l’uomo si immortala. Dante direbbe che “s'etterna”»)[187]; nella seconda ha ammesso di considerarsi cattolico per una questione culturale e filosofica, vedendo nel cristianesimo più una filosofia dell'uomo che una religione, secondo cui l'idea di Dio non è altro che un principio di perfezione che spinge gli uomini a perseguire gli scopi più alti[188].
Più volte Sgarbi ha attaccato l'UAAR, l'associazione italiana degli atei e agnostici razionalisti:[189] nel novembre 2009, durante la trasmissione Domenica Cinque, Sgarbi ha attaccato la tesoriera dell'UAAR, definendola «ignorante come una capra». Nel gennaio 2010, durante la trasmissione La vita in diretta, Sgarbi ha rivolto pesanti attacchi all'associazione, accusandola di essere una «associazione di zucche vuote» e mettendo in dubbio la legittimità dell'esistenza delle associazioni atee; accusò l'associazione di essere «peggio di una religione organizzata».[190]
Nel 2009, su Il Giornale, Sgarbi ha affermato che se le chiese moderne sono brutte è colpa di architetti atei.[191]
Nel 2016, nel corso della trasmissione Fuori onda, su La 7, in una puntata nella quale si affrontava un dibattito sulle unioni civili, criticò il matrimonio in generale, definendolo un'istituzione inutile. Prendendo a riferimento il passo della Bibbia relativamente alla lettera di San Paolo agli Efesini, nel quale il Santo ammoniva le mogli di «essere soggette ai propri mariti come al Signore», aggiunse, «Il mondo cristiano non c'è più, è finito. Il mondo cristiano è stata una grande illusione che è ancora nei cuori di molti, ma la vita di ogni persona ne contraddice ogni principio».
Sempre nel 2019, nel corso della trasmissione L'aria che tira, si mostrò in disaccordo rispetto all'arcivescovo Vincenzo Paglia, in riferimento al caso di Noa Pothoven, difendendo il suo estremo gesto come «un atto di vita supremo»: «Dio non può essere usato per fingere di poter riscattare chi non vuole esserlo» e «che deve consentire anche di uccidersi».[192] Nel corso della trasmissione il sacerdote replicò sostenendo che l'amore è un atto di Dio e che bisogna intervenire quando qualcuno sta soffrendo, come nel caso della ragazza, ma Sgarbi replicò a sua volta dicendo «non può usare Dio a suo uso e consumo».[192]
Collezionismo
Sgarbi si è dedicato alla collezione di libri antichi e ha formato una biblioteca con 280.000 volumi, tra cui alcuni antichi e rari, come tutte le prime edizioni degli scritti di Giorgio Vasari.[193] Ha poi collezionato dipinti e sculture con la collaborazione dei suoi familiari, tra cui sua madre Rina Cavallini.[194] La Collezione Cavallini-Sgarbi è costituita da oltre 500 opere: molti sono i dipinti, poi sculture e manufatti prevalentemente antichi di vario tipo.[195]
Opere
Il populismo nella letteratura italiana del Novecento, Messina-Firenze, D'Anna, 1977.
Da Giotto a Picasso. Discorso sulla pittura, Ginevra-Milano, Rizzoli libri illustrati, 2002. ISBN 88-7423-070-2.
Viaggio sentimentale e pittorico di un emiliano in Romagna, Milano, Rizzoli, 2002.
Parmigianino, Collana Arte moderna e contemporanea, Milano, Rizzoli, 2003, ISBN88-7423-114-8. Milano, Rizzoli-Skira, 2003. ISBN 88-7423-195-4. - riedito col titolo Parmigianino tra Classicismo e Manierismo, Collana i Delfini, La nave di Teseo, 2016, ISBN 978-88-934403-9-4.
Francesco Scaramuzza, a cura di, Torino, Allemandi, 2003. ISBN 88-422-1234-2.
Un paese sfigurato. Viaggio attraverso gli scempi d'Italia, Milano, Rizzoli, 2003. ISBN 88-7423-154-7.
Guercino. Poesia e sentimento nella pittura del '600, a cura di e con Denis Mahon e Massimo Pulini, Novara, De Agostini, 2003.
Per un partito della bellezza, supplemento al bimestrale ARTE IN n. 90 (2004), EAE Edizioni d'Arte Europee, 2004.
Andrea Palladio. La luce della ragione. Esempi di vita in villa tra il XIV e XVIII secolo, con DVD, Milano, Rizzoli libri illustrati, 2004. ISBN 88-17-00454-5.
La visione interiore di Piero Landoni, a cura di, Varese, Agema Corporation Editore, 2010
Lo stato dell'arte: Regioni d'Italia. (Padiglione Italia, LIV Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia, iniziativa speciale per il 150º anniversario dell'unità d'Italia, a cura di, Milano, Skira, 2011. ISBN 978-88-572-1159-6.
