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Santa Paola Romana | |
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Santa Paola, di Juan de Valdés Leal | |
Vedova | |
Nascita | Roma, 5 maggio 347 |
Morte | Betlemme, 26 gennaio 404 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 26 gennaio |
Patrona di | Ordine di San Girolamo |
Santa Paola Romana (Roma, 5 maggio 347 – Betlemme, 26 gennaio 404) era una nobile matrona romana di fede cristiana, discepola di san Girolamo, il grande Padre e Dottore della Chiesa. È una delle più famose madri del deserto e considerata la prima monaca della storia cristiana.
È venerata come santa dalla Chiesa cattolica che ne celebra la memoria il 26 gennaio.
Apparteneva a una ricca e nobile famiglia patrizia (suo nonno materno era Petronio Probino, console nel 341), imparentata con la gens Cornelia, e nacque sotto l'impero di Costantino II; all'età di quindici anni (362) sposò il senatore Giulio Tossozio, da cui ebbe quattro figlie e un figlio:[1] Blesilla, Paolina, Giulia Eustochio, Rufina e Giulio Tossozio («iunior»). I resti della sua casa sono stati identificati in corrispondenza della chiesa di San Girolamo della Carità e dei suoi dintorni, nell’area tra via di Monserrato e piazza Santa Caterina della Rota.
Nel 379, morto il marito, si consacrò alla preghiera e alla penitenza insieme ad un gruppo di vedove che si riunì sotto la guida di Marcella in una casa sull'Aventino. Dopo aver preso questa decisione fu a lungo criticata perché non si riteneva adatto per una nobildonna romana di condurre una vita tanto austera. Diede ospitalità a Girolamo quando, nel 382, giunse a Roma con i vescovi Epifanio di Salamina e Paolino di Antiochia, che fecero nascere in Paola il desiderio di abbracciare la vita monastica in Oriente. Oltre a Paola, anche la figlia Eustochio si dedicò alla vita monastica entrando nel cenacolo di Marcella, inoltre Eustochio ebbe opportunità di confronto con Girolamo il quale le dedicò una lettera-trattato sulla verginità.
La figlia Paolina andò in sposa al senatore Pammachio, della stirpe dei Camilli, visto come modello di patrizio cristiano. Eustochio seguì fin da subito la madre nella sua vocazione. Blesilla sposò giovanissima Furio, anche lui della stirpe dei Camilli, ma rimase vedova dopo soli sette mesi di matrimonio. Condusse una vita nello sfarzo non curandosi dei consigli di Paola e di Girolamo su una condotta di vita più austera e pia. Nel luglio del 384 si ammalò, Paola pregò affinché ricevesse una grazia dal Cielo e pochi mesi dopo sembrò essere guarita. Pertanto Blesilla decise di unirsi al Cenacolo sull'Aventino e di cambiare vita. Nel novembre del 384 si ammalò nuovamente e dopo poco morì. Paola fu molto scossa da quel lutto e Girolamo le dedicò una lettera di epitaffio. Il figlio Tossozio, pagano dalla nascita, si convertì alla fede della madre (385) e sposò Leta, figlia del pontifex e senatore Publilio Ceionio Cecina Albino, da cui ebbe una figlia (anche lei chiamata Paola) che concluse la sua vita in Palestina e assistette Girolamo sul letto di morte.
Sotto la direzione di Girolamo, Paola si dedicò con la figlia Eustochio allo studio della Bibbia, arrivando a conoscere la lingua ebraica alla perfezione. Alla morte del vescovo Damaso (384), Girolamo decise di lasciare Roma alla volta dell'Oriente; nel settembre del 385 Paola ed Eustochio decisero di seguirlo, e Paola decise di distribuire tutti i beni che lasciava a Roma equamente ai medesimi figli. Il viaggio richiese molte tappe tra cui l'Isola di Ponza e Cipro; dopo un soggiorno ad Antiochia, visitarono i luoghi santi della Palestina e l'Egitto, dove ebbero modo di studiare la vita degli eremiti e delle comunità cenobitiche. Infine posero la loro residenza a Betlemme. Lì Paola fece costruire tre edifici: un monastero per Girolamo e compagni, un monastero per sé e le sue compagne e un ospizio per i pellegrini. A Betlemme inoltre ricevette la notizia della morte della figlia Rufina; poco dopo morì, di parto, anche Paolina.
Paola concluse la sua vita a Betlemme, in uno dei due monasteri che aveva fondato: cercò, senza successo, di convincere l'antica compagna, Marcella, ad unirsi con la sua comunità alla sua. Il fecondo rapporto intellettuale e spirituale con Girolamo perdurò fino alla morte, che la colse il 26 gennaio del 404, dopo un periodo di malattia che durò nei due anni precedenti alla morte. I funerali furono solenni e fu sepolta all'interno della Basilica della Natività di Betlemme in Terra santa. Girolamo le dedicò post mortem l'Epitaphium sanctae Paulae.[2]
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