In questo articolo approfondiremo l'affascinante mondo di Sfera di Dyson, esplorandone le molteplici sfaccettature e gli aspetti che lo rendono un argomento di attualità e interesse oggi. Dall'impatto sulla società all'influenza in ambito culturale, Sfera di Dyson ha catturato l'attenzione di esperti e appassionati, generando dibattiti, riflessioni e approfondimenti. In questa direzione esamineremo da vicino i diversi aspetti di questo argomento, offrendo uno sguardo dettagliato che consentirà al lettore di comprenderne meglio l’importanza e le implicazioni nel mondo contemporaneo.
Una sfera di Dyson è un'ipotetica enorme struttura di rivestimento che potrebbe essere applicata attorno ad un corpo stellare allo scopo di catturarne l'energia. È stata teorizzata dal fisico britannico Freeman Dyson.[1]
Nel suo articolo Search for Artificial Stellar Sources of Infrared Radiation ("Ricerca di sorgenti stellari artificiali di radiazione infrarossa"), pubblicato nel 1960 sulla rivista Science,[1] Dyson teorizzò che delle società tecnologicamente avanzate avrebbero potuto circondare completamente la propria stella natia per poter massimizzare la cattura di energia proveniente dall'astro. Rinchiusa così la stella, sarebbe possibile intercettare tutte le lunghezze d'onda del visibile per inviarle verso l'interno, mentre tutta la radiazione non utilizzata verrebbe mandata all'esterno sotto forma di radiazione infrarossa.
Da ciò consegue che un possibile metodo per cercare civiltà extraterrestri potrebbe essere proprio la ricerca di grandi fonti di emissione infrarossa nello spettro elettromagnetico.
Una sfera di Dyson è una sfera di origine artificiale e di raggio pari a quello di un'orbita planetaria. La sfera consisterebbe di un guscio di collettori solari o di habitat posti attorno alla stella. Questo, oltre ad essere un modo per raccogliere un'enorme quantità di energia, permetterebbe di creare uno spazio vitale immenso.
La proposta originaria prevedeva che avrebbero dovuto esserci collettori solari posizionati intorno a tutta la stella, per assorbire la luce stellare, ma non presumeva che questi collettori avrebbero potuto costituire un guscio continuo.[2] Piuttosto, il guscio sarebbe consistito di strutture orbitanti indipendenti, ossia un numero complessivo di oggetti superiore a 10.000 e distribuiti lungo uno spessore radiale di un milione di chilometri.
Una variante della sfera di Dyson è il cervello Matrioska (Matrioshka Brain),[3] in cui la struttura viene ripetuta in più sfere concentriche, di cui ciascuna sfrutta l'energia ancora utilizzabile dispersa all'esterno dalla sfera più interna.
Una sfera di Dyson posta nel sistema solare, con un raggio di 1 UA (cioè la distanza media fra Terra e Sole, pari a circa 149600000 km), avrebbe come minimo una superficie pari a 2,72×1017 km², all'incirca 600 milioni di volte l'area della superficie della Terra. Il Sole emette una potenza energetica dell'ordine di 4×1026 W, della quale la maggior parte potrebbe essere disponibile per un'utilizzazione pratica.
Dyson originariamente calcolò che ci sarebbe abbastanza materia nel sistema solare per creare un guscio dello spessore di almeno tre metri, ma aveva sovrastimato l'ammontare del materiale, poiché la maggior parte di ciò che si può reperire e teoricamente utilizzare nel sistema solare è composto da idrogeno ed elio, inutilizzabili come materiale da costruzione (almeno al livello tecnologico attuale). Questi elementi potrebbero eventualmente subire un processo di fusione nucleare che li converta in elementi più pesanti, ma ciò presupporrebbe una civiltà in grado di padroneggiare la fusione nucleare per la sintesi di elementi chimici, ovvero di controllare lo stesso processo che permette alle stelle di produrre energia.
Se si presuppone che solo gli elementi più pesanti dell'elio siano utilizzabili, allora i pianeti interni sarebbero quasi interamente utilizzabili, così come la fascia asteroidale.