Lo stato dell'arte: accademie di belle arti. [Padiglione Italia, LIV Esposizione internazionale d'arte della Biennale di Venezia, iniziativa speciale per il 150º anniversario dell'unità d'Italia), a cura di, Milano, Skira, 2011. ISBN 978-88-572-1160-2.
Lo stato dell'arte: istituti italiani di cultura nel mondo. (Padiglione Italia, LIV Esposizione nazionale d'arte della Biennale di Venezia, iniziativa speciale per il 150º anniversario dell'unità d'Italia), a cura di, Milano, Skira, 2011. ISBN 978-88-572-1179-4.
Le meraviglie di Roma. Dal Rinascimento ai giorni nostri, Collana Dizionari dei monumenti italiani, Milano, Bompiani, 2011, ISBN978-88-452-6716-1.
Roma. Dal Rinascimento ai giorni nostri. Dizionario dei monumenti e dei loro autori. Fotografie di Andrea Jemolo, edizione aggiornata, Milano, La nave di Teseo, 2022, ISBN 978-88-346-0598-1.
L'ombra del divino nell'arte contemporanea, Siena, Cantagalli, 2011. ISBN 978-88-8272-755-0.
L'arte è contemporanea, ovvero L'arte di vedere l'arte (con un dialogo con Gillo Dorfles), Collana PasSaggi, Milano, Bompiani, 2012, ISBN978-88-452-7042-0.
Nel nome del Figlio. Natività, fughe e passioni nell'arte, Milano, Bompiani, 2012. ISBN 978-88-452-7146-5.
Il punto di vista del cavallo. Caravaggio, Collana PasSaggi, Milano, Bompiani, 2014, ISBN978-88-452-7332-2. - Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2021, ISBN 978-88-346-0450-2.
Michele Ainis-Vittorio Sgarbi, La Costituzione e la Bellezza, Collana i Fari n.2, Milano, La Nave di Teseo, 2016, ISBN978-88-9344-028-8.
V. Sgarbi-Giulio Tremonti, Rinascimento: con la cultura (non) si mangia, Collana Le boe, Milano, Baldini & Castoldi, 2017, ISBN978-88-9388-057-2.
Diario della capra 2019/20, con 16 capre disegnate da Staino, Milano, Baldini + Castoldi, 2019, ISBN978-88-938-8210-1.
Leonardo. Il genio dell'imperfezione, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2019, ISBN978-88-346-0048-1.
La lunga avventura dell'arte. Il tesoro d'Italia. Volume I, Introduzione di Michele Ainis, Collana Saggistica, Milano, Bompiani, 2013, ISBN978-88-452-7456-5.
Gli anni delle meraviglie. Da Piero Della Francesca a Pontormo. Il tesoro d'Italia. Volume II, Collana Saggistica, Milano, Bompiani, 2014, ISBN978-88-452-7747-4.
Dal cielo alla terra. Da Michelangelo a Caravaggio. Il tesoro d'Italia. Volume III, Introduzione di Luca Doninelli, Collana Saggistica, Milano, Bompiani, 2015, ISBN978-88-452-8011-5.
Dall'ombra alla luce. Da Caravaggio a Tiepolo. Il tesoro d'Italia. Volume IV, Introduzione di Paolo Di Paolo, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2016, ISBN978-88-9344-064-6.
Dal mito alla favola bella. Da Canova a Boldini. Il tesoro d'Italia. Volume V, Prefazione di Arturo Carlo Quintavalle, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2017, ISBN978-88-9344-292-3.
Il Novecento. Volume I. Dal Futurismo al Neorealismo. Il tesoro d'Italia. Volume VI, Tomo I, Introduzione di Franco Cordelli, Collana I fari, Milano, La nave di Teseo, 2018, ISBN978-88-9344-647-1.
Il Novecento. Volume II. Da Lucio Fontana a Piero Guccioni. Il tesoro d'Italia. Volume VI, Tomo II, Prefazioni di Angelo Guglielmi e Italo Zannier, Collana I fari n.46, Milano, La nave di Teseo, 2019, ISBN978-88-9344-822-2.
^Fondazione Gino de Dominicis, su ginodedominicis.org, luglio 2016. URL consultato il 15 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 28 giugno 2013).
«Con la delibera si nominano i signori Camillo Fornasieri, Manuela Bassetti e Vittorio Sgarbi quali componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Bagatti Valsecchi di Milano .»
^ Bruno De Stefano, Il processo, in I boss che hanno cambiato la storia della malavita, 1ª ed., Roma, Newton & Compton, 2018, pp. 382-386, ISBN9788822720573.
^Per la richiesta di aspettativa per motivi di salute.
Franco Corbelli, L'anti-Sgarbi. Diario di una rivolta ideale contro lo "sgarbismo" e la tv spazzatura di Giuliano Ferrara, Cosenza, Progetto 2000, 1991, ISBN 978-88-85937413.