Oggetto astronomico | Massa (1024 kg)[4] |
---|---|
Mercurio | 0,33022 |
Venere | 4,8690 |
Terra | 5,8742 |
Luna | 0,0735 |
Marte | 0,64191 |
Asteroidi | circa 0,002 |
Totale | 11,78733 |
C'è incertezza riguardo all'utilizzabilità dei pianeti esterni: Giove e Saturno sono costituiti principalmente da idrogeno ed elio, con circa lo 0,1% di altri elementi; riguardo a Giove e Saturno, si presume che abbiano un nucleo roccioso di massa rispettivamente all'incirca 10-15 e 3 volte la massa totale della Terra. Urano e Nettuno sembrano principalmente fatti di roccia e ghiaccio, con circa il 15% di idrogeno, quindi una stima approssimativa dovrebbe considerare circa il 50-70% di massa utilizzabile. Plutone dovrebbe attestarsi attorno all'80% di massa utilizzabile.
Oggetto astronomico | Massa (1024 kg) | Massa utilizzabile (1024 kg, stima approssimativa)[4][5] |
---|---|---|
Giove | 1898,8 | 58 |
Saturno | 568,41 | 17 |
Urano | 86,967 | 43 |
Nettuno | 102,85 | 51 |
Plutone | 0,0129 | 0,01 |
Oggetti della Fascia di Kuiper | circa 0,02 | 0,016 |
Totale | 2657,06 | circa 170 |
Il sistema interno contiene abbastanza materiale utilizzabile per una sfera di Dyson. Se si assume un raggio di 1 UA, ci sarebbero circa 42 kg/m² sulla sfera. Questo è probabilmente un numero troppo basso perché sia realistico costruire una massiccia sfera di Dyson di tipo II, ma probabilmente abbastanza per costruirne una di Tipo I che invece ha la massa concentrata negli habitat e in cui la maggior parte delle superfici è costituita da vele solari e recettori. Con materiale extra proveniente da sistemi esterni — circa 600 kg/m² — si avrebbe abbastanza materiale per costruire una sfera più pesante (se fosse tutta di ferro, dovrebbe essere spessa circa 8 centimetri, e se fosse di diamante circa 20 centimetri).[6]
Molti scrittori di fantascienza hanno interpretato questo concetto[7][8] visualizzandolo piuttosto come un guscio solido che racchiude completamente la stella e che di solito presenta una superficie interna abitabile, impadronendosi del termine "sfera di Dyson" per utilizzarlo in numerosi romanzi. La prima apparizione di questa interpretazione sembra essere quella del romanzo di Robert Silverberg La civiltà degli eccelsi (Across a Billion Years, 1969), ritrovandola identica nel romanzo La sfera di Dyson (The Starless World, 1978) di Gordon Eklund ispirato alla serie classica di Star Trek e nel romanzo La sfera spezzata (Shattered Sphere, 1994) di Roger MacBride Allen. I problemi di questa interpretazione sono due: il materiale per la costruzione della sfera dovrebbe essere resistentissimo, molto più di qualunque cosa esistente o anche immaginata fino ad oggi; inoltre, la forza di gravità della stella agente sulla sfera avrebbe una media di zero: come risultato la sfera si comporterebbe come se la stella non esistesse, andando quindi tenuta in posizione da razzi o altri dispositivi per non "volare via" (e sbattere contro la stella con la parete interna).
L'idea è ripresa anche ne "L'orbita di metallo", titolo originale "Spinneret", romanzo di Timothy Zahn del 1985.
Dyson stesso, del resto, ha ammesso che l'ispirazione originale gli era venuta dal romanzo di fantascienza Il costruttore di stelle (The Star Maker) di Olaf Stapledon, scritto nel 1937. Stapledon, a sua volta, potrebbe aver avuto l'idea da J. D. Bernal, anch'egli fonte diretta di ispirazione per Dyson. Bernal descrisse alcune colonie spaziali sferiche in The World, the Flesh, and the Devil[9] del 1929.
Varie opere di fantascienza includono la rappresentazione di una sfera di Dyson:
In ordine cronologico di pubblicazione: